Sulla scena ludica nazionale si affaccia una nuova realtà editoriale, Demoelâ (con tanto di accento circonflesso sulla “a”), che si presenterà ai giocatori europei al prossimo attesissimo appuntamento di Essen con un titolo tutto italiano sia per autori, gli esordienti Alberto Barbieri e Luigi Cornaglia, sia per argomento. Stiamo parlando di Zena 1814 (Zena è il nome con cui colloquialmente, ancora oggi, i genovesi parlano della loro città), un gioco ambientato tra l’aprile e il novembre dell’anno 1814, quando Genova conobbe un breve periodo di ritrovata indipendenza dal giogo francese, dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte a Jena, prima della sua annessione al Regno di Sardegna.
Con il bellissimo disegno della plancia a cura di Luigi Berio e quelli di opere d’arte del periodo raffigurate sulle carte di gioco, Zena 1814 si avvale della consulenza editoriale e dell’intervento sulla grafica di soggetti conosciutissimi tra gli appassionati italiani di boardgame: la prima, infatti, è stata offerta dalla Post Scriptum, mentre la grafica è a cura di Paolo Vallerga e della sua Scribabs.
In Zena 1814 da 2 a 5 giocatori ricopriranno i ruoli di altrettanti famiglie altolocate dalla Genova della prima metà dell’800 con lo scopo di collaborare per riportare all’antico splendore la Repubblica marinara e, contemporaneamente, essere riconosciuti vincitori. Pur essendoci, infatti, una serie di occasioni nelle quali i partecipanti potranno fornire insieme supporto a una determinata sfida o azione nel gioco, alla fine ci sarà sempre un solo vincitore.
A una lettura del regolamento, Zena 1814 appare un classico gioco di piazzamento lavoratori, fortemente ambientato grazie al bellissimo tabellone che raffigura una vista della Genova antica con le locazioni funzionali alla partita a spiccare sul paesaggio (il porto, la cattedrale, il palazzo, il forte, la banca e le strade della città vecchia) e alle carte che, oltre a riportare quadri d’epoca, sono indicate con nomi caratteristici della parlata genovese del periodo.
Il materiale di Zena 1814 comprende, oltre al già citato tabellone, anche una dotazione di omarini di legno (il termine ”omarini” è stato sdoganato nella recensione di Carcassonne: corsa all’oro) che formano la “famiglia” di ogni giocatore a sua volta composta da un capo-famiglia, una dama e da duerampolli (i meeple sono sagomati in maniera differente per distinguere i diversi componenti che, a loro volta, possiedono un differente valore numerico utilizzato per determinare in una fase specifica della partita chi ha il controllo di un’area della città). Ogni giocatore, inoltre, possiede una riserva di “cubi influenza” del proprio colore, il cui utilizzo vedremo in seguito. Non mancano poi le monete che, ci informano gli autori, rispecchiano quelle in uso nel periodo in cui è ambientato il gioco con un diverso taglio rispetto alle originali solo per una questione di semplicità di gestione della partita.
A farla da padrone ci sono poi le carte, oltre 100, suddivise in carte obiettivo, azione, Forte (legate in maniera specifica all’omonima locazione sul tabellone) e così via. Tutte le carte sono collegate a un determinato luogo del tabellone e, quando messe in gioco, vanno posizionate accanto al rispettivo edificio.
Si può giocare a Zena 1814 con un regolamento introduttivo molto semplificato e uno “per esperti”. La lettura del manuale scorre però rapida ed è facile destreggiarsi tra le due versioni del gioco senza rischio di “mal di testa” da interpretazione. Elemento che abbiamo molto apprezzato.
Il gioco si sviluppa nell’arco di 8 turni a rappresentare gli altrettanti mesi di “nuova speranza” che la città di Genova visse dopo la caduta di Bonaparte. Ogni turno è scandito dalla pesca di una apposita carta evento che fornisce subito un certo introito a ogni famiglia, indica un determinato luogo della città dove si avrà un effetto supplementare durante le fasi successive e altre istruzioni ancora.
