Brandon Sanderson non ha davvero bisogno di presentazioni; ma, per i pochi che non conoscessero questo scrittore statunitense, possiamo limitarci a dire che tra la sua saga dei Mistborn ed il fatto di essere stato nominato “erede diretto” del grande Robert Jordan nello scrivere i volumi finali della lunga saga de La Ruota del Tempo, si tratta senza dubbio di uno dei più popolari autori di letteratura fantasy. Anche sul fronte ludico gli universi di Sanderson vantano già delle trasposizioni, in particolare in un gioco di ruolo e in un boardgame recentemente finanziato su kickstarter.
In Italia le sue opere sono state tradotte da qualche anno, ed anche nel nostro paese i personaggi nati dalla fantasia di Sanderson sono diventati quasi un cult, soprattutto tra i lettori più giovani. Infatti la sala Ingellis di Lucca Games 2016 era gremita soprattutto di giovani fan, accorsi per assistere all’incontro “Dentro il Cosmoverso con Brandon Sanderson” …
Una volta calmatisi gli scroscianti applausi con cui l’autore è stato accolto, è stato possibile iniziare l’intervista al buon Brandon, che già nelle precedenti giornate del festival si era prestato come giudice in una gara a quiz su chi conoscesse meglio la sua saga di Mistborn, un titolo che, come vedremo, ritornerà spesso in questo appuntamento lucchese. La prima domanda è stata infatti proprio a proposito della sua opera più famosa: Sanderson stesso consiglierebbe i primi libri di Mistborn ad un lettore che volesse iniziare a scoprire le sue opere? L’autore risponde ovviamente di si, ma con modestia ed acume aggiunge che l’ideale sarebbe chiedere conferma a chi l’avesse già letto, in modo da avere idee, pareri e consigli, e cercare da subito di capire se si tratta di una storia che sia davvero cosi gradevole. A tal proposito ci racconta di un episodio che lo ha visto protagonista in una libreria di un aeroporto. Lui ama molto frequentare le librerie e firmare i suoi libri, in modo che chi dovesse acquistarne si ritroverebbe con una copia autografata; ebbene, mentre firmava i titoli in questo aeroporto si è trovato a rispondere alla domanda di un cliente, il quale gli ha detto “non amo affatto la fantasy, preferisco la fantascienza”, e così Sanderson gli ha consigliato un libro del suo grande amico nonché nemesi John Scalzi (noto scrittore di fantascienza). Giorni dopo, Scalzi ha incontrato Sanderson in una convention, e gli ha lanciato delle monete esclamando “ecco, questa è la tua parte di royalties per il libro che ho venduto”.
Sanderson con l'autore Pierdomenico Baccalario, moderatore per questo incontro
La domanda d’esordio di questo incontro permette a Brandon di chiarie che il ciclo di Mistborn fa parte di un altro ciclo, molto più grande, che finirà per includere – a detta dell’autore – 36-40 volumi. Questo perché quando Sanderson termina un libro, non riesce immediatamente a pensare al suo seguito, ma deve distrarsi con un argomento nuovo, e da questo suo modo di comporre nasce l’intero ciclo del Cosmoverso, a cui sta lavorando da anni, davvero da molti anni. Infatti il primo personaggio che ha ideato nasce quando lui era ancora molto giovane e leggeva i libri di Anne McAffrey; durante la lettura, Sanderson provò a ideare un suo personaggio, e a farlo vivere nella stessa storia che stava leggendo. Questa abitudine fu presto estesa ad ogni libro che leggeva: creare una sorta di “personaggio segreto” che interagisse nel racconto, con il vantaggio però che Sanderson già sapeva in anticipo cosa quel personaggio avrebbe fatto. La domanda successiva, ovviamente, è quindi se lui gradisca quando altri fanno lo stesso con i suoi libri: la risposta, certo apprezzata dal pubblico, è stata: “sarebbe figo!”. Infatti Sanderson ci spiega che quando lui scrive un libro, non fa altro che fornire un canovaccio, un copione generico su cui il lettore costruirà poi la storia che più gli piace – tanto che riguardo ai nomi di personaggi e luoghi, lui preferisce la pronuncia “inventata” dai fan più che quella che lui stesso ha concepito. E aggiunge, rivolto al pubblico: “dovrei essere io a ringraziare voi, perché è grazie a voi che i miei personaggi possono avere vita, che la mia stessa arte può vivere!”.
Un grande applauso sottolinea questa risposta, che in effetti ha molto di vero ed è applicabile a quasi tutti gli artisti contemporanei. Ma le domande per il simpatico autore americano incalzano: a che punto sta coi romanzi? I fan vorrebbero infatti conoscere una sorta di “indice di completamento” delle sue varie saghe. Brandon risponde però che lui scrive un solo libro alla volta: ammira molto autori del calibro di Ray Bradbury, che vantava un intero armadio pieno di manoscritti da continuare, ed ogni giorno poteva tirarne fuori uno e lavorarci, ottenendo sempre grandi romanzi e racconti. Lui invece deve focalizzarsi su un progetto alla volta – ma ammette di pensare anche agli altri mentre ne scrive uno.
Si arriva alla domanda che forse in molti aspettavano: l’allomanzia (il sistema di magia basato sulle diverse proprietà dei metalli nel ciclo di Mistborn) è una sua invenzione, o è tratta da qualcosa di già esistente? Entrambe le cose, dice Sanderson. Infatti il suo periodo storico preferito è quello in cui la superstizione comincia a cedere il passo ai primi rudimenti scientifici, quando per esempio l’alchimia si va trasformando in vera e propria chimica perdendo la patina di stregoneria che la caratterizzava. Tuttavia, grazie all’ambientazione lui può aggiungere quel senso del fantastico insieme con l’idea del razionale: magia e scienza insieme.
