martedì 5 Novembre 2024

Pandemic: The Cure – La mutazione del virus passa per i dadi

Sir Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina, in merito alla sua vicenda disse: “La storia della penicillina ha qualcosa di romanzesco e aiuta a illustrare il peso della sorte, della fortuna, del fato o del destino, come lo si vuole chiamare, nella carriera di ogni persona”.
Probabilmente, Matt Leacock questo lo sa bene, dato che nelle sue produzioni riesce sempre a inserire delle componenti di alea, senza che queste vadano a compromettere la godibilità del tutto.
È proprio di una di queste produzioni che ci accingiamo a parlare, visto che la Z-Man Games ha annunciato l’uscita di Pandemic: The Cure, un gioco che ricalca il tema della collaborazione nella lotta alle infezioni, proponendo però meccaniche del tutto nuove rispetto al suo fratellone.

Avevamo già fatto cenno  alla notizia, così come al fatto che il gioco sarebbe stato presentato in anteprima alla scorsa BGG Con.
Sfruttando la presentazione fatta da Leacock stesso alla convention, indossiamo la nostra mascherina da laboratorio e proviamo a capire come funziona Pandemic The cure.
Un gruppo di giocatori, da 2 a 5, viene chiamato all’azione contro quattro temibili malattie che si stanno spargendo a macchia d’olio nei sei continenti, con l’obiettivo di trovarne la cura definitiva.
A rappresentare la diffusione dei virus abbiamo un mucchio di dadi colorati che vengono pescati da un sacchetto, lanciati e, a seconda dei risultati usciti, posizionati sui corrispondenti continenti posti sul tavolo a due a due adiacenti tra loro.
Sul tavolo trovano inoltre posto gli indicatori del livello di infezione, quello che conteggia le insorgenze e un’area che rappresenta il centro di cura.

Ogni giocatore parte con il proprio segnalino dal nord America e impersona un particolare ruolo che possiede abilità uniche e un set di dadi personalizzati, i quali rappresentano le possibili azioni che può intraprendere. I ruoli non sono una novità per i conoscitori di Pandemia, ad esempio è presente il medico, ferrato nel trattamento delle malattie, oppure l’esperto di logistica, molto bravo nello spostare tutti i personaggi, oppure ancora lo scienziato, il migliore nel trovare le cure definitive.
In pratica, a ogni turno si lanciano i dadi corrispondenti al proprio ruolo e si sceglie liberamente, o quasi, quali utilizzare e quali ritirare. Le azioni comprendono i movimenti in aereo (per spostarsi in un qualsiasi altro continente) e in nave (per muoversi solo nei continenti adiacenti), il trattamento delle malattie (con conseguente posizionamento del relativo dado dai continenti al centro di cura, oppure da questo nuovamente nel sacchetto) e la raccolta dei campioni dei virus (che permette di collezionare i dadi delle malattie per trovare la cura definitiva). Quest’ultima azione è particolarmente importante in quanto è l’unica che i personaggi hanno per sconfiggere definitivamente un virus, ma al contempo “blocca” il dado azione rendendolo indisponibile per i turni successivi, fino alla scoperta della cura.
Abbiamo detto che ritirare i dadi è possibile, ma non è comunque una decisione da prendere alla leggera perché annidata tra le varie azioni c’è la faccia “nefasta” del rischio biologico che, ovviamente, non è evitabile e fa avanzare l’indicatore del livello di infezione.
Alla fine del turno di ogni giocatore, si procede alla diffusione delle malattie, rilanciando e posizionando sui continenti un numero di dadi pari all’attuale livello di infezione, ripresi dal centro di cura, se disponibili, oppure pescati dal sacchetto. Non tutti i mali però vengono per nuocere, infatti ognuno di questi dadi colorati ha una faccia “bonus” che permette di accantonarlo e accumulare così punti per usufruire di speciali carte di aiuto ad uso singolo.
Ogni continente può ospitare un massimo di 3 dadi dello stesso colore: se tale quantità viene superata si verifica un’insorgenza e l’eccedenza viene posizionata nel continente adiacente a quest’ultimo in senso orario, anche con possibilità di spiacevoli effetti a catena. Ognuna di queste insorgenze poi farà avanzare il relativo indicatore.
I giocatori andranno a turno avanti così con l’obiettivo di trovare le cure definitive ai 4 virus in circolazione prima che finiscano i dadi del sacchetto, oppure che si verifichi l’ottava insorgenza, oppure che il livello di infezione cresca sopra una certa soglia.
Tali cure definitive vengono scoperte tirando tutti i dadi campione di uno stesso colore, raccolti da uno o più giocatori presenti nel medesimo continente, e totalizzando un risultato uguale o superiore a 13. In tal modo un dado tra quelli viene posto nello spazio dei virus curati, mentre tutti gli altri di quel colore potranno, da quel momento in poi, essere trattati automaticamente senza consumare azioni.

Da quanto si può desumere da questi primi dettagli, siamo davanti a un titolo che, seppur ancora dichiarato in fase prototipale, pare comunque già molto maturo. L’uso estensivo dei dadi può far storcere il naso, ma suggerisce sicuramente rapidità di setup e frenesia nelle azioni, aspetto quest’ultimo che si sposa perfettamente con un’ambientazione come questa. Pandemic: the cure sembra strizzare l’occhio al giocatore occasionale, anche se un minimo di pianificazione delle azioni è indispensabile per fare sinergia tra tutti i ruoli e poter così vincere la partita. La meccanica “push your luck” per la scelta delle azioni sembra infine dare quel tocco di pepe in più che rende il tutto ancora più coinvolgente.
Rispetto al classico Pandemia si perde l’aspetto strategico legato alla mappa, ma tutto porta a pensare che  l’esperienza di gioco sarà più veloce e intensa a un prezzo, probabilmente, più contenuto.
Il titolo sarà commercializzato dalla seconda metà del 2014 e, nell’attesa di ulteriori informazioni in merito soprattutto ai materiali, corriamo subito a farci il vaccino!

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