lunedì 25 Novembre 2024

Deus – Civilizzazione e divinità secondo Sébastien Dujardin

Dujardin è un nome assai noto nel mondo ludico per il suo famoso Troyes (realizzato assieme a Xavier Georges e Alain Orban), che ha furoreggiato al tempo della sua uscita, suscitando pareri discordi ma sempre piuttosto accesi.
Ora l'autore belga si cimenta con un'intera nazione, invece di limitarsi alla Francia medioevale: infatti in Deus, il suo nuovo gioco in uscita ad Essen 2014, i giocatori controlleranno una generica popolazione dell'antichità, rigorosamente politeistica (da qui il titolo del gioco).
Le regole di Deus sono disponibili online in inglese, diamo un’occhiata un po’ più approfondita a come funziona…

Deus ha una dotazione molto "eurogame": un bel po' di pedine in legno che rappresentano diversi edifici (5 tipi differenti), ed ogni edificio ha una carta associata, che fa parte di un mazzo di carte diviso in diversi colori; nel gioco troviamo anche i classici dischetti di legno per rappresentare le varie risorse (legno, pietra, argilla e grano), e monete d'oro; ogni giocatore ha anche la sua plancia di gioco, e la mappa di Deus è costituita da 7 esagoni a doppia faccia, ciascuno diviso in sette regioni fisse (4 territori che generano le quattro risorse, 2 aree di acqua, e 1 villaggio barbaro) ma posizionate in maniera diversa su ogni esagono.

Lo scopo del gioco è fare più punti controllando le varie aree e costruendo edifici. Le regole sembrano assai semplici: ciascun giocatore inizia la partita con 5 carte, e nel suo turno può fare una sola azione scegliendola tra due: giocare una carta, costruendo quindi il relativo edificio, oppure sacrificare un numero variabile di carte agli Dei, ed il numero di carte utilizzate influenza la potenza del "miracolo" ottenuto in cambio del sacrificio. Gli Dei, da quel che si legge nelle regole, appartengono al pantheon romano, sebbene il gioco avrebbe potuto essere ambientato praticamente ovunque.

Giocare una carta è un'azione che segue regole ben precise: si può costruire un edificio solamente se abbiamo sulla nostra plancia una pedina in legno che lo rappresenti (i giocatori iniziano la partita con 2 pedine per ogni edificio sulla loro plancia, e possono aggiungerne altri durante la partita). Ogni edificio ha un effetto particolare una volta giocato, e deve essere collocato secondo altre regole ben precise: il primo edificio va messo su un'area che sia al bordo della mappa, e gli altri devono per forza essere adiacenti (si può "aggirare" questa regola pagando punti vittoria, il che può essere utile in alcune situazioni, come per esempio quando non abbiamo più aree edificabili). Naturalmente, un edificio deve essere costruito nel territorio specifico (costruire un porto su una montagna ha poco senso, in effetti). La costruzione di un edificio comporta il fatto che la carta relativa va piazzata sulla plancia del giocatore a formare una colonna con le carte precedenti (fino ad avere sei colonne), ed i benefici delle carte incolonnate si ottengono a partire dalla prima in poi.

I templi fanno eccezione in quanto seguono regole differenti, ed il requisito per costruire ogni tempio successivo al primo è avere almeno una carta di ogni colore sulla plancia per ogni tempio (se, per esempio, volessi costruire il mio quarto tempio, dovrò avere 4 carte per ogni colore sulla mia plancia). Le pedine tempio non sono divise per giocatore, ma vengono piazzate in una riserva comune, e sono un fattore che può determinare la fine della partita.

L'unico territorio su cui non si può costruire è il villaggio dei barbari. Ogni esagono, come dicevamo, ha un villaggio tra le sue regioni, ed all'inizio della partita ogni villaggio ha un segnalino di punti vittoria su di esso, il cui valore dipende dal numero di aree che circonda il villaggio. Appena tutte le aree attorno al villaggio sono occupate da pedine dei giocatori, il giocatore con il maggior numero di armate in quell'esagono "conquista" il villaggio ed i relativi punti. Le armate, ai fini del gioco, sono classificate come edifici militari, per la cronaca.

Il sacrificio agli Dei, invece, consiste nello scartare un numero di carte a scelta dalla propria mano, invocando il potere di una delle sei divinità presenti, ed il potere cambia in base al numero di carte scartate.

La partita termina quando tutti i templi sono stati costruiti, o quando tutti i villaggi barbari sono stati distrutti. Quando una di queste due condizioni si verifica, tutti i giocatori completano il proprio turno, e poi calcolano i punti vittoria (che dipendono da edifici e risorse e ovviamente anche dai villaggi barbari conquistati), e chi fa più punti vince.

A prima vista, Deus sembra un gioco in cui si deve massimizzare la posizione dei propri edifici per fare più punti possibile, tenendo conto delle abilità speciali di ogni edificio ed eventualmente decidendo quali carte edificio scartare per ottenere i doni divini. Il tema, sempre a prima vista, è davvero poco sentito (non è un caso che l'autore abbia scelto il pantheon Romano per un gioco che forse sarebbe stato, dal punto di vista culturale, più vicino ad altri popoli antichi mediterranei come i Fenici o meglio ancora i Greci), ma dalla lettura del regolamento ci sembra che il gioco offra una sfida serrata e avvincente per gli amanti del genere. Naturalmente, attenderemo una completa ed approfondita prova su strada prima di poter dire se questo Deus eguaglierà il successo di Troyes.

La prima apparizione di Deus è prevista per la prossima fiera di Essen, in inglese e francese da Pearl Games (la casa editrice di Dujardin) e in tedesco da Heidelberger. E chissà che da qui a fine anno non si faccia avanti qualche editore nostrano per una localizzazione.

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