Alla fine della Grande Guerra, molti piloti si trovarono a spasso. L’aereo era ormai una macchina potente ed efficace: infinitamente più dei trabiccoli su cui pochissimi anni innanzi i primi cacciatori si erano affrontati sopra le trincee a colpi di pistola, trascinando penzoloni ancorotti per strappare la tela dalle ali avversarie o pilotando con i piedi per avere entrambe le mani libere e poter imbracciare un fucile. Terminata l’epopea degli assi, gli abili aviatori sopravvissuti al conflitto cercarono nuove strade. Alcuni continuarono a combattere: nella guerra civile russa, per esempio, o nei molti conflitti non più mondiali che purtroppo continuarono a insanguinare il pianeta. Altri entrarono nell’industria aeronautica, nelle prime linee aeree, nei servizi postali.
Ma come entra tutto questo nella storia di Gino pilotino?
Tra quei piloti, ci fu anche chi, non trovando lavoro nei modi descritti, non seppe resistere alla voglia di volare e si mise a caccia di record e primati. O più modestamente divenne un “barnstormer”, alla lettera un “assaltagranai”, magari dopo aver rilevato uno dei molti aeroplani dismessi dalle forze armate statunitensi durante il ridimensionamento postbellico e venduti per una manciata di dollari. Negli Stati Uniti rurali degli anni ’20 era normale che un paese venisse sorvolato da un biplano o anche da un vero e proprio “circo volante” di diversi apparecchi, efficacemente annunciato dal rombo dei motori. Atterrati presso una fattoria e presi accordi con il proprietario del terreno, questi piloti si guadagnavano da vivere con manifestazioni acrobatiche e battesimi dell’aria.
Alla loro epopea è dedicato Gino Pilotino, gioco di Carol Wiseley pubblicato dalla Milton Bradley con il titolo originale di “Loopin’ Louie” e solidamente al primo posto nella classifica dei giochi per bambini del famoso sito BoardGameGeek.
Ognuno dei giocatori, fino a quattro, possiede un granaio (si badi bene, non un pollaio) sul cui tetto schiamazzano tre galline: è un piccolo edificio di plastica raccordato agli altri, sopra il quale una fila di gettoni appositamente decorati rappresenta le galline. La pregevole miniatura di un aeroplanino, fissata a un braccetto snodato, gira in tondo cercando di colpire le povere bestiole.
Se nessuno la ostacola, al passaggio su un granaio abbatte un gettone: gli altri scorrono sul piccolo binario inclinato che li contiene e una nuova gallina si predispone così ad essere gettata a terra al passaggio successivo. Ma accanto a ogni costruzione c’è una levetta con cui far saltare in aria il velivolo, colpendolo mentre vi passa sopra: se il giocatore riesce ad azionarla al momento giusto, evita che l’apparecchio colpisca i propri animali e magari riesce anche a mandarlo, con agile acrobazia, addosso ai polli altrui facendolo ricadere senza rimedio al di là della levetta difensiva avversaria.
Gino Pilotino è stato pubblicato dalla Milton Bradley nel 1992 con successo mondiale.
Per la presenza di un nome di battesimo e l’assonanza interna il titolo italiano ricorda un altro best seller della Milton Bradley: Mario Mario Dinosauro, classico infantile degli anni ’80.
Il gioco è entrato nel cuore di molti appassionati: nell’edizione originale e non nelle varianti dalla diversa ambientazione, che presentano un Pippo aviatore pasticcione (in un set per due soli giocatori) piuttosto che un calabrone farabutto intenzionato a rubare miele alle apine operose. Purtroppo questo titolo era da tempo fuori produzione: ma ciò non impediva ai giocatori più sfegatati di portarlo a ogni manifestazione e convention, per giocarlo fra un impegnativo gioco d’autore alla tedesca e l’altro o anche per organizzarne serrati tornei.
Ai tavoli di Gino Pilotino improvvisati durante il Festival di Urbino come a Mucca Games si sono alternati VIP come il conduttore radiofonico Antonello Dose, il massimo giornalista ludico Giampaolo Dossena e signora, lo scrittore e direttore di rete RAI Sergio Valzania.
Le copie disponibili sono tuttora contese fra mercatini e aste online.
Ma la scarsità di esemplari sta per avere fine: la lieta notizia di questi giorni è infatti che nel febbraio del 2012 il gioco verrà ripubblicato dalla Editrice Giochi.
Per questioni di copyright dovrà cambiare il titolo: la EG ribattezzerà il gioco Picchiatello, su proposta dell’autore ed esperto di giochi Spartaco Albertarelli.
Il vocabolo scelto indica una persona affetta da un pizzico di simpatica follia, tanto da essere il soprannome del comico statunitense Jerry Lewis: è quindi più che adeguato per il baffuto pilota con gli occhiali che terrorizza animali da cortile mentre sorride a 32 denti.
Ma il titolo evoca soprattutto la manovra della picchiata: e proprio “Picchiatello” era infatti l’ironico soprannome italiano dato ai velivoli Junkers Ju.87 Stuka, i famosi bombardieri in picchiata tedeschi adottati dalla Regia Aeronautica a partire dal ferragosto 1940.
Le sirene degli Stuka hanno segnato lo scoppio della seconda guerra mondiale: una cupa colonna sonora per la blitzkrieg e la Battaglia d’Inghilterra, la guerra d’Africa e i bombardamenti su Malta.
Ma fortunatamente questo picchiatello in scatola evoca solo scenari bucolici: al lieve ronzio del suo motore elettrico e al cliccare delle levette non vedrete levarsi il fumo delle bombe, al più qualche svolazzante penna di gallina.
Andrea Angiolino, eletto Personalità Ludica dell’Anno nel 2007.
Il Ministero della Pubblica Istruzione lo ha nominato Esperto inventore di giochi; nel 2004 haricevuto il primo dei Best of Show alla carriera dati da Lucca Games.
Giornalista, ha ideato vari giochi di ruolo e da tavolo, il più famoso dei quali è indubbiamente il sistema “Wings of War” (Nexus Editrice, con P. G. Paglia), che ha venduto mezzo milione di pezzi e oggi riappare come “Wings of Glory”.
Ha creato giochi per radio e televisione, per riviste, per pubblicità, per formazione aziendale, per eventi, per computer, per Internet.
Ha pubblicato decine di libri, tra cui il “Dizionario dei giochi” ed. Zanichelli (con B. Sidoti).
Le sue opere sono tradotte in una quindicina di lingue.