A questo punto si arriva a parlare delle Tre Leggi di Sanderson sulla Magia, che riassumiamo per chi non ha ancora avuto occasione di approfondirle: 1 – la capacità di un autore di risolvere i conflitti tramite l’uso della magia è direttamente proporzionale a quanto bene il lettore comprenda tale magia; 2 – le limitazioni devono essere superiori al potere; e 3 – bisogna espandere i concetti già espressi prima di aggiungere qualcosa di nuovo. Sanderson ha in effetti scritto tre articoli su questi argomenti, e quindi la sua prima risposta è proprio citarli ed augurarsi che possano presto essere tradotti in italiano; tuttavia, ci racconta un po’ come sono nate queste tre regole. Essenzialmente, queste “leggi” sono in realtà “appunti personali” che lui prendeva quando sbagliava qualcosa nei suoi romanzi. Nel caso specifico della prima legge, alla fine della stesura del primo volume della saga di Mistborn si è trovato davanti ad un problema: uno dei personaggi acquisisce una nuova abilità, e questa cosa non era esattamente prevista (era, a quanto pare, anche una richiesta diretta del suo editore). Sanderson sostiene quindi che bisogna dare ai lettori la possibilità di “arrivare alla conclusione” che qualcosa con la magia sta per accadere, in modo tale da renderla “plausibile”. Allo stesso tempo, tuttavia, non tutto va spiegato – dopotutto Tolkien ha lasciato tante cose non spiegate nei suoi capolavori, e con lui ha funzionato.
La magia, quindi, non dovrebbe essere usata come una sorta di deus ex machina, che arriva a risolvere problemi creati dall’autore ed apparentemente ormai irrisolvibili; al massimo, deve essere usata per creare i problemi che poi andranno risolti sia con la magia che con mezzi più mondani.
A questo proposito, viene posta una domanda riguardo al fatto che, nel ciclo di Bloodline, l’autore prima costruisce delle “leggi”, e poi le cambia. Ma, risponde Sanderson, “è esattamente quello che mi piace fare: creo aspettative, le persone iniziano a dirsi “ecco, andrà così”, e poi capovolgo il tutto”. Brandon approfitta di questa domanda per ringraziare il suo traduttore italiano, che ha permesso al pubblico nostrano di conoscere non solo i personaggi di Mistborn, ma anche gli altri. Un buon traduttore, dice, è una cosa fondamentale per un autore.
Iniziano quindi le domande dal pubblico, e la prima è più un complimento che altro: “George Martin sostiene che tu sia il miglior autore fantasy contemporaneo!”. “Davvero?”, risponde lui. Passato questo momento di sana competizione, arrivano domande vere e proprie, tra cui i moderatori sono costretti a sceglierne solo poche per via del tempo che scorre inesorabile. Naturalmente il pubblico chiede notizie sul prossimo romanzo del ciclo Mistborn, e Sanderson rivela che non solo il romanzo esiste già, ma che il ciclo “fantasy” rappresenta in realtà la mitologia del mondo che viene ripreso in diverse epoche, in cui la magia passa da una fase “mitica” ad una più “mondana”, e verrà usata in Stormlight per viaggiare tra le stelle. Insomma, il suo è davvero un universo complesso.
“Quale sarebbe il suo personaggio preferito tra i suoi scritti ?”, gli chiedono dalla platea: e lui dà una risposta che sicuramente verrà apprezzata anche dai meno giovani lettori fantasy, perché cita Perrin (da La Ruota del Tempo) come suo personaggio preferito in assoluto; per il resto, dice, non può fare “preferenze”, perché sono tutti figli suoi!
Grazie alla sua prolifera vena letteraria, Sanderson ha scritto per diversi tipi di pubblico, di tutte le età: quindi è complicato scrivere cose così differenti? “No”, risponde Brandon, “perché alla fine i giovani lettori chiedono storie coinvolgenti e non banali”. A questo proposito racconta un altro aneddoto: il figlio di sei anni sa che il lavoro del padre è fare lo scrittore, ma pensa che tutte le copie dei suoi libri siano stivate nel garage, perché è lì che Sanderson va a prendere libri da regalare agli amici in visita. Per cui un giorno suo figlio ha scritto un racconto su Minecraft, e l’ha archiviato nel garage, in modo da contribuire anche lui all’economia familiare.
L’ultima domanda scalda non poco gli animi degli astanti: progetti cinematografici tratti dai suoi romanzi? Pochi giorni prima di Lucca, rivela lo scrittore, è stato siglato un accordo con la DMG che copre la sua intera opera letteraria. Probabilmente si aspetteranno anni (lui riporta il caso di Shannara, che ha richiesto 10 anni dallo script alla messa in onda), e magari nemmeno accadrà… ma qualcosa bolle in pentola.
Il tempo scade, e nessun incantesimo allomantico può fermare l’orologio, ma è difficile anche trattenere l’entusiasmo dei fan per questo giovane ma già navigato scrittore. Dopo questa esperienza lucchese aspettiamo con ancora più trepidazione il suo prossimo romanzo e chissà che Brandon Sanderson non ritorni a trovarci, come già capitato a numerosi scrittori che ben sanno quanto possa essere caldo e accogliente in pubblico italiano!