Gli amanti dei titoli dalla prorompente componente tattile e visiva sono avvertiti: Dragon Castle è in arrivo sui vostri tavoli!
La Horrible Games, cui non è mai mancato un occhio di riguardo circa la qualità dei materiali da gioco, porterà in anteprima nella imminente Essen Spiel questo titolo liberamente ispirato al solitario effettuato con i pezzi del Mahjong. La versione italiana, distribuita da Ghenos Games, è in programma per la vicina Lucca Comics & Games.
Si tratta di un gioco sviluppato in casa: il trio di autori è infatti tutto italiano. Stiamo parlando di Lorenzo Silva (Pozioni esplosive), Hjalmar Hach (Photosynthesis) e Luca Ricci (The Vampire, the Elf & the Cthulhu). Gli chef li abbiamo presentati, gli ingredienti sono in tavola, toccherà ora assaggiare il gusto di questa pietanza ludica!
In una calda serata di ottobre ci siamo incontrati proprio con uno degli autori, il buon Luca Ricci, che ha gentilmente acconsentito a mostrarci la sua creatura. Subito l’occhio ha avuto la sua parte: le illustrazioni di Cinyee Chiu meritano infatti una menzione d’onore! A partire dagli eterei draghi fino alle bestie più comuni, ogni disegno aiuta a calarci nell’ambientazione; quando il setup viene completato e la fortezza composta dai pezzi del Mahjong è stata eretta, quasi sembra di sentire in lontananza una antica canzone cinese.
Avvisiamo: l’ambientazione potrebbe non sentirsi a lungo, visto che il gioco è in buona sostanza un astratto, ma l’ottimo lavoro svolto sul comparto estetico va certamente riconosciuto.
Passiamo a dare un’occhiata al regolamento vero e proprio: prima di iniziare, però, per quei pochi di voi che non conoscono il Mahjong occorre un rapido ripasso. Pur non essendo un gioco così antico come spesso si è portati a pensare (deve ancora spengere le sue prime duecento candeline), il Mahjong è molto diffuso in Cina e in Giappone, anche se con delle versioni di regolamento differenti. In genere è considerato relativamente simile al Ramino o alla Scala 40, in quanto si tratta di pescare una tessera e scartarne un’altra dalla propria mano, reiterando questo semplice procedimento fino a che qualcuno non possa chiudere la manche.
Sappiate, ora, che queste informazioni, gentilmente concessevi da Gioconomicon, sono assolutamente irrilevanti per quanto stiamo per esaminare. Il gioco da cui Dragon Castle è ispirato è in realtà la versione solitaria del Mahjong, che con il gioco originale c’entra ben poco. Trattasi, infatti, di porre i pezzi del Mahjong in certe disposizioni prefissate, ogni tessera mostrante la propria figura incisa. A ogni turno, il giocatore dovrà scartare una coppia con la stessa figura, tenendo conto di una sola regola: è possibile selezionare un pezzo per fare una coppia solo se questo è visibile e ha almeno un lato lungo libero, ovvero non gli è adiacente nessun’altra tessera. L’obiettivo è quello di riuscire a scartare tutti i pezzi.
Tutto qui, ma non è così semplice come appare.
Ma torniamo a noi: Dragon Castle, dicevamo, parte da un concetto estremamente simile a quanto appena descritto. Il giocatore di turno verrà chiamato a selezionare un pezzo “libero” dal livello più alto del castello, dopodiché avrà tre scelte a disposizione: potrà scartarlo per ottenere un punto vittoria, oppure tenerlo e acquisire un sacrario (allo scopo di fare più punti successivamente), oppure potrà selezionare, se disponibile, un’altra tessera con incisa la stessa figura e tenere entrambe. Se ha incamerato dei pezzi, potrà quindi liberamente disporli all’interno della propria plancetta personale, occupando gli spazi prestampati o anche impilandoli su più livelli.
Il sistema di punteggio è immediato: nel momento in cui nella propria plancetta almeno quattro pezzi dello stesso colore sono adiacenti ortogonalmente (non importa se sono su livelli differenti), allora vengono consolidati (voltati con il lato inciso nascosto) fruttando punti in base al loro numero.
