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Questo Opinioni d’autore è un po’ particolare, dato che parla di un non-gioco. Ma siamo particolarmente orgogliosi di pubblicarlo.
Innanzitutto per la firma prestigiosa che lo accompagna!
Poi perché tratta due temi che sono il fondamento dei nostri 13 anni di storia: l’informazione sui giochi e sul mondo che li circonda e la correttezza delle notizie, che da noi subiscono sempre un processo di attenta verifica.
Da quando è apparso il fenomeno Blue Whale, Andrea Angiolino sta facendo una meritoria azione di informazione giornalistica che cerca di contrastare l’ondata di disinformazione cavalcata da moltissime testate, anche le più blasonate.
Abbiamo quindi accolto con piacere l’invito di ospitare il suo ultimo contributo, su uno dei maggiori protagonisti della corretta informazione su questo, per molti versi, terribile fenomeno che, lo urliamo ancora una volta, NON è un gioco.
ECCO CHI HA FERMATO LA BUFALA DEL BLUE WHALE IN BULGARIA
Un’intervista a Georgi Apostolov – di Andrea Angiolino
Nelle ultime settimane, qui in Italia la “sfida” Blue Whale si è trasformata da bufala a emergenza. Un suggestivo servizio delle Iene il 14 maggio, seguito da molti articoli sensazionalistici sui quotidiani, ha diffuso la notizia di un terribile “gioco” di morte proveniente dalla Russia . Attirerebbe i bambini trascinandoli al suicidio dopo 50 passaggi di auto-mutilazione e depressione. Da allora, diversi casi si emulazione sono stati segnalati alla polizia italiana assieme a molti falsi allarmi.
Georgi Apostolov è il coordinatore del Safer Internet Centre bulgaro, formato nell’ambito del Safer Internet Programme della Commissione Europea. Le sue dichiarazioni, riportate da Anne Collier su vari post, sono stati fondamentali per controbattere alla bufala in Italia come all’estero. Qua ulteriori dettagli dalla sua stessa voce.
Il cosiddetto “gioco” del Blue Whale è vero, con le sue 50 terribili regole e i suoi implacabili tutor (o “kurator”) che ricattano i giocatori che vogliono smettere, costringendoli invece al suicidio?
C’erano alcuni gruppi sul Facebook russo, Vkontakte, frequentati da adolescenti russi che si baloccavano con il tema della morte e del suicidio. Lì giravano voci terrificanti su curatori che guidavano dei teenager per 50 giorni attraverso una serie di prove, l’ultima delle quali era il suicidio. Il Roskomnadzor, il regolatore delle telecomunicazioni russe, ha iniziato a chiudere questi gruppi. Comunque, il gioco online guidato da persone misteriose e che porta gli adolescenti al suicidio è un falso.
Nel maggio 2016, un articolo sulla Novaya Gazeta) è stato il primo a descrivere il cosiddetto “gioco”, riferendo un elevato numero di suicidi che avrebbero avuto luogo in questi gruppi di discussione. Cosa può dirci su questo?
Questi gruppi hanno iniziato a comparire nel novembre 2015: solo un uomo sulla ventina, Filip “Lis” Budeikin, è stato arrestato sotto il sospetto di essere un curatore e non processato per mancanza di prove – era solo un membro di questi gruppi. Non è ancora sotto accusa. Ed è possibile che in quasi un anno non sia stato identificato nessun altro sospetto? La polizia e i servizi segreti russi non sono noti per la loro inefficienza, vero?
L’articolo sulla Novaya Gazeta riporta un “fatto”, poi ripreso da alcuni media russi: in un periodo di sei mesi, dal dicembre 2015 al maggio 2016, in Russia sono avvenuti 130 suicidi di adolescenti e 80 di loro erano membri di gruppi come questi. Ma anche se tale cifra fosse vera, prova forse che ci sia un nesso causale? O dimostra piuttosto che gli adolescenti più deboli erano attratti da questa subcultura “magica”? Tra l’altro, la Russia è sempre stata una delle nazioni con il maggior numero di suicidi adolescenziali al mondo.
L’autrice di questo articolo è Galina Mursalieva. È ben nota fra gli altri giornalisti russi, che sono stati disgustati dalle sue “investigazioni” e hanno anche sostenuto che sia stata lei a provocare l’arresto di Budeikin con le sue storie sensazionaliste. La chiamano “Klikuchka”, l’acchiappaclic.
