domenica 22 Dicembre 2024

Zhanguo

La Cina imperiale alla conquista dell’Europa
E’ stata una delle novità più apprezzate nei padiglioni di Essen 2014: lì dove gli astratti, gestionali e giochi di matrice teutonica spopolano, si contendono giocatori e combattono palmo a palmo tra i tavoli, è riuscito a imporsi un titolo di due autori italiani ambientato nella Cina antica. Un mezzo miracolo, verrebbe da dire. Nelle convulse giornate della fiera più famosa al mondo in fatto di giochi da tavolo, provare “Zhanguo” (anche per i pochi tavoli disponibili, purtroppo) era un po’ come cercare di comprare il cotechino il 31 dicembre: mettersi in coda, pazientare, attendere il proprio turno e sacrificare, in pratica, un pomeriggio intero a questo titolo. E invece, tutto torna, se si pensa che i due designer portano i nomi promettenti di Stefania Niccolini e Marco Canetta, e che la regia di tutta l’operazione è a firma della italo-tedesca “What’s your game?”, casa che sceglie molto accuratamente i prodotti da lanciare sul mercato, con una predilezione per titoli marcatamente europei nello sviluppo, ma esotici nelle ambientazioni.

  • Titolo: Zhanguo
  • Autori: Marco Canetta e Stefania Niccolini
  • Editore: What’s your game?
  • Genere: Strategia, gestione risorse
  • Numero Giocatori: 2-4
  • Durata: 90 minuti
  • Dipendenza dalla lingua: nessuna (gioco completamente in italiano)
  • Illustratori: Mariano Iannelli

La coppia di autori dimostra ancora la propria dimestichezza con il background storico, dopo aver realizzato “The doge ship” per GiochiX nel 2012, titolo certo non indimenticabile, ma che lasciava trasparire già talento e dna del duo Canetta-Niccolini nella progettazione di boardgame. Il tratto, nell’ultimo ritrovato, rimane tipicamente german, anche se va da subito sottolineata una considerevole maturazione nell’equilibrio tra pesi e contrappesi introdotti nel gioco. Ma di questo parleremo più avanti.

Agli albori di una superpotenza
“Zhanguo” è un gioco in cinque turni, da 2 a 4 giocatori, ambientato nella Cina del terzo secolo avanti Cristo, quando l’imperatore Qin – per la cronaca, quello che concepì la muraglia cinese e fece costruire l’esercito di terracotta – cercò di fare dei territori e delle tribù che occupavano a vario titolo quella regione del mondo, un Paese definitivamente unificato, dopo secoli di lotte e divisioni. Per questo, viene ricordato come il primo imperatore cinese, capostipite della omonima dinastia e padre della tradizione e dell’orgoglio cinese celebrato ancora oggi.
L’edizione di “Zhanguo” oggetto di questa recensione è quella pubblicata in lingua inglese da What’s Your Game?, il gioco viene pubblicato e distribuito anche in italiano da Ghenos Games.

I giocatori svolgeranno il ruolo di emissari della corte imperiale, spediti nelle varie province in qualità di fautori della missione della guida suprema, favorendo lo sviluppo di una lingua comune, della moneta per gli scambi commerciali e della legge comune. Naturalmente, ogni processo di unificazione territoriale, soprattutto se imposto dall’alto, non è mai indolore: e così, anche in “Zhanguo” la rivisitazione dell’opera di unificazione di Qin non mancherà di suscitare dissidi e proteste da parte delle popolazioni, se non verrà realizzato per gradi e controllando le variabili in gioco. All’unboxing potrà sembrare difficile da credere, vista la varietà dei materiali, ma “Zhanguo” ha nelle carte il proprio motore: sono in tutto 120, divise in 3 mazzi di pari quantità, a seconda del valore numerico – appunto da 1 a 120 – attribuito a ciascuna di esse. Prima di cominciare, comunque, a ogni partecipante viene affidato un set colorato di 8 governatori, 5 muraglie, 6 palazzi, 8 dischetti e 5 cubetti di colore nero, a rappresentare proprio il malcontento. A questi, si andranno ad aggiungere 5 cubetti di colore rosso, bianco e grigio che andranno a rappresentare i propri funzionari inviati nelle varie regioni in cui è diviso il tabellone. Nella plancia, infatti, è rappresentata una cartina fisica della Cina nord-orientale, quella che Qin tenderà a unificare proteggendola con la celebre cinta difensiva, allo scopo di prevenire le invasioni dei nemici, in particolare della popolazione mongola. La mappa  è suddivisa in cinque aree, corrispondenti alle regioni, mentre ai lati troviamo tutte le possibilità che vengono concesse ai giocatori di macinare punti vittoria. Si comincia dagli incarichi, anch’essi divisi in due sezioni, che saranno riconosciuti ai concorrenti che, per primi, avranno costruito pezzi di muraglia, palazzi o insediato governatori nelle aree descritte. Dalla parte opposta, troviamo uno schema molto chiaro e ben definito delle ricompense, assegnate tra un turno e l’altro ai giocatori che abbiano meglio realizzato gli obiettivi di divulgazione del Verbo di Qin, generando i minori dissensi.

