Lunedì scorso era stata avviata la prevendita di Nostromo, un boardgame prodotto da un emergente editore francese, la Wonderdice. Questo avvenimento ha generato un grandissimo scalpore non perché si tratta di un'opera basata su una licenza ufficiale dell'universo di Alien (ricordiamo che nel 2019 ricorrerà il quarantennale dell'iconica saga fantascientifica), ma purtroppo per il fatto che il titolo sembrerebbe stato sviluppato a partire dal concept di un autore – François Bachelart – senza però che il suo nome venisse menzionato almeno nei credit del gioco.
Da un'intervista che ludovox è riuscita a fare a entrambe le parti in causa, apprendiamo che Wonderdice non ha mai nascosto di aver avuto per le mani il prototipo del designer, ma che aveva rinunciato a lavorarci reputando quel gioco di target troppo family. Purtroppo, a quanto suggerisce la levata di scudi della SAJ (Société des Auteurs de Jeux, l'associazione di categoria degli autori Francesi) in sua difesa, si dà il caso che questo Nostromo sia qualcosa di più che "fortemente ispirato" al lavoro di Bachelart, e lo sia in modo tanto palese che Aldébaran Geneste e Nathanaël Elivic (rispettivamente CEO e braccio destro della casa editrice) hanno incassato il rifiuto da Edge – che conosceva il prototipo originario – di una partnership per la produzione/distribuzione del titolo e pensato anche di offrire una nuova collaborazione all'autore per un altro gioco, proposta che quest'ultimo ha chiaramente restituito al mittente auspicandosi, da par suo, che l'editore rinunciase invece al progetto in via di lancio non avendo chiara idea sul se e come agire per vie legali.
Stando a ludovox la Wonderdice non è nuova a questo genere di situazioni (anche un loro precedente titolo Play Me: Alice in Wonderdice, distribuito tra l'altro da CMoN, pare abbia attraversato una simile diatriba) e quindi non è detto che la questione non finisca in tribunale, tuttavia ancora una volta, quello che emerge da questa storia è una legislazione incapace di offrire ai game designer strumenti di tutela delle loro opere e che tuttora li costringe a barcamenarsi tra i vari "gentlemen agreement" del caso.