Come da copione, con l'appropinquarsi nel vivo di questo piacevole settembre, eccoci giunti a uno degli snodi fondamentali dell'annata ludica del Belpaese: l'annuncio dei cinque finalisti del Gioco dell'Anno 2019.
Dopo un'estate di alacri prove delle molte e molte scatole iscritte – 44 stavolta, nuovo record per la competizione – è finalmente il momento di capire quali saranno le cinque finaliste che si contenderanno l'agognato premio, capace tanto di dare ottima visibilità sul territorio nazionale ai prodotti che si sono via via succeduti nell'albo d'oro, quanto soprattutto di aumentarne la diffusione anche tra i frequentatori meno abituali del nostro hobby.
Ma veniamo al dunque e andiamo a elencare, in rigoroso ordine alfabetico, la meritevole cinquina rivelata tramite il comunicato stampa da poco emesso.
El Dorado (Autore: Reiner Knizia; Editore: Ravensburger)
Finalista anche allo Spiel des Jahres del 2017, questo titolo di uno dei più famosi e prolifici game designer tedeschi porta da 2 a 4 giocatori alla ricerca di ricchi tesori nascosti nella jungla sudamericana. Il riuscito gameplay, fatto di gestione di carte e risorse e di scelte tattiche, oltre che la grafica ispiratissima, lo rendono un gioco estremamente dinamico e coinvolgente che riesce egregiamente a costituire un'ottima porta d'ingresso al mondo dei deckbuilder.
Gizmos (Autore: Phil Walker-Harding; Editore: Cool Mini or Not / Asmodee Italia)
È lampante che le biglie colorate costituiscano un punto debole dei giurati del Gioco dell'Anno, e la dimostrazione è che, come nel 2016, arriva in finale un titolo che basa le sue meccaniche sulla scelta di questi oggetti colorati. A parte l'indiscusso appeal dei materiali, il titolo ha però dalla sua anche un fluidissimo iter di gioco e un sistema di engine building e combo, che lo rendono estremamente appagante, un prodotto per il quale è arduo fermarsi dopo una singola partita giocata.
Honga (Autore: Günter Burkhardt; Editore; HABA / Borella Srl)
Una delle meccaniche più gettonate tra gli eurogame è senza dubbio quella del piazzamento lavoratori. Ebbene, quale metodo migliore per prenderci confidenza se non un titolo ben congegnato e immediato da apprendere, ma che non lesina tocchi di originalità e scelte significative. Materiali ben fatti e grafica veramente accattivante, fanno poi il resto per trascinare letteralmente da 2 a 5 giocatori in una preistoria simpatica e vibrante di colore.
Luxor (Autore: Rüdiger Dorn; Editore: Queen Games / Devir Italia)
Ancora un finalista dello Spiel des Jahres (questa volta del 2018) e ancora alla caccia di misteriosi tesori con questo titolo di Rüdiger Dorn, che ci porta nel tempio di Luxor e che unisce uno sfizioso sistema di movimento su percorso, a un vincolo tanto semplice quanto riuscito, cui bisognerà sottostare per scegliere come e quali carte giocare per far spostare i propri avventurieri. Insomma, una "corsa" decisamente interessante in cui è importante arrivare primi, ma dove serve anche una buona dose di tempismo nel posizionare le pedine nel posto giusto al momento giusto.
Mysterium (Autore: Oleksandr Nevskiy, Oleg Sidorenko; Editore: Libellud / Asmodee Italia)
Dal lontano 2015 attraverso una serie articolata di edizioni e riedizioni (e un As d'Or in tasca), ecco un titolo che riprende le celeberrime meccaniche di pensiero laterale a la Dixit, e le ripropone in un setting più cupo e misterioso, nel quale un gruppo di investigatori-medium dovranno intuire la classica terna del delitto – assassino, arma e luogo – sfruttando gli onirici suggerimenti di un fantasma smemorato impersonato da uno dei giocatori. Dotato di materiali di prim'ordine, il titolo si presta anche a tavoli con diversi livelli di esperienza da gamer, grazie soprattutto al ruolo del master / fantasma che può agevolmente anche fungere da guida per i meno confidenti.
Deve essere stato particolarmente ostico determinare questi cinque nomi. Scorrendo la lunga lista degli iscritti provenienti da ben 22 case editrici – altro record di questa edizione del premio – è difficile trovare un titolo che spicca globalmente sugli altri. È chiaro che sia in atto un livellamento della qualità media dei prodotti negli ultimi anni, vuoi per la maggior padronanza della cultura del game design e delle fasi di produzione, vuoi per il sempre più netto delinearsi di trend ludici che la fanno da padrone in certi determinati periodi storici.
Quale che sia la motivazione di questo fenomeno, è impossibile comunque non notare un nutrito gruppo di candidature di "peso specifico" superiore al gateway, fatto che, unitamente al sempre maggiore successo nazionale del premio, non può non autorizzare a riflettere sull'opportunità di introdurre un riconoscimento anche a una categoria per titoli che vanno al di là del proverbiale primo passo nel mondo ludico.
Stringendo l'obiettivo sui "fantastici cinque", è curioso il fatto che le firme autoriali siano tutte alla loro prima volta in finale e un po' rattrista non notare neanche un autore italiano tra questi. Quest'anno è quasi esclusivamente una battaglia tra teutonici, che figurano su ben tre titoli della cinquina, con due minime escursioni in Australia e in Ucraina (entrambi paesi giunti in finale al loro esordio nel premio, tra l'altro).
Dal punto di vista editoriale, se va notato che Asmodee riesce a piazzare due titoli sull'"ultimo miglio", non possiamo non fare un plauso anche ai restanti Devir, Ravensburger e Borella che riescono per la prima volta a raggiungere la loro prima finale.
Insomma, nel rinnovare i nostri complimenti ai finalisti, non resta che darci appuntamento a martedi 8 Ottobre nel momento in cui sapremo chi l'avrà spuntata e potrà quindi fregiarsi dell'ambito dado rosso.