Per tenere traccia dell’attività nelle singole province, ogni giocatore riceve una particolare plancia personale, a doppia faccia, in base all’esperienza dei partecipanti: il lato A, con bonus e penalità identici tra i giocatori, è consigliato ai principianti, mentre il lato B presenta diverse opzioni, che renderanno differenti le basi di partenza e le evoluzioni a cui potranno andare incontro i giocatori. Ciascuna delle cinque aree raffigurate sulla plancia giocatore è suddivisa in due sezioni: al di sopra, quella dei governatori e, al di sotto, quella dei lavoratori. Le caselle rappresentano, nel primo caso, l’indice di malcontento presene in ogni regione e, nella parte inferiore la possibilità di acquistare o meno lavoratori. I giocatori distribuiranno i cubetti rossi, bianchi e grigi nei vari spazi, inviandoli, alla bisogna, al reclutamento di nuovi lavoratori: operazione necessaria, ma rischiosa, dal momento che, per ogni nuova manovalanza, il valore del malcontento crescerà di uno e così il cubetto nero nelle varie caselle in alto.

Finiamo la descrizione con l’aspetto cruciale del gioco: gli obiettivi dell’imperatore e dei suoi emissari, non potranno essere raggiunti se non ricorrendo alle varie azioni concesse per costruire palazzi o assoldare nuova forza lavoro. E’ questo il cuore di “Zhanguo” l’area “corte” sul tabellone principale, che delimita le sei singole azioni  disposizione dei giocatori e, soprattutto, la possibilità di attivare bonus devastanti nell’economia dell’intera partita.

  

La carta e il dragone
Il turno è di una semplicità quasi disarmante: innanzitutto i giocatori, uno alla volta, ricaricano le proprie mani pescando due carte da ciascuno dei tre mazzi, che si alterneranno a giocare una alla volta, fino a che non le avranno esaurite. Per ogni carta, i partecipanti dovranno scegliere se giocare la propria carta in una delle regioni sulla plancia personale, oppure nel tabellone generale nello spazio “Corte”. Nel primo caso, molto semplicemente, aggiungerà la carta dietro l’area governatori della regione prescelta a mo’ di “7 wonders”, lasciando scoperta solo il vertice superiore, con il limite di tre carte per singola area. Ogni carta usata in questo modo rappresenterà uno dei tre aspetti principali per unire il futuro popolo cinese: scrittura (sfondo avorio), moneta (arancione) e legge (marrone). In caso la carta giocata sia la prima, la seconda o la terza della regione, saranno presi un numero corrispondente di esagoni del medesimo colore, tenendo presente, però, che la seconda carta azionerà il malcontento di una casella, e la terza di ben due spazi. L’altra possibilità per i partecipanti è quella di scegliere una delle  sei azioni attraverso cui costruire parti di muraglia o palazzi, introdurre governatori, oppure spostare i propri cubetti (funzionari), o, ancora, aggiungerne di nuovi o reclutare lavoratori. Si tratta indubbiamente dell’aspetto più tipicamente gestionale del gioco, dal momento che palazzi e muraglie costeranno un certo numero di lavoratori da regioni diverse, e invece per i governatori si dovranno sacrificare funzionari di tute e tre i colori. Da ricordare, comunque, che i palazzi consentiranno di ottenere punti immediati, mentre le muraglie, al termine della partita, attribuiranno punti a seconda dell’investimento del giocatore: ogni area, infatti, contiene spazi da uno, due o tre lavoratori, che al termine del match regaleranno punti come indicato dai segnalini piazzati sul tabellone nello spazio a fianco. A rendere più elettrizzante questa fase, l’importanza di giocare una carta per attivare il bonus speciale: a seconda che il valore della carta piazzata sulla pila generale sia più alto o più basso della precedente – condizione determinante – potranno attivarsi determinati bonus, collegati proprio alle carte piazzate sulla propria plancia personale.

