La scorsa settimana ci trovavamo alla fiera di Norimberga, un evento davvero unico per dimensioni e protagonisti, un’esperienza veramente interessante.
Il mercato era li, aziende praticamente da ogni angolo del globo; qualche ora negli immensi corridoi della messe e si dimenticava anche di essere in Germania. Ma la temperatura ce lo ricordava bene dove eravamo… Non si fa tardi la sera a Norimberga: le taverne chiudono presto, la neve ricopre i vialetti, fa davvero freddo. Tornati in albergo abbastanza presto da poter seguire l’ultimo telegiornale notturno (per quanto si riesca a capire dal tedesco), quando meno ce lo aspettavamo: ecco un servizio dall’Italia…
Ci era giunta l’eco di un consiglio dei ministri straordinario che cercava di approvare il decreto sul federalismo nonostante la votazione finita in parità alla bicamerale. Per quel poco che sapevamo, ci sembrava un avvenimento curioso, sicuramente raro, magari da approfondire. Talmente unico da attirare l’attenzione dei media tedeschi, ci illudevamo. Ma per quanto le telecamere si soffermassero sul volto del presidente del consiglio, quello che ci apprestavamo a vedere era la consueta e noiosa carrellata di escort e festini… e nulla di più. Se non fosse stato per le sexy vicende di Arcore, nella pagina degli esteri l’Italia non sarebbe neanche citata.
Fare informazione non è facile. Lo capiamo perfino noi che lo facciamo solo per vocazione. E’ difficile distinguere quello che la gente vuole (morbosamente) sapere da quello che è importante raccontare. A volte la scelta è compromettente. Questo stesso editoriale potrebbe esserlo.
Ma anche noi vogliamo raccontare l’Italia, quella che conosciamo: l'Italia del gioco. Siamo andati a raccontarla agli editori tedeschi e americani e ve la vogliamo raccontare cosi come l’abbiamo vissuta nel salone di Norimberga. Autori, editori, distributori: la squadra italiana è stata assolutamente alla pari delle altre nazioni, coinvolta nei progetti internazionali e propositiva con le idee che ci distinguono (basti pensare all’editore torinese che concordava l’edizione tedesca di un gioco fatto da un pisano in collaborazione con la band svedese).
L’entusiasmo nel volto dei nostri creativi ludici, forti di un accordo appena firmato, ci ha piacevolmente contagiato e ci portava ad esultare con loro all'idea che un gioco venisse distribuito anche in Cina o in India.
E' stato piacevole anche parlare con gli editori d'oltralpe e scoprire che praticamente tutti i grandi titoli avevano gia uno o più operatori gia pronti a stampare l'edizione italica. Magari non contemporaneamente, ma sempre con meno divario temporale. Gli editori stranieri lo sanno che un interessante numero di ordini gli arriva direttamente dai giocatori Italiani (lo sa bene la Rio Grande) ma quello che si augurano (e ci augurano) è di avere sempre meno ordini da loro e più giochi tradotti da noi.
C’è una voce che circola su internet, che dice che l’immagine dell’Italia all’estero è compromessa da bunga bunga e simili. Non possiamo confermarvi questa visione: siamo stati tappati quattro giorni nel salone della Spielwarenmesse, ma possiamo invece assicurarvi chel’Italia dei giochi da tavolo è vista come sinonimo di qualità e buone prospettive. Ed è questa l’immagine che ci piace raccontare: grandi aspettative per un mercato che crescerà ulteriormente negli anni a venire. Lo crediamo noi, lo credono anche gli operatori stranieri.
E forse, lasciatacelo dire, ci credono anche perchè erano piacevolmente stupiti di avere a che fare con una testata non tedesca (seppur amatoriale) che dimostrava di essere aggiornata e interessata alle loro produzioni.
Il settore crescerà, e noi con esso. E state sicuri che saremo qui per raccontarvelo.