venerdì 29 Novembre 2024

Spiel des Jahres – Luci e ombre dell’essere parte della giuria

Ancora una volta, la rubrica Spielraum si occupa della conciliabilità della professione di giornalista e giurato dello Spiel es Jahres e di come i due impegni si influenzino vicendevolmente. Quasi a fare da contraltare all'esaltazione che ci ha descritto Udo Bartsch nel suo articolo, giunge la confessione di Sandra Lemberger su quanti e quali compromessi bisogna accettare per svolgere con serietà il proprio dovere.

Luci e ombre dell'essere parte della giuria di Sandra Lemberger

Sono parte della giuria dello “Spiel des Jahres” da ormai sette anni; i primi tre nel comitato della giuria del gioco per bambini [la giuria del Kinderspieldesjahres è composta da quattro giurati fissi e da un comitato di quattro consulenti specializzati, solitamente educatori o pedagoghi N.d.T.] e successivamente come membro effettivo dell'associazione.

Chi, come me, entra a far parte della giuria senza avere una pregressa familiarità col mondo ludico, si trova veramente in un mondo inesplorato. Avendo scritto in precedenza delle recensioni, ero ovviamente al corrente di quali case editrici popolassero questo settore. Tuttavia conoscevo pochissimi autori, nessun editore e non ero nemmeno al corrente dei rapporti di distribuzione. Improvvisamente hanno iniziato a ronzarmi attorno una spaventosa quantità di nomi, che dovevo ricordarmi assieme naturalmente alle loro facce. Che venissi accolta ovunque molto amichevolmente non occorre nemmeno che lo dica, dato che, come mi ha detto una volta scherzando un membro di una casa editrice, per i giurati viene quasi sempre srotolato un tappeto rosso. Non vale nemmeno la pena riflettere quanto questi onori siano dovuti alla mia persona e quanto alla mia attività nella giuria. Quello che mi è piaciuto subito del mondo ludico è che gran parte dei membri delle diverse case editrici cercano di intrattenere tra loro relazioni amichevoli, benché appartengano ad aziende concorrenti.

Nello scrivere recensioni qualcosa per me è cambiato. Fino al mio ingresso in giuria, quando un gioco non mi piaceva, non mi facevo troppi problemi nelle mie recensioni a calpestare i piedi al “simpatico autore” che lo aveva inventato. Conoscere le persone che stanno dietro a questi giochi ha cambiato completamente la situazione, per cui cerco sempre di girare alla larga dal recensire giochi che non mi piacciono. Alla fin dei conti non è nemmeno una brutta cosa, visto che è sicuramente meglio consigliare ai lettori giochi belli, piuttosto che avvisarli di quelli brutti. Inoltre i giochi veramente brutti sono diventati rari. Spesso è una questione di gruppo-target giusto o sbagliato.

Per noi giurati dello “Spiel des Jahres” il gruppo-target è sicuramente da ricercare tra quelle persone che giocano poco o niente, perché è questo il gruppo che vogliamo convincere del fatto che giocare non è una roba da bambini, ma un modo molto gradevole per trascorrere il tempo libero.
Che questi “giocatori occasionali” (un termine usato molto volentieri da noi “giocatori accaniti”, ma che non dice niente proprio a questi “giocatori occasionali”) non possano essere catturati con giochi pesanti, è ovvio. I giochi che cerchiamo devono quindi essere semplici, ma anche sufficientemente avvincenti e “smart” da poter essere giocati volentieri anche da chi dedica già abbastanza tempo all'hobby del gioco. Inoltre questi giochi devono essere anche convincenti dal punto di vista della qualità dei materiali ed avere un regolamento comprensibile e funzionante. Insomma, abbiamo parecchie pretese!

Tuttavia ogni anno ci sono sempre dei giochi che riescono a soddisfare tutti questi criteri; quasi sempre più di quelli che trovano spazio nelle liste dei giochi consigliati e nominati. Cosa quest'ultima che causa sempre grosse discussioni in seno alla giuria, fino a che non si riesce a mettere assieme un pacchetto di giochi accettato da tutti. Piuttosto spesso si deve scoprire che il proprio favorito non è apprezzato abbastanza dai colleghi. E' un'esperienza dolorosa quando quel gioco non appare in nessuna lista. Poiché la mia dolce metà sa bene quanto sia difficile per me abbandonare il mio preferito, ogni volta dopo il conclave della giuria mi chiede “Beh, quante penne ci hai lasciato stavolta?”. Spesso troppe, ma i differenti punti di vista dei singoli giurati fanno si che ci si trovi a considerare le meccaniche o i materiali o il regolamento anche da una diversa prospettiva.

A “lasciarci le penne” mi ci sono nel frattempo abituata. C'è però un'altra cosa che anno dopo anno mi risulta difficile: la premiazione. Benché il contorno di questa festa sia molto bello, sopratutto la serata precedente a cui sono invitati tutti gli autori e gli impiegati delle case editrici dei giochi nominati o consigliati, nonché i rappresentati dell'associazione di categoria Fachgruppe Spiel e i vincitori dell'anno precedente. L'atmosfera è molto rilassata e dallo scorso anno anche giocosa, grazie alla pista Carrera (equivalente della pista Polistil N.d.T.), al calcio balilla ecc. e tutti stanno assieme discorrono del più e del meno in attesa del gran finale del giorno dopo. I vincitori dello “Spiel des Jahres” e del “Kennerspiel des Jahres” sono già decisi, ma solo due membri della giuria li conoscono. Fortunatamente non sono mai stata una di questi “prescelti”, perché altrimenti per me la serenità della serata sarebbe perduta.

Nel giorno della premiazione l'aria crepita per la suspense. Forse ci sono persone a cui questo piace, io non sono una di queste. Penso sempre come ci si possa sentire bene ad essere così vicino alla vittoria e poi, anche se si è creato uno dei migliori giochi dell'anno, non si vinca e di fronte a tutti si debba mantenere un contegno cercando, per quanto possibile, di nascondere la delusione. Mi piacerebbe prendere le persone sotto braccio e consolarle, ma lo vorrebbero veramente? Alla fine sono anch'io colpevole della loro situazione! Una piccola consolazione, negli ultimi anni, è stato l'interesse dei giornalisti presenti non solo per il vincitore, ma anche per i nominati.

Spero che dopo queste mie parole i lettori non abbiano l'impressione che io stia per cadere in depressione. Assolutamente no! Per fortuna dopo ogni premiazione ho un anno di tempo per riprendermi e questo tempo lo trascorro con la parte più divertente della mia attività di giurata: discutere nel forum interno alla giuria, scrivere recensioni e sopratutto giocare, giocare, giocare!

(Articolo originale – traduzione a cura di Fabrizio Paoli)

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