Gli Americani li chiamano “Wargames”, gli inglesi “Board wargames” (per distinguerli dai wargames con le miniature), i Francesi “Jeux d’histoire”, i tedeschi “Kriegsspiele” e noi italiani “Giochi di simulazione storica”, ma sono sempre loro, i “giochi di guerra” commerciali che compriamo in scatole pronte per l’uso (previo sfustellamento delle pedine di cartone che rappresentano le unità in gioco). Tuttavia in questo e negli articoli che seguiranno, utilizzerò il termine più comune di “wargame”, così semplifichiamo le cose ed evitiamo confusione!
Tralasciando la “preistoria” dei wargame (che ci accomuna ai giocatori con le miniature), e al famoso Kriegsspiele (1812) del tenente prussiano Von Reisswitz che tanto fu sfruttato dal suo Stato Maggiore nelle successive guerre, il PRIMO wargame da tavolo vide la luce nel 1952 e si chiamava Tactics, inventato dall’americano Charles Roberts per divertire sé stesso e i suoi amici.
Qualche anno dopo, visto il successo della sua creatura, Roberts dette vita a una piccola società per stampare e distribuire (col nome di Tactics II) il suo gioco: la Avalon Hill Game Company fece così il suo ingresso nel mondo del gioco di società e fu un “botto” clamoroso.
I wargames costavano allora il triplo degli altri giochi da tavolo eppure i negozianti non facevano in tempo a esporre le novità (2 o 3 all’anno) che andavano subito esaurite. Stiamo parlando di tirature crescenti negli anni, da 20.000, 30.000, 50.000, 100.000 e fino a 250.000 pezzi che, se comparate alla media di 3-5.000 scatole di oggi, rendono bene l’idea di che razza di fenomeno fosse stato generato oltre oceano.
Ovviamente la cosa stuzzicò l’interesse anche di altre persone, e così nel 1966 un sergente americano (Wagner) e un marine (Smethers) di stanza in Giappone fondarono la rivista Strategy& Tactics (nota anche come S&T e pubblicata ancora oggi) che, oltre ad articoli storici e di approfondimento, in ogni numero offriva un wargame completo (con la mappa in cartoncino leggero, non comparabile certo a quella “montata” dei giochi Avalon Hill).
I due, con altri soci, crearono anche una società che supportasse e pubblicasse la rivista (la Simulation Publication Incorporated, nota nel nostro “mondo” come SPI) e successivamente anche dei giochi in scatola.
La SPI ebbe anche una grandiosa idea: alcuni dei migliori giochi apparsi su S&T furono anche ripubblicati in scatola… assieme ad altri che utilizzavano lo stesso sistema di gioco e trattavano di battaglie avvenute nello stesso periodo. Erano nati i Quadrigame: un regolamento unico, quattro mappe, quattro set di unità, qualche regola speciale per ogni battaglia e… per il prezzo di un wargames se ne potevano giocare quattro. Ne riparleremo prossimamente.
Tranquilli, la… storia della nascita dei wargame finisce qui, per quanto mi riguarda, ma ci tenevo a “presentarvi” i due responsabili iniziali di questo nuovo hobby : se invece volete maggiori informazioni potete andare a leggervi l’ottimo libro di Giancarlo Ceccoli, La Simulazione Storica(edito nel 2006 da AIEP).
In Italia i wargame furono importati a metà degli anni ’70. Ci furono ovviamente anche delle pubblicazioni “nostrane”, con in testa i giochi di Marco Donadoni & C. (editi dalla International Team), ma il grosso del mercato era e rimane tutt’oggi d’importazione.
Naturalmente cominciammo a organizzarci anche qui da noi e nacquero iniziative e club un po’ in tutta Italia: ci furono i primi raduni “nazionali” (con una manifestazione che migrava ogni anno in una città diversa), si lanciò il gioco postale per coinvolgere anche quei giocatori “isolati” che facevano fatica a trovare avversari in zona, e si tentò anche, pur senza ottenere il risultato sperato, di creare una Associazione Nazionale per coordinare queste iniziative. Finché uno dei Club più organizzati (il Tre Emme) prese decisamente il “testimone” in mano e la Convention Nazionale si fermò a Modena, divenendo, nel tempo, sempre più grande e sempre più aperta (giochi di ruolo, giochi da tavolo, giochi dal vivo, wargame con miniature, ecc.) fino a trasformarsi, qualche anno fa, in Play Il Festival Del Gioco.
Purtroppo, come sempre accade quando un ”filone” viene sfruttato in maniera esagerata, il proliferare di tanti nuovi wargames ogni anno portò a una frammentazione della base: ognuno aveva ovviamente dei sistemi di gioco o delle “serie” preferiti e diventava sempre più difficile trovare degli avversari che dividessero le stesse preferenze. Non parliamo poi di “allevare in casa” nuovi giocatori (3-5 ore di gioco sono sempre un deterrente per i giovani!) soprattutto con la concorrenza dei giochi su computer, divenuti così dinamici, colorati, rumorosi che quindi ebbero un successo travolgente.
Così negli anni ’90 i wargame subirono un drastico ridimensionamento e quasi tutte le ditte “storiche” fecero fallimento perché incapaci di adattarsi a una produzione ridotta.
Oggi, fortunatamente, sappiamo di poter contare ancora su poche aziende, gestite oculatamente e capaci di produrre wargames splendidi graficamente e molto giocabili, spesso in tempi ridotti rispetto al passato. Ogni gioco viene stampato in 2.000-4.000 copie e quasi esclusivamente dopo aver ricevuto una prenotazione di 500-750 copie direttamente dai clienti, in modo da poter dare il via alla produzione in tempi brevi, se il gioco suscita un buon interesse, sapendo di aver già coperto i puri costi di fabbricazione.
La prossima volta faremo due chiacchiere proprio su queste aziende e sulla loro produzione, quasi tutta ancora reperibile sul mercato, a beneficio di chi potrebbe essere interessato a… ingrossare i nostri ranghi!!!
L’altro argomento che esamineremo più da vicino è quello delle “serie”: wargame che utilizzano un regolamento o un sistema di gioco comune ma che possono spaziare su epoche o guerre diverse con minime variazioni delle regole.
Infine sarà interessante dedicare un po’ di spazio anche a quei titoli che fanno da “ponte” fra il gioco da tavolo moderno e il wargame classico: ce ne sono infatti alcuni molto interessanti che uniscono la profondità “strategica” propria dei wargame a un tempo di gioco ridotto, costringendo però i partecipanti a sfruttare al massimo i propri neuroni in ogni fase della partita per poter cantare vittoria alla fine. D’altra parte con l’adozione delle carte come “sistema base per la meccanica” di molti wargame, la somiglianza fra queste due branche del gioco da tavolo si è fatta sempre più stretta, la complessità e il tempo di gioco si sono ridotti e non è affatto raro, nelle serate ai club, vedere tavoli dedicati a entrambe le… specialità.