Ovviamente non è tutto qui, perché dopo aver chiuso un gruppo di tessere è sempre possibile posizionare un sacrario (o più di uno, per certe tipologie di pezzi) su una di queste; così facendo otterremo un punto se l’avremo messo al primo livello, due punti se al secondo e tre punti se al terzo. Una corretta gestione delle altezze sembra quindi necessaria alla vittoria (e non senza ragione!).
Tralasciamo al momento la presenza di pezzi dalle tipologie differenti (divisi in tre semi “comuni”, le fazioni, e tre semi “speciali”, ovvero i venti, i draghi e le stagioni); completiamo questo breve excursus dicendo che la partita procede facendo giocare a turno ogni partecipante fino a che il castello originale da cui prelevare i pezzi non è ridotto a un solo livello. Da quel momento diventa disponibile una nuova azione speciale, alternativa alle precedenti, ovvero prendere uno dei segnalini Conto alla rovescia. Ognuno di essi vale due punti vittoria e ve ne sono solo in quantità limitata: al termine della scorta la partita finisce.
Sembra tutto facile, magari con un paio di partite sotto la cintura potreste già millantare di aver capito la strategia ottima di posizione dei pezzi. Beh, in tal caso non potreste essere più lontani dalla realtà: all’inizio di ogni partita è infatti possibile pescare un drago e uno spirito animale che cambieranno le regole del gioco. Il drago aggiungerà una nuova modalità per fare i punti, mentre lo spirito fornirà un potere esclusivo (o un nuovo tipo di azione) valido per la partita in corso. Potrà quindi capitare la situazione in cui costruire torri più alte possibile sarà l’obiettivo principale, oppure quella in cui si punterà a chiudere più gruppi possibili; spesso, poi, entreranno in gioco anche le tipologie differenti dei pezzi, o il loro valore. Le opzioni sono così tante che sembra difficile potersi adagiare su una tattica generale, al contrario a ogni partita sembra sarà necessario lavorare di ingegno per capire come meglio agire.
Dragon Castle è un titolo che ha di certo generato un notevole interesse, e al primo impatto possiamo dire che queste aspettative sembrano ben riposte. Si tratta di un gioco decisamente rapido, anche quando giocato per la prima volta, ma che sa offrire delle scelte significative a ogni turno. Talvolta si presta anche a qualche conteggio, ma pare difficile che possa offrire spunti significativi per la paralisi d’analisi. In genere, la cosa che più ho apprezzato è che al termine della prima partita ho avuto ben chiaro in mente cosa fare per migliorare il mio punteggio (ad esempio, avevo terminato con un sacrario di troppo, non sfruttando al meglio le mie possibilità realizzative), cosa che spesso stimola l’immediata richiesta di una rivincita… Peccato però che una seconda partita sia dotata di una nuova combinazione di drago e spirito animale, per cui ogni certezza tattica dovrà essere costantemente messa alla prova.
Dragon Castle sembra un gioco semplice, ma non banale, dove ogni regola sta al posto giusto. Un esercizio di sintesi notevole, a cui si aggiunge un effetto visivo del tavolo preparato assolutamente piacevole, così come piacevole è la componente tattile. La sfida a due si preannuncia particolarmente “cattiva”, visto che scartare le tessere che servono all’altro diventa una tattica del tutto percorribile, ma anche in quattro c’è comunque una interazione significativa, seppur del tutto indiretta. Le numerose combinazioni di draghi e spiriti animali non potranno che giovare alla longevità del gioco, che sembra tra l’altro adatto a differenti palati; non fatico ad immaginare più di qualche neofita attirato in questa maniera nel colorato mondo del gioco da tavolo!
Si tratta, quindi, di un successo annunciato? Non sarebbe male, per orgoglio patrio, mettere un’altra tacca in questo conteggio. Per saperlo con certezza, però, dovremo attendere l’uscita di Essen, nonché, ovviamente, la nostra recensione una volta che riusciremo a mettere le mani sulla versione italiana prevista per la prossima Lucca Comics & Games.