E quindi nessun suicidio è stato causato dai curatori del Blue Whale?
Per trovare tutte le prove abbiamo fatto un’approfondita ricerca controllando tutte le fonti russe: dai siti acchiappaclic alle investigazioni giornalistiche, dalle comunicazioni ufficiali alle fonti delle autorità. Ci siamo fatti il quadro di una bufala auto-alimentantesi, sfruttata da alcuni individui come lo psicotico che è poi l’unico arrestato. Oltre a lui, le autorità hanno identificato diversi adolescenti che utilizzavano i gruppi fingendo di essere tutor. Era una sorta di divertimento, per loro, spaventare o prendere in giro alcuni dei loro pari.
In nessun caso è stato possibile provare che un teenager suicida sia stato in qualche modo costretto a uccidersi da uno sconosciuto.
Il web sembrerebbe pieno di adolescenti che cercano di unirsi al Blue Whale, postando hashtag per attirare su di loro l’attenzione dei tutor.
Il 10 marzo, il diffuso giornale russo Izvestia ha pubblicato un reportage investigativo. Contiene diversi punti importanti.
Fra l’ottobre 2016 e il febbraio 2017, in Russia sono stati individuati 232.000 usi unici degli hashtag Blue Whale a noi noti. Ma l’addetto alle pubbliche relazioni del social network russo Vkontakte, Evgenii Krasnikov, ha detto che sono stati identificati “tens of thousands of bot” che postavano gli hashtag, e non persone vere. Forse il clamore viene intenzionalmente sfruttato da qualcun altro oltre che dai siti acchiappaclic?
Sergei Grebennikov, capo del Centro Pubblico Regionale Russo per le Tecnologie Internet, identifica tre tipi di utenti “oltre a quelli relativi al suicidio”:
– utenti che sono curiosi e cercano di capire di più su questa moda;
– pubblicitari che usano questa moda per promuovere le loro campagne pubblicitarie;
– professionisti che collaudano tecnologie per la disseminazione delle informazioni.
L’articolo conferma che c’è stato un solo arresto: lo stesso Budeikin che era ancora senza capi d’accusa ma sotto osservazione psicologica.
E così, autorevoli fonti russe hanno confutato il mito orrorifico di una banda di sadici che vuole sterminare la gioventù in Russia e nel resto del mondo!
Budeikin è stato arrestato nel novembre 2016. I giornali italiani lo hanno annunciato il 15 e il 16 maggio 2017, come se fosse appena avvenuto, e hanno citato le dichiarazioni di Budeikin sull’aver “purificato la società” dai “rifiuti biologici” spingendo dei giovani al suicidio. Che cosa ce ne dice lei?
La frase di Budeikin sui “rifiuti biologici” è apparsa il 15 novembre 2016 in un sito russo molto “patriottico” che sosteneva di averlo intervistato pochi giorni prima del suo arresto. Qui ci sono diversi fatti interessanti: Budeikin avrebbe detto di soffrire di disturbo bipolare, una malattia che può portare a una sindrome di megalomania. Quindi ha spinto le notizie relative ai 130 suicidi: erano solo 17, dice.
La frase sui “rifiuti biologici” è ricomparsa il 12 dicembre 2016 in una pubblicazione su un altro sito, nel titolo di un articolo basato su un’intervista a un alto ufficiale della polizia. Ma non compare all’interno dell’intervista e metterla nel sottotitolo è pura manipolazione. Il poliziotto è molto cauto e ripete che necessitano di maggiori prove per poter sottoporre Budeikin a un processo. Nessun altro complice è stato identificato, dice.
Come avete reagito quando la bufala del Blue Whale Challenge ha raggiunto la Bulgaria?
Abbiamo dovuto condurre una vera e propria cyberguerra da metà febbraio, dopo che questa storia sensazionalista è stata fatta esplodere da una serie dei nostri siti acchiappaclick creando il panico fra i genitori con titoli come “Un mostruoso gioco online che porta a suicidi adolescenziali si avvicina alla Bulgaria” e altra spazzatura del genere. Lo stesso è accaduto in Lettonia, in Kirgizstan e in qualche altra nazione confinante con la Russia.
