mercoledì 25 Dicembre 2024

Heroquest 2020: un ritorno a metà

Il 12 settembre di questo anno terribile, l’afosa estate è stata ulteriormente riscaldata da una vera e propria notizia bomba: un sito web nel dominio Avalon Hill riportava un conto alla rovescia di 10 giorni, su cui capeggiava la scritta HeroQuest.

Dopo le tristi vicende di Heroquest 25, e la notizia dell’acquisizione dei diritti su “Heroquest Legacies”, il pubblico ludico aveva bisogno soltanto di questo fiammifero – che in realtà era più un incendio – per infiammarsi. HeroQuest finalmente ritorna! Naturalmente, il countdown non ha nemmeno fatto in tempo a partire, che le illazioni e le supposizioni in rete già si sprecavano, tanto da poterci davvero scrivere un libro: c’era chi sospettava un gioco con app, e chi addirittura era sicuro che si trattasse di un videogame. Ma l’account apposito su Twitter recitava inconfutabili parole: “board game”. I giorni passavano, le ipotesi si accumulavano, mentre alcuni conti non tornavano… niente coinvolgimenti della Games Workshop? Come fare a riprodurre la stessa atmosfera del 1989 senza i Fimir o i Guerrieri del Caos? Sarà lo stesso gioco? Avrà regole campagna? Mille domande, ma come risposta solo alcune immagini teaser che mostravano dadi e una carta praticamente identici a quelli originali, solo più “svecchiati”.

La possibilità che la Hasbro stesse preparando una ristampa di HeroQuest si faceva sempre più plausibile, mentre il coinvolgimento di Hasbro Pulse, cioè la piattaforma di crowdfunding proprietaria di Hasbro, faceva tristemente presagire un ricorso al finanziamento. Ma la fiducia era tutta lì, l’attesa era spasmodica, mentre il conto alla rovescia scendeva a due giorni… poi a uno. E così, il 22 settembre, migliaia di persone erano dinanzi ai monitor (noi si giocava a HeroQuest per ingannare l’attesa…), ed ecco scoccare il fatidico orario: le 18:00. Ovviamente, anche se per qualche istante, il sito ufficiale va in sovraccarico, ma subito dopo compare la pagina ufficiale: HeroQuest è tornato! Purtroppo per quasi tutti i fan, la doccia gelata arriva immediatamente: si può finanziare HeroQuest su Hasbro Pulse, ma solo se sei in Nord America. Niente resto del mondo.

Peccato, perché di fatto i due livelli di pledge permettevano di portarsi a casa il gioco in perfetto restyling anni 2000, con tanto di miniature bonus e persino delle prime due espansioni storiche. Certo, le prime spedizioni partiranno a fine ottobre 2021, quindi non solo un altro anno di attesa, ma  comunque lasciando fuori una gigantesca fetta di mercato.

Ma, delusione a parte, cosa ci porta questo nuovo HeroQuest? Il gioco in sé non sembra assolutamente cambiato, al di là del restyling massiccio della grafica (che comunque ricalca quasi fedelmente quella dell’edizione 1989) e delle miniature, di cui parleremo tra un attimo. Dalle foto pubblicate, si tratta dell’edizione U.S.A., quindi con carte incantesimo specifiche (i Dread Spell) che non erano presenti nelle edizioni europee. Tra le miniature bonus accessibili solo a chi finanzierà il progetto, compare persino il buon Sir Ragnar, quindi tutti gli indizi (e le foto pubblicate) puntano a una ristampa tirata a nuovo: stesse regole, diverso approccio grafico.

Naturalmente è stato curato il politically correct: come ci si aspettava, non solo il personaggio elfo è nella versione femminile, ma le miniature degli eroi bonus sono gli alter ego dell’altro sesso; e persino tra i mostri viventi ci sono maschi e femmine in percentuali uguali. Altrettanto ovviamente, ogni riferimento alla Games Workshop è sparito: niente Impero, niente Fimir (sostituiti da una sorta di uomini-pesce), il mitico Gargoyle è qui rappresentato da un demone armato di ascia al posto della frusta; e i guerrieri e maghi del caos ora sono Dread Warriors e Dread Sorcerers. Le illustrazioni sono modernizzate, ma persino lo stile grafico è rimasto lo stesso, come i pezzi inclusi nella confezione. Ah, già: niente mobili in cartoncino colorato, ma repliche in plastica degli stessi, assolutamente fedeli agli originali fin nei teschietti e topi montabili.

Ma naturalmente Stephen Baker è stato coinvolto nel lavoro: la Hasbro lo ha chiamato a scrivere nuove imprese, come racconta lui stesso. Dunque, nel gioco, non avremo soltanto la riedizione delle vecchie missioni, ma anche altre inedite racchiuse in un libro bonus, firmato  appunto da Baker.

Cosa pensare, in ultima analisi, di questo nuovo-vecchio HeroQuest? In qualsiasi modo la Hasbro avesse affrontato la situazione, con ogni probabilità avrebbe scontentato una fetta di utenti. Diversi appassionati di dungeon crawling si lamentano che alla fine il gioco è sempre lo stesso; e dobbiamo ammettere che nel 2020 usare ancora due dadi per il movimento, causando situazioni davvero paradossali sul tavolo di gioco, è una cosa che non funziona – e  che peraltro sarebbe stata evitabilissima dando valori di movimento, o anche solo bonus al tiro di un solo dado, a ognuno dei quattro personaggi. Dall’altra parte, però, ci sono quelli che sono pronti a giurare, prove alla mano, che HeroQuest è la perfetta introduzione non solo ai dungeon crawler, ma persino a tutti i giochi di avventura fantasy. Dopotutto, non è un caso che ci sono stati così tanti tentativi di imitazione di HeroQuest. Chi ha ragione? Ebbene, in questo caso noi ci sentiamo di dar ragione… a chi la pensa come voi. Perché HeroQuest, probabilmente, non è solo un gioco. Ha cambiato letteralmente la vita a moltissimi che oggi sono appassionati di giochi da tavolo. Ha aperto la strada alle miniature nel mercato di massa. Ha innovato, in maniera massiccia, quando è uscito. HeroQuest è quasi un credo, una sorta di Graal del mondo ludico, e il suo a lungo profetizzato ritorno sembra esso stesso uscito da una leggenda fantasy.

Certo, è un ritorno a metà, perché per ora resta confinato in uno solo dei continenti mondiali (al netto di prevedibili speculatori comparsi già nella prima ora del crowdfunding); ma è pur sempre il ritorno di una reliquia sacra del gioco da tavolo, di un qualcosa che ci ha cambiato i giorni e le serate ludiche, che ci ha fatto sognare, che ci ha aperto le porte dei boardgame, ben al di là degli già all’epoca scontati family game. HeroQuest è ancora il top di gamma? Ovviamente no; ma l’evoluzione ci insegna che non occorre essere una Ferrari per essere perfettamente funzionanti. Anzi… e così, anche se per ora orfani della sua luce ludica, che non splende ancora al di qua dell’Atlantico, ci sentiamo di alzare la sacra coppa dei giochi American e brindare al ritorno del più grande degli Antichi. Le leggende non muoiono mai, no? Quindi lunga vita a HeroQuest!

Oh, e se fosse possibile… suvvia, Hasbro, importalo pure in Europa.

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