In questo articolo della rubrica Spielraum che andiamo a proporvi, la giurata dello Spiel Des Jahres Sandra Lemberger ha voluto condividere una sua recente esperienza non proprio piacevole. E’ stata gravemente malata, e nell’affrontare il lungo periodo di malattia ha trovato nell’attività ludica un conforto che nessun farmaco era in grado di dargli. La migliore delle distrazioni possibili…
Malattia e Gioco di Sandra Lemberger
Nessuno si augura di ammalarsi gravemente, però capita a volte che il destino non ci sia benevolo. Però la vita va avanti, anche quando a causa di una di queste diagnosi sembra che ci venga tolto il terreno da sotto i piedi. In merito ci potrei scrivere una canzone. Negli ultimi due anni e mezzo ho raccolto diverse esperienze di questo genere, non tutte negative, beninteso. Tra le altre cose ho preso coscienza che uno dei miei hobby preferiti, il gioco, non serve solo per passare il tempo o per insegnare, ma ha molto più da offrire.
Ma iniziamo dal principio: anche i medici sportivi ormai ammettono che le medicine raramente sono sufficienti per la guarigione. Giovano sopratutto sport e distrazioni. Rimaniamo sul primo.
Sport …
Sicuramente muoversi ha molti effetti positivi sul corpo. La stanchezza fisica aiuta sopratutto a dormire la notte. Durante l’attività sportiva – che per gravi malattie non deve essere uno sport di potenza, bensì “solo” uno sport di durata – girano le rotelle nel cervello. C’è un sacco di tempo per pensare e riflettere e quindi si è lontani da ogni distrazione.
Leggere, guardare la TV, ascoltare un audiolibro…
Sicuramente tutti bei modi di passare il tempo, ma avete mai provato a concentrarvi su una di queste attività mentre eravate stressati? Sicuramente avete avuto così poco successo quanto me. Ad un certo punto i pensieri vanno liberi per i fatti loro, così che l’ultima pagina del libro o l’ultimo capitolo dell’audiolibro magari li avete letti, però senza veramente assimilarli. Non parliamo della TV dove la mente divaga molto facilmente.
Gruppi di mutua assistenza…
Fa certamente bene incontrare persone che sono state colpite da un destino analogo. Sicuramente si possono anche ricevere buoni consigli. Ma onestamente avere a che fare continuamente con persone malate non ci distrae dalle nostre miserie. In particolare quando si ha a che fare principalmente con gente che muore dalla voglia di lamentarsi con ogni nuovo arrivato sui dettagli della propria sofferenza.
Cantare, suonare e giocare
Qua arriviamo finalmente ai punti che, secondo la mia esperienza, meglio si prestano come terapia di distrazione. Chi canta e suona sa che per farlo bisogna concentrarsi e anche che dopo ogni canzone ci si sente meglio, sia che si canticchi qualcosa da soli sotto la doccia, sia che lo si faccia con altri in un coro. Anche giocare è un ottimo mezzo di distrazione. Senza concentrazione o reazione non funziona. E quando i pensieri vogliono andare per i fatti loro ci pensano gli altri giocatori a far sì che si riportino le proprie attività spirituali al tavolo da gioco.
Da questo punto di vista i bambini hanno un enorme vantaggio sugli adulti: sanno perfettamente che un gioco li distrae, e consentono sempre che si provi a rendergli più digeribili situazioni meno belle attraverso il gioco. Non è così con gli adulti. In ospedale ho spesso provato, senza successo, a coinvolgere gli altri pazienti in un gioco. La risposta era sempre che in quel momento non volevano essere scocciati con queste cose da bambini oppure che erano troppo stanchi per giocare. Preferivano guardare fissi il soffitto con la TV accesa, oppure si lamentavano dei loro dolori con chi gli telefonava. Peccato perché quei pochi che si sono fatti coinvolgere, sono poi tutti giunti alla stessa conclusione: “Ah, è stato divertente e nell’ultima ora non ho pensato per niente alla mia malattia”.
Conclusione:
se fossi una dottoressa consiglierei a tutti i pazienti le seguente terapia di accompagnamento: entrate a far parte di un coro o di un gruppo di gioco, oppure ritirate almeno fuori i giochi di quando eravate bambini e scoprirete che la magia di allora ha effetto ancora oggi!
(articolo originale – Traduzione a cura di Fabrizio Paoli)