domenica 24 Novembre 2024

Men of Honor, gli anni ruggenti in 28mm

America, proibizionismo, anni venti e trenta del secolo scorso. Bastano questi tre termini per ridisegnare un’epoca buia, dal fascino perverso che tanta letteratura e cinematografia hanno contribuito a fissare nell’immaginario collettivo. Un periodo dai contorni icastici, ove sono sufficienti pochi tratti, quali una sala fumosa, tavoli da gioco, alcol ed il ritmo del foxtrot, per richiamarci a quelle tipiche atmosfere, quasi l’avessimo vissute. E proprio su questi stilemi punta Men of Honor per infondere la suggestione di quegli anni nelle proprie meccaniche, peraltro non prive d’interesse.

Certo aprendo la scatola non usciranno le ballerine di foxtrot, ma colori e grafica assicurano l’effetto cercato: ci troviamo negli anni ruggenti, fra gli edifici di una generica città americana nel bel mezzo di un regolamento di conti tra i “bravi ragazzi” di due famiglie mafiose rivali. Si, lo so, avreste preferito le ballerine, ma stiamo parlando di un gioco in scatola e dunque, per chi vorrà seguirci, cominciamo.

Iniziamo col dire che Men of Honor è frutto di un’idea sviluppata da tre appassionati di tridimensionale, Andrea Teoli, Patrik Coulon e Roberto Reale, i quali, un po’ per il fascino del periodo e un po’ per l’originalità del contesto in un gioco di miniature, hanno deciso di ambientare e progettare un regolamento nella cornice degli anni ruggenti del proibizionismo americano. Realizzato in autoproduzione, Men of Honor si presenta come un ottimo prodotto sia per lo sviluppo delle azioni che ben simula la caotica dinamica di scontri concitati tra gang malavitose, sia per l’alta qualità dei suoi componenti.

Le regole disciplinano le schermaglie fra due gang in lotta per il controllo del territorio, che si muovono su un tabellone componibile, fatto di 9 moduli stampati in entrambi i lati, molto ben illustrati e di ottima fattura, così come le fustelle dei segnalini e degli elementi di scenario. Robustezza e cura della grafica sono davvero assolute. L’orientamento e la stampa fronte/retro di ogni modulo offrono numerose combinazioni per comporre tabelloni sempre diversi che si presentano come grandi quadrati di 90 cm di lato. Le illustrazioni sono molto belle e ben si prestano ad essere arricchite con elementi scenici tridimensionali (non compresi nella scatola) al posto dei tasselli stampati, presenti nella confezione, peraltro, ribadiamo, di ottima qualità. Quindi anche chi non ama dedicarsi al modellismo, si trova con un tabellone di sicuro effetto scenico, pronto per giocare, previa la “fatica” di dipingere ed incollare sulle basette le otto miniature della Dixon miniatures in dotazione. D’altro canto Men of Honor è un tridimensionale per il quale basta un metro per il movimento e una fettuccia per dirimere la linea di vista, pertanto agli appassionati del genere offre un’innumerevole quantità di spunti ispiratori per arricchire, personalizzare ed espandere le proprie partite. 

Dunque dicevamo otto miniature, da dividere in due squadre, ognuna a rappresentare una gang da scegliere fra quattro liste di malavitosi incluse nel regolamento, o la squadra di polizia descritta da una quinta lista. Infatti ogni gang che si rispetti ha il suo boss, il vice, i gangster e i picciotti, ognuno con le sue prerogative, secondo il ruolo e la gang di appartenenza. Analoga composizione se si decide per la squadra di polizia, i cui ruoli vanno dal tenente alla recluta. Quindi a seconda della gang (o polizia) scelta, ogni miniatura rappresenta un personaggio con peculiarità proprie e sei valori assegnati a sei caratteristiche, qui definite abilità, che sono: disciplina, iniziativa, abilità al tiro, abilità combattiva, ferite e costo. In sostanza non v’è nulla di diverso rispetto all’usuale paradigma di riferimento dei tridimensionali per eseguire le diverse azioni di gioco, solo che qui il peso dell’iniziativa è rilevante e influenza sia l’ordine di movimento sia quello delle azioni da svolgere, richiamando, a chi lo conosce, il meccanismo di Battletech, ma con un modo di procedere che rende i confronti sempre sul filo del rasoio, soggetti a rapidi capovolgimenti, ricalcando molto bene la concitazione dei conflitti a fuoco da strada. Per questa ragione l’iniziativa appare essere il cuore del sistema di Men of Honor.