Abbiamo deciso di non prendere contatto diretto con i media perché questo avrebbe potuto attirare ulteriore interesse e ingannare il pubblico, spingendolo a credere che la faccenda potesse essere in qualche modo vera. Poiché il clamore era ingigantito da migliaia di condivisioni della storia sui social network, ci siamo limitati a pubblicare un testo sul nostro sito e abbiamo diffuso il link tramite commenti sotto tutti gli articoli e i post condivisi su Facebook. Dopo di ciò sono stati gli stessi mezzi di comunicazione principali a chiederci interviste e a citare le nostre conclusioni sul fatto che si tratta di una palese bufala.
Dopo la nostra campagna su Facebook e sui principali media in cui abbiamo commentato, spiegato e così via, qui nel giro di due settimane la situazione si è calmata. E la nostra polizia per i crimini informatici ha ripubblicato il nostro articolo sul proprio sito ufficiale: anche questo ha aiutato. Occorre molto tempo e un grande sforzo per confutare ma vale la pena di farlo: qui in Bulgaria nessuno si ricorda più del clamore.
Cosa è successo quando qualche media romeno ha ripreso la storia?
In Bulgaria sono apparsi cinque articoli in un giorno solo, tutti basati su un pezzo sensazionalista del giornale romeno Gandul. Ma alcuni media bulgari hanno fatto di nuovo riferimento alle posizioni del nostro Safer Internet Centre e non c’è stato alcun seguito, nemmeno da parte dei siti acchiappaclic. Questo significa che la nostra campagna di controinformazione ha funzionato bene e l’argomento è stato presto considerato obsoleto.
Cosa teme quando i giornali parlano del Blue Whale come se fosse vero?
Per me la vera minaccia è che gli adolescenti più vulnerabili e con tendenze suicide possano sentirsi attratti da questa favoletta e iniziare a replicarla creando siti online del genere. Abbiamo avuto due tentativi di questo tipo in Bulgaria, ma dopo averli denunciati a Facebook sono stati cancellati. Un altro pericolo è che giovani con disturbi emotivi che si auto-danneggiano a causa di un problema scolastico o familiare possano tentare di nascondere il vero problema dichiarando di aver “giocato” al Blue Whale. Esattamente ciò che è accaduto con un ragazzino bulgaro, ma dopo che la madre ha parlato con il nostro consulente e con la polizia si è chiarito che anche in precedenza il ragazzo si era tagliuzzato il braccio, molto tempo prima che apparisse la storia del Blue Whale.
In aggiunta, sarebbe pessimo che la bufala venisse ripresa dai media occidentali perché quelli russi e di altre nazioni ripubblicherebbero la storia, citandoli come prova che tutta questa spazzatura è vera.
Il vero mistero, per me, è come e perché i media occidentali continuino a scavare in pubblicazioni russe vecchie e puzzolenti. Sono troppo stupidi per fare una semplice verifica delle fonti, delle storie e dei loro autori?
Purtroppo, in Italia i suoi timori si sono avverati. Un riassunto di come la leggenda è nata e di cosa è successo nella nostra nazione è stato scritto da Valigia Blu. Che cosa ne pensa?
È un grande articolo, il più dettagliato pezzo investigativo che io abbia visto finora.
Molte grazie per il suo tempo. Concludo invitando i lettori a leggere e applicare i consigli della nostra Polizia Postale. Vale la pena di notare che essa definisce il Blue Whale “una discussa pratica che sembrerebbe provenire dalla Russia” e i tutor “eventuali soggetti”, per non confermare la loro esistenza. Allo stesso tempo la Polizia mette in guardia dal rischio di emulazioni. E non si riferisce mai al Blue Whale come a un “gioco”.
Voglio anche ripetere il mio consiglio su quest’ultimo punto a genitori, insegnanti, giornalisti. Non chiamate il Blue Whale un “gioco”. Un gioco è per definizione un’attività fittizia, in cui fingiamo di fare qualcosa o di essere qualcun altro, e in cui sappiamo bene che stiamo fingendo. Siamo liberi di aderire a un gioco o no, e di finirlo o abbandonarlo quando vogliamo se ci siamo stufati. Un gioco è separato dalla vita reale, delimitato da precisi confini di tempo e spazio. Ha uno sviluppo imprevedibile. Il suo scopo non è causare conseguenze permanenti, dopo che si è concluso e siamo tornati alla vita reale. Anche se esistesse davvero così come ci è stato descritto, con persone che vengono private della loro libertà e costrette a un percorso di auto-mutilazioni e suicidio, non sarebbe un gioco ma un orrendo plagio criminale. Chiamandolo “gioco” gli si dà un fascino che non merita, suscitando una curiosità che bambini e ragazzi dovrebbero riservare ai giochi veri e propri.