Una volta che tutti i giocatori avranno giocato l’intera mano, si passerà all’attribuzione delle ricompense, collegate ai tre valori dell’unificazione: chi avrà raccolto più esagoni in ciascun colore, potrà decidere se accettare il favore collegato per il turno (nuovi cubetti, risorse e anche palazzi) o, se, invece, tenersi il capitale per le sessioni a venire, cedendo così il passo al secondo in classifica. Si procede così per cinque turni, e, al termine, si passa al non semplicissimo conteggio. Fondamentale, durante la partita, cercare di portare a termine gli incarichi – cioè le consegne dell’imperatore – seguendo le indicazioni sul piazzamento di palazzi, muraglie e governatori nelle regioni segnalate: per i più diligenti, si preannuncia una vendemmia di punti vittoria al termine. Lo stesso, però, può dirsi riguardo l’accumulo di esagoni, o, ancora, il piazzamento delle muraglie con i relativi bonus: le strategie per avere la meglio a “Zhanguo” sono molteplici, e tutte equamente valide.

  

Io ho favorito le scienze occulte, affinche si cercasse per me, nel paese, la droga d'immortalità.” Qin Shi Huang
Il gioco, visti anche gli ostici predecessori firmati “What’s you game?”, a una prima occhiata potrebbe lasciare piuttosto freddini i giocatori più ostili alla scuola german. Sin dai primissimi turni delle partite iniziali, però, “Zhanguo”, a differenza di molti titoli di comune matrice, scivola via con una  naturalezza quasi inaspettata, riconosciuta  anche dai gamer meno assidui . Ciò in un titolo che, a  parere di chi scrive, ha nella profondità il maggior punto di forza: pur nell’essenzialità delle opzioni disponibili e nella scansione piuttosto rigida dei turni, le strategie a disposizione restano numerose, e, al tempo stesso, possono andare in fumo semplicemente per la carta piazzata dall’avversario sul tabellone. Qualora, infatti, questa sia più alta o più bassa di quella che intendiamo giocare, sarà potenzialmente in grado di disinnescare i bonus speciali a cui stavamo puntando.

 In due giocatori il gioco non risente di particolari eccezioni al regolamento. Nonostante lo spazio in abbondanza per il cumulo dei favori(impossibile nell’uno contro uno arrivare a contendersi gli spazi per il raggiungimento degli obiettivi indicati sui tasselli) che toglie una componente elettrizzante – e spesso decisiva – delle fasi finali a più giocatori, la sfida rimane comunque bilanciata, non perde di profondità e assicura una buona dose di divertimento in una durata più contenuta.

Uno dei punti di forza di “Zhanguo” è il coordinamento dei suoi vari elementi che, abbinati a una veste grafica azzeccata e materiali pregevoli, lo rendono piacevole anche a giocatori meno avvezzi. I più scafati, comunque, troveranno di che ragionare per ottenere la vittoria, utilizzando con sapienza i vari elementi a disposizione e, insieme, colpendo gli avversari con carte che impediscano lo svolgimento di determinate azioni nel turno successivo,mandando, così, all’aria i loro piani. Questo aspetto, certamente il più originale in un titolo “freddo” per premesse e impostazione, salva il basso coefficiente di interazione che, onestamente, ci si poteva aspettare nel titolo prodotto dalla “What’s your game?”.   E, per questo, la sorpresa risulta ancor più gradita.

Pro
 Sistema di gioco semplice ma dall’elevata profondità
Durata non eccessiva rispetto al tipo di gioco
Ottimi materiali e illustrazioni

Contro
Ambientazione che rimane un po’ "astratta"
Setup non brevissimo
Conteggio finale un po’ troppo macchinoso (specie nei pareggi)

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