Ma procediamo con ordine. Il gioco si svolge in turni, ognuno dei quali è diviso in tre fasi: Movimenti, Azioni e Fase finale. Durante la prima fase muovono i personaggi, a partire da quelli con l’iniziativa peggiore, cioè col valore più basso. In caso di parità fra personaggi avversari, ci si affida al dado, mentre fra personaggi della stessa fazione, sarà il giocatore a decidere quale attivare. Stessa procedura nella seconda fase dove, però, l’ordine è inverso: agiscono le miniature partendo da quelle con l’iniziativa più alta. Poiché si muove e si fa agire una miniatura per volta, seguendo l’ordine d’iniziativa, il lancio del dado si rinnova per ogni situazione di parità da risolvere. Ciò imprime allo sviluppo degli eventi una costante incertezza, dove un inseguimento può trasformarsi in una trappola, o una posizione valutata di vantaggio, diventare presto facilmente aggirabile.
Le opzioni principali relative alle fasi di movimento e azione sono comuni agli altri tridimensionali, come la corsa, la carica o il rimaner fermi, che concede vantaggi sia in copertura sia nel tiro, o le azioni che possono essere di fuoco o di combattimento corpo a corpo. Poi ci sono le azioni speciali che, invece, aggiungono una nota di teatralità alla dinamica delle partite. Tra queste infatti ne troviamo di drammatiche, come arrestare un’emorragia o aiutare un compagno a farlo, o frugare un cadavere o ancora l’utilizzo di equipaggiamenti che include addirittura l’uso di morfina per evitare le penalità dovute ad un ferimento subito. Anche la rastrelliera delle armi è ampia, dettagliata e storicamente ineccepibile. Non poteva mancare il famigerato mitragliatore Thompson, o l’Enfield Carcano 91, il fucile dal tiro fatale nelle mani di un cecchino.
Al contrario dell’iniziativa, dove sono migliori i valori alti, per le abilità relative ai combattimenti e agli scontri a fuoco, vale esattamente l’opposto: sono più vantaggiosi i valori bassi. Infatti i tiri hanno successo quando si ottengono risultati maggiori o uguali a quelli dell’abilità interessata, eventualmente modificata da situazioni contingenti, come le coperture, gli ostacoli o il bersaglio in corsa e via dicendo. Molto accurata anche la risoluzione delle ferite, per i colpi andati a segno. Vi sono due tabelle a cui riferirsi, la prima che determina la gravità del danno, da un “nulla di fatto” sino al “centrato in pieno”, ottenibile con un doppio sei. Più probabili sono le ferite di striscio e quelle effettive. Il “centrato in pieno” rimanda alla seconda tabella, quella delle ferite particolari, che elenca il tipo di danno subito e le relative conseguenze. Ad esempio si può essere feriti alle gambe o all’addome o ancora, nel caso più sfortunato, alla testa, con conseguenze, come è facile intuire, ben differenti.
Il gioco comprende e gestisce molte altre circostanze, come quelle legate alla linea di vista o alle peculiarità delle armi, e molte attengono proprio al modo nel quale avvenivano gli scontri fra gang rivali, in quegli anni tanto turbolenti. È così che a rendere efficace e coinvolgente l’ambientazione, oltre alla grafica, vi contribuisce il regolamento stesso, replicando quelle particolari situazioni e il loro tipico evolversi.

Noi Men of Honor l’abbiamo provato durante una dimostrazione, ma ci è apparso subito un gioco molto accurato, che ci ha divertito parecchio, in un partita tirata sin dalle prime battute ed incerta sino all’ultimo turno.
Chiudiamo rilevando che la confezione non contiene né dadi né metro, entrambi però facilmente reperibili, e che gli autori sono già al lavoro su un’espansione con nuove liste e nuove regole per organizzare una vera e propria campagna e per utilizzare i veicoli, icone irrinunciabili dell’epoca. Per acquistarlo, Men of Honor è reperibile da Aster Games e SoloGiochi al prezzo di 68,00 €.
A noi non rimane che confermare un'ottima prima impressione per un prodotto che ci ha colpito parecchio, anche in considerazione della sua natura di autoproduzione, e a cui auguriamo di trovare un adeguato percorso editoriale nel panorama dei wargame tridimensionali.

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