La Asterion Press ha portato a Play 2013 la sua nuovissima proposta per il mercato nazionale: quel River Dragons della linea Family Collection della Matagot, ideato da Roberto Fraga.
River Dragons testimonia un certo interesse verso lo stile “puccioso” già apprezzato in Takenoko, e il gusto per l’ambientazione orientale (sempre Takenoko e il più recente Tokaido, entrambi parti della mente di Bauza).
Quale occasione migliore della kermesse emiliana per testare in anteprima con la distribuzione nei negozi, questo originale e divertente titolo per 2-6 giocatori dagli 8 anni in su?
Il setting del gioco è semplice e immediatamente riconoscibile dall’illustrazione sulla scatola del gioco:ogni giocatore è un aitante giovanotto (o giovanotta, ci sono infatti personaggi di entrambi i sessi), che partecipa a una sfida sul delta del fiume Mekong. Lo scopo della gara è di raggiungere il villaggio presente sull’altra riva, creando un passaggio costituito da passerelle sostenute da pietre gettate nell’acqua a fare da supporto.
Non è però tutto così semplice. Le passerelle sono strette, per cui può passarvi sopra solo un giocatore per volta e, se questo non bastasse, nelle acque del Mekong nuotano draghi dispettosi che rovineranno sicuramente i nostri piani quando si paleseranno ai nostri occhi. Chi non riesce a eseguire la propria mossa così come l’aveva programmata, perde l’equilibrio e finisce nell’acqua, tornando al villaggio di partenza e perdendo del tempo prezioso.
Iniziamo con il dire che i materiali sono di eccellente qualità (stiamo parlando della Matagot, dopotutto). Le pedine dei giocatori sono rappresentate da omini in solido legno dipinto con tanto di cappello orientale. Le passerelle in legno sono sei per ciascun giocatore e di diversa lunghezza, le pietre sono dei dischi grigi sempre in legno. Completano la dotazione di River Dragons delle carte illustrate: ogni giocatore possiede un mazzo che contiene tutte le azioni possibili.
Il sistema di gioco in estrema sintesi: ogni giocatore sceglie tra le carte a propria disposizione le cinque azioni da compiere in ogni turno. Ogni carta indica una particolare azione, che va posizionata in una fila da sinistra a destra da svolgere rigorosamente nell’ordine indicato. Le azioni possibili sono:
– posizionare una o due pietre nelle isole del Mekong.
– posizionare una o due passerelle di legno.
– muovere il proprio personaggio di una o due passi.
– muovere di uno spazio saltando il personaggio di un avversario che occupa la passerella.
– togliere dal tabellone una passerella o una pietra.
– giocare il drago del Mekong.
Una volta che ogni giocatore ha posizionato le proprie cinque carte coperte davanti a sé, tutti quanti scoprono le carte, una alla volta, a partire da quella più a sinistra della propria selezione e si svolgono le azioni partendo dal primo giocatore. Chi ha giocato la carta drago blocca l’azione del giocatore avversario che ha lo stesso colore dell’antipatica creatura. In altri termini, se il giocatore blu gioca il drago rosa, il giocatore rosa perde la sua azione selezionata. Come in altri giochi dello stesso genere, la sfida consiste nel riuscire a programmare la propria sequenza di mosse provando a prevedere quelle dei nostri avversari e a reagire di conseguenza.
Le azioni per togliere sassi e passerelle non sono limitate ai propri pezzi: è possibile fare sparire anche quelli posizionati dagli avversari, il che aggiunge alla partita una buona dose di tattica e divertimento. Ovviamente, il personaggio di ogni giocatore, nel tentativo di raggiungere il suo villaggio di destinazione, può sfruttare anche le passerelle posizionate dagli altri giocatori.
Quando tutte le azioni delle cinque carte sono state eseguite e i relativi effetti applicati, ogni giocatore le riprende in mano e sceglie nuove carte per il turno successivo.
Tra gli elementi propri più originali di River Dragons c’è il fatto che il posizionamento delle passerelle (ogni giocatore ne ha una dotazione di sei, di diverse dimensioni e numerate) è strettamente correlato al precedente posizionamento delle pietre, sulle quali le passerelle devono essere appoggiate; ancora più importante: non è possibile misurare la distanza tra le varie rocce disposte sulle isole sul Mekong. Se la passerella scelta è troppo corta per essere appoggiata tra le rocce … la pedina del giocatore cade nel fiume e si ritorna al punto di partenza!
Il meccanismo di River Dragons è un astratto in cui l’ambientazione orientale, ottimamente illustrata, con materiali di prima qualità e uno splendido tabellone, ci è apparsa di primo acchitto un po’ posticcia. Ma il divertimento è reale e, anche se abbiamo potuto giocare una sola partita in questa occasione, è stata un’esperienza stimolante e simpatica.
Giocato in una partita con soli adulti diventa una veloce sfida psicologica e tattica, un buon filler onesto e divertente. In sede di recensione proveremo qualche altra partita anche nella versione “per esperti”, e una con giocatori junior, per verificare tutte le sfaccettature di questo River Dragons, che, in ogni caso, promette molto bene. Nell'attesa potete dare un'occhiata più ravvicinata ai componenti di gioco in questa nostra galleria fotograficaPotete dare un'occhiata più ravvicinata ai componenti di gioco in questa nostra galleria fotografica.