No, non abbiamo conquistato un oggetto magico che ci permette di vedere nel futuro e non abbiamo nemmeno disturbato qualche potente divinità per svelarci i segreti dei Maghi di Seattle. Semplicemente, abbiamo messo insieme le varie informazioni di mercato rilasciate quest’anno e iniziato a speculare sul futuro dell’attuale edizione del gioco fantasy più popolare del mondo, alla luce di quanto annunciato dal produttore, imparato dal passato e di quanto sta accadendo nel mercato OGL.
Se consideriamo solo i prodotti “core”, la vita media di un’edizione di Dungeons & Dragons è di circa 6 anni (5,2 secondo ENworld), la quarta edizione di D&D è uscita dopo 5 anni dalla 3.5, edizione che ha ottenuto un discreto successo, un tempo apparentemente replicato nell’avvicendamento successivo (2008-2014), è dunque lecito chiedersi quanto siamo lontani da una sesta edizione. La risposta tuttavia, non è semplice e non solo perché puramente speculativa ma anche perché è possibile che una vera e propria sesta edizione non ci sarà mai o meglio, non sarà un’edizione che ridefinisce gli standard come accaduto nelle pubblicazioni precedenti.
Il brand Dungeons & Dragons sta andando benissimo, non solo a livello di copie piazzate (con l’italiano al secondo posto dopo l’inglese, con ben più di 30000 manuali venduti) ma anche come brand equity, il valore della proprietà intellettuale nel complesso. La Wotc ha eletto lo scorso anno, il 2019, come il migliore nella più che quarantennale storia del gdr, snocciolando una serie di dati impressionanti come 40 milioni di fan, 2 milioni di nuovi giocatori, con una percentuale di under 24 intorno al 40% e, con grande soddisfazione della Hasbro (che nel complesso registra perdite), sei anni di crescita consecutiva con numeri particolarmente significativi in Europa.
In un momento di ascesa cambiare edizione anzi, il solo annunciare una nuova edizione, castrerebbe la precedente provocando un calo di vendite prevedibile ed evitabile. A rafforzare questa idea, bisogna considerare come i progetti OGL vadano ancora fortissimo nonostante il catalogo ufficiale sia ormai ricco di alternative: la domanda dunque, è ancora viva e affamata. Se osserviamo il piano di uscite ufficiali, dichiarato a febbraio, notiamo che sebbene per i prodotti cartacei il programma non si spinga più in là del 2021, è prevista l’uscita di videogame basati su D&D per i prossimi cinque anni (a cominciare dal nuovo Baldur’s Gate, previsto per quest’anno presumibilmente in autunno). C’è poi da considerare il film per il cinema in lavorazione, che in base al successo allungherà la vita dell’attuale edizione e di cui sono prevedibili tie-in di vario tipo. Infine, bisogna tenere conto che ogni nuova edizione richiede un processo di migrazione dalla precedente che lascia indietro una certa percentuale di giocatori affezionati (specie se l’edizione è di successo come l’attuale), basti pensare che all’uscita di D&D 5e nel 2014, l’industry report di Roll20 segnalava un 15% di giocatori ancora legati alla 3.5, percentuale che ci ha messo sei anni ad arrivare al 2% del 2020, per non citare quanti ancora oggi giocano alle edizioni degli anni ‘80 o ai recenti reskin in odore di OSR. Ci sono dunque molti motivi per non credere che una sesta edizione sia alle porte e a metterci una pietra sopra è intervenuto anche Mike Mearls, co-lead designer dell’attuale D&D, dichiarandola lontana dai progetti.
Non è il momento di cambiare e addirittura potrebbe non esserlo per molto tempo se il modello di avvicendamento editoriale ciclico dovesse decadere per qualche ragione di mercato. Guardando per esempio in altri lidi dell’intrattenimento, il settore delle console da gioco sta sperimentando un aumento trasversale della durata del ciclo di vita delle varie piattaforme e i produttori, per fare mercato (essendo legati alla vendita della console stessa) stanno pensando di dare più peso alla retrocompatibilità per aumentare il numero di rilasci senza rischiare di perdere pubblico, almeno fino a quando non ci sarà una ragione determinante per fare un vero salto di versione. Un punto di singolarità sostanziale che per le console potrebbe essere un’innovazione tecnologica nei sistemi di interfacciamento, mentre per i gdr potrebbe essere rappresentato non tanto da un nuovo ruleset, quanto da un nuovo e diverso modo di fruire l’hobby.
L’articolista di ENworld Michael Tresca, identifica l’avvicendamento di Mike Mearls con Ray Winninger alla guida del brand come un segnale di rinnovamento e un possibile avvicinamento alla sesta edizione. Ma il vecchio Mike è ancora nello staff (o ci è ritornato) e sebbene l’episodio abbia generato un certo feedback negativo su Twitter, Andrew Girdwood sulle pagine di Geek Native suppone che il suo ritorno sia legato al prossimo annuncio di una nuova ambientazione più che ad una nuova edizione del gioco del drago rosso, una posizione a cui è facile sentirsi vicini se consideriamo come la retrocompatibilità sia stata considerata importante da altri prodotti leader di mercato, come la recentissima nuova edizione di Warhammer 40k.
Insomma, la quinta edizione sta bene e ci manda i suoi saluti.