Se i lettori volessero saperne di più sul Blue Whale in Italia, ho avuto occasione di parlarne in due articoli:
– http://www.famigliapuntozero.com/blue-whale-vi-spiego-perche-e-una-bufala/
– http://www.famigliapuntozero.com/blue-whale-ormai-e-psicosi-e-non-e-un-gioco/
e come ospite a Radio24 e Radio Cusano Campus.
This issue of “Opinioni d’Autore” is a bit different from the usual, because it is about a non-game. Yet we are very proud to publish it, first of all because of the person who wrote it, and secondly because of the themes touched by the piece: information about the gaming world and the correctness of the news concerning it, which we always carefully verify.
Sinche the Blue Whale fenomenon appeared, Andrea Angiolino is carrying out a worthy action of journalism and information, trying to counteract the misinformation wave that too many newspapers and information channels are always too eager to ride – even the most important ones.
Hence, we are very happy to have Andrea as our guest in these pages, as he will tell us about one of the most important upholders of correct information in this terrible event concerning something that – let us reiterate it – is NOT a game at all.
THE MAN WHO STOPPED THE BLUE WHALE HOAX IN BULGARIA
An interview with Georgi Apostolov – by Andrea Angiolino
In the last few weeks the Blue Whale “challenge” changed from being just a hoax to an Italian emergency. A suggestive TV report by Le Iene on May 14th, followed by many sensationalistic newspaper articles, spread the news of a terrible “game” of death coming from Russia, that would lure children and lead them to suicide after 50 steps of self-mutilation and depression. Since then, several emulation cases were reported to the Italian police, together with many false alarms.
Georgi Apostolov is the Coordinator of the Bulgarian Safer Internet Centre, established under the Safer Internet Programme of the European Commission. His declarations, as reported by Anne Collier on several posts, have been a fundamental reference to counter the fake new in Italy and abroad. More details from his very words follow.
Is the Blue Whale so-called “game” real, with its 50 terrible rules and its implacables tutors (or “kurators”) blackmailing players who want to quit, forcing them to suicide instead?
There were some groups in the Russian Facebook – Vkontakte, visited by Russian teenagers, playing around with the theme of death and suicide. They hosted scary talk about kurators who were leading teenagers through various challenges in 50 days, the final step being suicide. Roskomnadzor, Russian telecom regulator, has been closing these groups. In any case, the online game led by shadowy people bringing teens to suicide is definitely an hoax.
On May 2016, an article on Novaya Gazeta was the first to describe this so-called “game”, reporting a high number of suicides that happened on these discussion groups. What can you say about that?
These groups started appearing since November 2015: only one man in his 20s, Filip “Lis” Budeikin, was arrested under suspicion of being such a kurator, but no trial followed due to lack of evidence – he was just a member of these groups. He is still not charged.
And would appear possible that in almost a year no other suspects were found? Russian police and secret services are not known to be so inefficient, are they?
The Novaya Gazeta article reports a “fact”, later repeated by some Russian media: in a period of 6 months (December 2015-May 2016) there were 130 teen suicides in Russia and 80 of those teens were members of such groups.
Even if this figure was true does it prove causality? Or would rather show how vulnerable teens were attracted to this “magic” subculture? Besides, Russia has always had a high number of teens committing suicide.
The author of this article is Galina Mursalieva. She has a bad reputation among other Russian journalists who are disgusted by her “investigations” and even say that she provoked the arrest of Budeikin by her sensational stories. They call her “Klikuchka” – from clickbait.
So no suicide has been caused by Blue Whale tutors?
We did an extensive research checking all Russian sources – from clikbait sites to journalistic investigations, official communication and authorities’ sources, to find out all evidence. We perceived a picture of a self-driving hoax exploited by some individuals, such as the only one arrested psychotic man. Besides him, the authorities identified several teenagers using the groups who pretended to be kurators. It was kind of fun for them – to scare or to make fun of some peers.
In no case it could be proved that a teenager who killed him/herself was somehow coerced to do so by a stranger.
The web seems to be full of teenagers trying to join Blue Whale, posting the hashtags that would attract the attention of the tutors on them.
