Non c’è bisogno di lunghe introduzioni al nome di Sandy Petersen; esperto di horror, conoscitore di zoologia (non stiamo scherzando), e indiscusso messaggero dei Grandi Antichi – forse il più prolifico autore di giochi ambientati nell’universo ideato da H. P. Lovecraft. Eppure stavolta il buon Petersen ci lascia di stucco, presentandosi su Kickstarter con un suo gioco di fantascienza 4X (che indicano, come sappiamo, X-plore, X-pand, X-ploit, X-terminate). Hyperspace è il titolo di questa opera, che permette a 2-6 giocatori di contendersi un agglomerato stellare fresco di scoperta, di evolvere la propria civiltà con sviluppi tecnologici e ricerche scientifiche, di combattere gli altri giocatori, ma soprattutto di vincere.
In Hyperspace, gran parte delle fazioni in gioco non sono umanoidi. Come Petersen fa notare, “avendo studiato zoologia al college (con specializzazione sugli artropodi)”, questi sono estremamente rari sul nostro pianeta, e quindi – con buona pace della fantascienza su grande e piccolo schermo – altrettanto improbabili nell’universo. Tuttavia, nonostante siano stati cacciati dal pianeta (come ci insegna la backstory dietro allo sviluppo del gioco), gli uomini sono tutto sommato pervicaci e dunque sono rientrati a sorpresa "dalla finestra", rafforzati dal loro lungo peregrinare senza casa. Ma tornando al gioco, ogni razza – e ce ne sono più di 20 da scegliere durante il Kickstarter – ha in comune con le altre solo l’aspetto di alcuni pezzi , perché Hyperspace è asimmetrico, e questo aspetto viene sottolineato spesso sulla pagina del crowdfunding. I componenti mostrati nella campagna di finanziamento sono ben concepiti e, per quanto ogni giocatore abbia un kit di partenza con molti pezzi uguali a quelli degli altri (tranne il colore), è notevole la fantasia di Petersen nel caratterizzare le razze presentate tramite le diversità dei rispettivi pezzi.
La mappa è interamente componibile, e naturalmente variabile di partita in partita. La cosa interessante di Hyperspace, però, sembra essere la rapidità: una partita può concludersi in due ore o meno, e non esiste una classica fase di upkeep come in genere accade negli altri giochi 4x: ogni giocatore può scegliere tre azioni per turno in un susseguirsi di azioni che si protrae fino alla fine della partita.
La nostra civiltà avrà a disposizione diversi fattori per vincere, unici per ciascuna razza: partiremo con una debolezza e un punto di forza, due tecnologie specifiche, un’abilità speciale da usare ai fini della vittoria, e una super-astronave dai poteri unici. E queste ci serviranno, perché dovremo esplorare una mappa che include molti tipi di pianeti (38 esplorabili più 4 homeworld, che salgono a 26 con le espansioni), ognuno dei quali potrà essere colonizzato – spesso anche da diverse civiltà senza entrare in conflitto – e molti di essi ospitano specie indigene, che possono essere reclutate, diventando così cittadini del nostro dominio. Da questi mondi alieni dovremo estrarre le diverse immancabili risorse, che si dividono in metalliche, atomiche, organiche, e hyper, e che serviranno a loro volta per costruire astronavi, basi e colonie, oltre ad aiutare anche a scoprire nuove tecnologie. Infine, c’è la quarta X: quella di EXterminate… in uno scontro, ogni unità tira un dado diverso (le corvette usando il d6, le torpediniere il d8 e gli incrociatori il d10), e le battaglie vengono condotte in simultanea tra superficie planetaria e spazio. Alla fine della contesa, le navi danneggiate vengono rimandate in cantiere per essere riparate. Petersen assicura che in Hyperspace gli scontri saranno tanti e rapidi. La ricerca è però ugualmente importante: non solo ci permetterà di ottenere bonus, ma siccome esistono solo due copie di ogni tecnologia in gioco, è possibile ricercarne una, e “bloccarne” l’altra copia nella nostra coda di ricerca, rendendola, di fatto, inaccessibile agli altri giocatori. Lo svantaggio è che possiamo investire solo su quattro tecnologie alla volta, e quelle doppie ci portano via un intero “slot”. Un’altra novità, rispetto ai classici 4X, è che la nostra civiltà non può sparire dalla mappa. Se infatti veniamo distrutti completamente, possiamo usare un’azione di Rinascita e tornare in gioco (peraltro causando un minimo di danno a chi si trovasse a occupare il nostro pianeta natio, che verrebbe spazzato via per lasciare spazio a noi).
La partita può terminare appena un giocatore raggiunge 15 punti vittoria sul segnapunti. Scriviamo “può”, perché il regolamento specifica che è una scelta del giocatore, che può invece decidere di far continuare il gioco; ma se si optasse per fare così, guadagneremmo punti (come anche gli altri giocatori) per ogni pianeta da noi colonizzato, per ogni base stellare, e per ogni segnalino Hyper. Chi ha più punti, naturalmente, vince la partita.
Un 4X, questo Hyperspace, che tenta di portare novità in una categoria di giochi che piace a molti, ma ne scoraggia altrettanti per la durata o la complessità. Petersen invece cerca di semplificare senza perdere il sapore epico di questo genere di boardgame, e sembra riuscirci. Naturalmente, non ci stancheremo mai di ripeterlo, un conto è leggere un regolamento e anche guardare video di anteprima, ben altro è però provare il gioco in maniera seria, e le interazioni tra i giocatori e le meccaniche. Dovremo aspettare un po’, per Hyperspace, dato che la consegna prevista è agosto 2020, ma il titolo ci sembra piuttosto valido, e non è un caso che la campagna, ormai agli sgoccioli, sembra davvero essere andata bene. Allora, come si dice, per aspera ad astra, e andiamo a conquistarci questi nuovi sistemi stellari!