Oggi tutti noi siamo abituati a vedere il nome dell’autore su ogni gioco che ci capita a tiro, ma forse non tutti sanno che una volta non era così. Ormai è prassi riconoscere la paternità autoriale (non osiamo dire “artistica”) di quel prodotto d’ingegno che è rappresentato fisicamente dal gioco in scatola. E anche tra i non addetti ai lavori, è un concetto sempre più diffuso considerare l’autore di un gioco alla pari di uno scrittore, un regista, o un cantante; tutte figure che vedono realizzati dei prodotti commerciali tratti dalle loro opere.
Ma questo stato di cose potrebbe non essere destinato a durare, almeno secondo il nuovo atteggiamento degli editori tedeschi…
Durante il meeting degli autori di giochi tedeschi (SAZ), tenutosi a Gottinga il 31 maggio 2013, 50 famosi game designer hanno dato il via alla “Beer Coaster Proclamation“, dichiarando che non daranno più i loro giochi agli editori finché questi ultimi non riconosceranno il loro ruolo creativo all’interno dei contratti. Questa iniziativa riprende un’altra famosa dichiarazione che risale esattamente a 25 anni fa.
Il 2 febbraio 1988, a causa del rifiuto da parte della Ravensburger di scrivere sul fronte della scatola il nome di un autore, 13 famosi game designer si riunirono e firmarono la Coaster Proclamation, utilizzando un sottoboccale per la birra per stabilire che: “Nessuno di noi darà più un gioco a un editore se il suo nome non sarà scritto sulla scatola”.
Tra i firmatari di allora c’erano affermati autori come Reinhold Wittig, Hajo Bücken, Dirk Hanneforth, Knut Michael Wolf, Wolfgang Kramer, Joe Nikisch, Alex Randolph e John Rüttinger. Grazie a quella iniziativa, per la prima volta le case produttrici riconobbero la paternità autoriale dei game designer nei confronti delle loro opere , al pari di scrittori, musicisti, registi, scultori, ecc.
Il passo successivo fu la fondazione della SAZ, l’associazione degli autori di giochi tedeschi, che negli anni successivi si fece carico di tutelare e promuovere il lavoro dei game designer non solo tedeschi ma in tutto il mondo, arrivando addirittura a stabilire con l’associazione dei produttori di giochi, il Fachgruppe Spiel, un contratto tipo destinato a rappresentare la base comune con cui regolare il rapporto autore-editore.
Oggi questo rapporto di collaborazione è seriamente minacciato dalla decisione dei produttori di non aderire più agli accordi presi, per considerare l’autore di giochi come un semplice fornitore d’opera, al pari dei produttori di dadi, carte, pedine, ecc.
Lo si priva quindi del riconoscimento di “originator”, e di conseguenza, ci si svincola dalle leggi tedesche in materia di copyright e della sua tutela. A questo fatto, già grave, si aggiungono le conseguenze immaginabili della perdita del nome sulla scatola e dei diritti d’autore per le loro opere, che passerebbero definitivamente all’editore una volta pubblicate.
Infine in questo nuovo clima di tensione, non aiuta la posizione di importanti editori che intendono abbassare le royalty per i giochi che godono di una importante spinta promozionale e che vorrebbero addossare la totale responsabilità a carico dell’autore nel caso in cui il suo gioco o parte di esso si rivelasse simile a un gioco già pubblicato.
Davanti al rifiuto di confrontarsi su questi temi da parte degli editori, la SAZ non ha avuto altra strada che promuovere una raccolta di firme a sostegno delle loro ragioni ( http://www.change.org/petitions/to-the-fachgruppe-spiel-and-its-member-publishers-accept-game-designers-as-authors-and-the-saz-as-a-negotiating-partner-2 ) e successivamente far partire il suddetto “embargo” nei confronti dell’associazione degli editori che si spera possa raggiungere il maggior numero di autori.
Ecco i primi 50 firmatari dell’iniziativa, ai quali si spera se ne aggiungano presto altri:
Gunter Baars, Antoine Bauza, Ulrich Blum, Christian Beiersdorf, Inka & Markus Brand, Hajo Bücken, Christoph Cantzler, Marcel-André Casasola Merkle, Matthias Cramer, Thomas Daum, Michael Feldkötter, Roberto Fraga, Friedemann Friese, Uli Geißler, Jürgen Grunau, Dirk Hanneforth, Kirsten Hiese, Fred Horn, Reiner Knizia, Max Kobbert, Wolfgang Kramer, Vital Lacerda, Bernhard Lach, Torsten Landsvogt, Carlo E. Lanzavecchia, Violetta Leitner, Peter Lewe, Andrea Mainini, Andrea Meyer, Harald Mücke, Niek Neuwahl, Walter Obert, Uwe Rapp, Stefan Risthaus, Uwe Rosenberg, Carlo A. Rossi, Michael Schacht, Tom Schoeps, Reinhard Staupe, Andreas Steding, Hans-Peter Stoll, Klaus Teuber, Marco Teubner, Touko Tahkokallio, Bernhard Weber, Bruce Whitehill, Reinhold Wittig, Anja Wrede, Klaus-Jürgen Wrede.
Pur essendo una associazione tedesca, per l’importanza del mercato germanico e per la vasta adesione di autori da tutto il mondo, la SAZ esprime una rappresentatività ben superiore a quella riconosciuta nei suoi confini nazionali.
Altri autori aderiscono ogni giorno alla campagna, consci del fatto che non varrebbe la pena farsi pubblicare un gioco a quelle condizioni e senza i riconoscimenti che ormai fanno parte di un comune sentire.
Ovviamente le attività proseguono e gli autori continuano a relazionarsi con gli editori, ma tenendo ben presente l’obiettivo della campagna e le clausole dell’eventuale contratto.
Nome tedesco ma autore italiano, Walter Obert è considerato tra i più eclettici autori italiani.
La sua produzione varia dai party game come “Tokyo Train” e “Kragmortha” a giochi più impegnativi come “Chang Cheng” e “Strada Romana”, cardgame e giochi per bambini.
Ha pubblicato una decina di giochi, è membro fondatore di IDG Inventori di Giochi (www.inventoridigiochi.it) e ogni anno in gennaio organizza IDEAG, il meeting dei game designer italiani.
“Die Verzauberten Rumpelriesen” di Drei Magier è il suo ultimo gioco per bambini, ed è stato realizzato assieme a Carlo Emanuele Lanzavecchia. È solito dire: “Fare le cose semplici è complicato”.