Durante ciascuno degli otto turni che compongono una partita a Zena 1814, si svolgono quattro fasi: la prima è quella della pesca dell’evento di cui abbiamo già detto. Successivamente c’è una fase dedicata alle azioni, una a quella della risoluzione degli effetti delle carte in gioco e una di fine turno. Senza addentrarci a fondo nel regolamento, il cuore del gioco è nel mettere sul tavolo le proprie carte durante la fase azione. Come detto, ogni carta è collegata a una determinata locazione cittadina su cui possono essere giocate anche più carte, sebbene al termine del turno rimarranno sul tavolo, per ciascun luogo, solo le tre carte giocate più recentemente.
Chi gioca una carta deve obbligatoriamente posizionare su di essa un proprio cubo influenza a indicare che ne è il promotore. In questa fase, al di fuori del proprio turno, ma in rigoroso ordine di gioco, gli altri partecipanti possono decidere di “collaborare” allo sviluppo della carta, pagando un determinato importo in denaro per posizionare un cubo influenza sulle posizioni disponibili. Ogni carta può ospitare fino a tre sostenitori e, ovviamente, i vantaggi forniti dalla carta saranno condivisi tra tutti coloro che l’hanno influenzata con i propri cubi in misura decrescente a partire dal giocatore che l’ha messa sul tavolo.
Si possono giocare carte o influenzare quelle degli avversari solo se si possiede almeno uno dei propri meeple sulla locazione specifica sul tabellone. Il movimento dei propri famigliari avviene all’inizio di ciascuna fase azione senza limitazioni di sorta, per cui ogni giocatore può posizionare i suoi emissari a ogni turno, secondo la strategia che pare in quel momento più congeniale agli obiettivi di lungo termine.
Le carte sono poi contrassegnate da un’icona che le individua come permanenti, temporanee e “sfida”. Queste ultime richiedono che il giocatore che le ha messe in gioco effettui un tiro di dado per verificare se la sfida è stata risolta o meno (una tratta commerciale particolarmente difficile o altri compiti ardui). Il risultato del dado può essere influenzato dalla spesa di denaro da parte di ogni giocatore che ha deciso di influenzare la carta con un proprio cubo. Questo tipo di carte possono rimanere in gioco, se la sfida non viene risolta, oppure determinare una condizione di “vittoria” o di “sconfitta” che si ripercuote in maniera positiva o negativa su tutti i giocatori che hanno un proprio cubo influenza su di essa.
Al termine del turno, prima della fase di aggiornamento della plancia finale, i giocatori determinano anche chi di loro ha il controllo su ciascuna locazione sulla plancia, in base alla presenza dei propriomarini. Ovviamente il valore di ciascun meeple è diverso, con il capo-famiglia in testa e i rampolli in coda al treno della lista VIP. La dama, invece, pur fornendo tanti punti, vale solo se accompagnata da un altro membro della famiglia (tranne nelle strade della città vecchia, dove può dire la sua anche senza l’accompagno). Il controllo fornisce le risorse della locazione al giocatore che domina sugli altri.
Una partita a Zena 1814 termina, come detto, allo scadere dell’ottavo turno, momento nel quale, ai punti ottenuti durante la partita e registrati sull’apposito contatore presente sul fondo del tabellone di gioco, si sommano quelli per il denaro posseduto e per le carte obiettivo possedute le cui condizioni sono state soddisfatte.
Questo Zena 1814 ha già riscosso giudizi entusiastici in rete e, pur non presentando elementi particolarmente innovativi riguardo alle meccaniche, pare senz’altro intrigante, anche per l’ambientazione storica seguita con rigoroso metodo filologico (sul regolamento c’è un’ampia sezione che ripercorre associazioni, enti e persone che hanno collaborato alla corretta definizione dei temi) e per l’ottima grafica che riusciamo a percepire dai materiali digitali in nostro possesso. Zena 1814 sarà presentato a Essen 2015 in una versione multilingue che, oltre all’italiano, comprende il tedesco, il francese e l’inglese. Allo Spiel avremo così modo di vedere da vicino questo nuovo prodotto italiano, testarlo in maniera più approfondita in attesa di una recensione accurata. Nel frattempo non sbagliate e stay Gioconomicon.