Quante volte aggirandoci per una grande città ci siamo detti: “Fosse per me, toglierei di mezzo quel palazzo”. Oppure: “Ma chi ha pensato di mettere un centro commerciale vicino al parco?” Ora, avremo finalmente la possibilità di dimostrare quanto davvero ci intendiamo di architettura urbana grazie a Quadropolis, nuovo prodotto in casa Days of Wonder.
Sull'onda del successo di titoli come “Suburbia”, o “New York 1901” l'editore americano, recentemente protagonista della muscolare campagna acquisti di Asmodee – e distribuito in Italia da Asterion Press – si lancia nell'affollato universo del city building con l'ultima creatura firmata dall'autore esordiente François Gandon, consulente finanziario di giorno, game designer di notte. Presentato in anteprima alla scorsa BGG.con,”Quadropolis” ha avuto una gestazione più lunga del previsto. Inizialmente annunciato con il nome di “City mania”, poi modificato nel titolo attuale, il gioco doveva essere uno dei cavalli di punta della Days of Wonder alla fiera di Essen 2015, ma alcuni ritardi hanno impedito il lancio nella kermesse di ottobre…
Poco male, comunque, perché sembra che il debutto sui tavoli sia ormai alle porte e, oltretutto, in un'occasione non meno importante: la celebre Spielwarenmesse, fiera di Norimberga appuntamento immancabile di inizio anno per tutti gli operatori del settore, che si terrà dal prossimo 27 gennaio al 1° febbraio nella città tedesca.
Intanto, partiamo da una certezza: i componenti, a detta dei primi test avvenuti oltreoceano, sono di prima classe, in linea con il catalogo di riferimento. Si tratta di un aspetto determinante in un gioco dalla simile tematica; costruire città attraverso delle tessere richiede una grafica semplice, chiara e in grado di assicurare il massimo dell'immersione ai giocatori. E chi meglio di Days of Wonder è sinonimo di qualità, ricercatezza dei materiali e illustrazioni chiare e di pregevole fattura? Anche questa volta, la casa a stelle e strisce pare essere all'altezza della sua fama e questo non può che rappresentare un fondamentale punto a favore di “Quadropolis”.
I lussuosi componenti hanno avuto un ruolo anche nella definizione del nome del gioco, determinando l’abbandono del più generico “City mania”: le tessere attraverso cui i giocatori dovranno cercare di costruire l'area urbana sono infatti di forma quadrata, così come la plancia centrale di formato 5×5 che verrà via via occupata dai tasselli più piccoli, mentre ciascuno avrà di fronte a sé la propria città personale da completare, di dimensioni 4×4. E se non bastasse, ogni partita si svolgerà su quattro turni, ciascuno scandito da quattro fasi.
“Quadropolis” è un gioco da 2 a 4 giocatori, in cui i partecipanti impersonano il ruolo del sindaco di una città contemporanea. Scopo del gioco è totalizzare il massimo dei punti vittoria edificando l'area che più rispecchia i bisogni dei propri cittadini, a partire dai palazzi, passando per le aree verdi fino ai parcheggi e tutte le altre strutture tipiche delle metropoli moderne.
Ogni giocatore avrà a propria disposizione un pool di architetti, che determinerà la strategia perseguita per il raggiungimento dei propri obiettivi. Giocando una pedina architetto per turno, sarà possibile prendere certe tessere costruzione dal tabellone generale e piazzarle nella propria plancia personale. Bisognerà comunque tenere conto del valore numerico dell’architetto indicato sul tassello: se, ad esempio, è il numero due, la tessera andrà presa dalla seconda colonna, oppure nella riga di eguale numerazione e, allo stesso modo, andrà posizionata in un'area compatibile della nostra città in divenire. Insomma, ciascun turno andranno prese decisioni molto importanti, dal momento che le tessere sono limitate, essendo appannaggio di tutti, mentre lo spazio personale è vincolato dal tipo di lavoratori.
C'è poi l'urbanista a rendere le cose ancora più difficili. Ogni volta che un architetto è utilizzato per selezionare una porzione da edificare, la pedina nera si muoverà proprio al posto della tessera selezionata, rendendo con ciò bloccati i tasselli nella medesima riga e colonna in cui si trova. Ciascuna tessera, poi, a seconda del tipo di edificio rappresentato, consentirà di prendere dei bonus o di posizionare nuovi elementi alla propria area urbana, come, ad esempio, le fabbriche. Ciascuna struttura, però, porta con sé benefici – o danni – come nella vita reale, di modo che, ad esempio, una nuova abitazione porterà in dote due nuovi abitanti, mentre un’industria aumenterà l'energia disponibile, alzando, però, il livello di inquinamento. Sarà possibile piazzare tessere di tipo residenziale una sopra l'altra, per ottenere un maggior numero di punti vittoria alla fine. L'importante è che ciascuna porzione sia occupata, altrimenti non verranno tenute in considerazione per decretare il vincitore.
Ed è altrettanto fondamentale distribuire correttamente le pedine degli abitanti e quelli dell’energia. Il danno potenziale di tenere aree libere è molto elevato, se si pensa che, al termine della partita, tutte le tessere in cui non si troverà sopra alcuna pedina saranno automaticamente escluse dal conteggio finale. Nel determinare il valore della nostra città verranno anche considerate le aree pubbliche – una per ognuno dei quattro distretti aumenta i punti totalizzati – oppure le prossimità tra aree contigue, ad esempio tra fabbriche e porti.
Oltre alla versione base del gioco, nel regolamento verrà introdotta la possibilità di sistema più ostico, da esperti, l'utilizzo di architetti comuni e non suddivisi in base al colore per ciascun giocatore. Ciò dovrebbe rendere le scelte ancora più difficili e determinanti, a discapito, forse, del divertimento di vedere nascere sotto i propri occhi la nostra città dei sogni. Tutti da valutare, invece, gli effetti sulla componente interattiva, che, forse, potrebbe davvero costituire il banco di prova definitivo per la promozione – o l'eventuale bocciatura – di questo titolo.
La curiosità di provare “Quadropolis” è indubbiamente elevata, a partire proprio dai materiali, classico standard Days of Wonder in un ambito inedito: quanto basta per sedersi al tavolo con entusiasmo e esaminare il tutto più da vicino. Il marchio, da par suo, costituisce la migliore garanzia per il prodotto, sinonimo di qualità anche nei titoli che, magari, presentano meno spunti innovativi sul fronte delle meccaniche o del coinvolgimento. In questo caso, il filone urbanistico indubbiamente molto in voga – si pensi non solo a “New York 1901”, ma anche, ad esempio al recente Between two cities della Stonemaier games che abbiamo presentato in altra occasione –lascia il dubbio che molte idee siano già state “spremute”. Siamo certi che puntare su un tema trendy possa giovare alle vendite, ma, guardando anche all'originalità e all'interesse generale di un titolo, ci riserviamo di sospendere il giudizio fino all'imminente prova su strada, fissata per il prossimo marzo anche in lingua italiana.