On March 10, the mainstream Russian newspaper Izvestia published an investigative story. There are several important points there.
Between October 2016 and February 2017, 232.000 unique uses of the known Blue Whale hashtags were identified in Russia. But the PR of the Russian social network Vkontakte – Evgenii Krasnikov said that they identified “tens of thousands of bots” posting with the hashtags, and not real people. Is the hype being intentionally exploited by somebody else besides the clickbait websites?
Sergei Grebennikov, head of the Russian Regional Public Center for Internet Technologies, identifies 3 types of users “besides the suicidal ones”:
– users who are curious and try to find more about the trend;
– advertisers who are using the trend to promote their advertising campaigns;
– professionals who are testing technologies for information dissemination.
The article confirms that there has been only one arrest: The same Budeikin who was still not charged but was undergoing psychiatric screening..
So, authoritative Russian sources refuted the whole horror myth of a sadistic gang willing to exterminate youth in Russia and all over the world!
Budeikin was arrested in November 2016. Italian newspapers announced that on May 15th and 16th of May, 2017, as if it was just happened, and they quoted Budeikin’s declarations that he “purified society” of “biological waste” pushing youths to suicide. What about that?
Budeikin’s phrase about “biological waste” appeared in 15.11.2016 in a very “patriotic” Russian website claiming that they have interviewed him a few days before his. There are several interesting things there: Budeikin said that he has bipolar disorder – a condition that could lead to a megalomaniac syndrome. Then he denied that about 130 teens committed suicide, claiming instead thatthey were just 17.
References to “biological waste” quote reappeared on12.12.2016 in a publication on another website in the title of a story based on an interview with a high-ranking police officer. But it does not appear in the interview itself, therefore putting it in the subtitle is just manipulation. The policeman is very cautious and repeats that they need more evidence to put Budeikin to trial. He states that No other accomplices were identified
How did you react when the fake new about Blue Whale Challenge reached Bulgaria?
We had to lead a real cyberwar since mid-February after this sensationalistic story was inflated by a number of our clickbait websites creating a wave of panic among parents with titles like “Monstrous online game leading to teen suicides approaching Bulgaria” and other similar rubbish. The same happened in Latvia, Kirgizstan and some other countries neighboring Russia.
We decided not to initiate contact directly with the media since this would attract additional interest and could mislead the public into believing the story to be somehow true. As the hype was magnified by thousands sharing the story on the social networks, we just published a warning on our website and spread the link in comments under all shared in Facebook articles and posts. Then the mainstream media themselves started asking us for interviews and quoting our conclusions that it evidently was a hoax.
After our campaign in Facebook and in the mainstream media – commenting, explaining, and so on, the situation here calmed down in 2 weeks. And our Cybercrime police unit re-published our article on their official website – it also helped. It takes a lot of time and efforts to debunk but is worth doing – here in Bulgaria nobody remembers anymore about the hype.
What happened when some Romanian media took up the story again?
Five articles have been published in Bulgaria in one day, all based on a sensationalistic piece in the Romanian newspaper Gandul. But fortunately some of the Bulgarian media again referred to the position of our Safer Internet Centre and there has been no follow up at all, even from the clickbait websites. That means that our counter-campaign worked well and the topic was soon considered obsolete.
What did you fear when the newspapers pronounced the Blue Whale as a real threat?
In my opinion the real threat is that any teenager with vulnerabilities or suicidal tendencies could feel attracted to this tale and start replicating it by creating ad hoc online groups. We have had two such attempts [in Bulgaria,] but after reporting them to Facebook they were deleted. Another reason to fear is that emotionally disturbed youth who commit self-harm because of a family or school problem could try to hide the real problem by pretending to have “played” the Blue Whale. It is exactly what happened with a Bulgarian young boy, but after his mother spoke to our consultant and the police it came out that the boy had previously already cut his arms long before the Blue Whale story appeared.
Besides, it may bequite harmful should the fake news be fed up by Western media because then Russian and other countries’ media will re-publish the stories and point at them as a proof that all this garbage is true.
The real mystery for me is how and why Western media continue digging into old and stinking Russian publications. Are they so stupid not to do a simple research into the sources, the stories and their authors?
Alas, in Italy your fears have become true. A summary of how the legend was born and what happened in our country has been written by Valigia Blu. What do you think about it?
It is a great article, the most detailed investigative piece I’ve seen yet.
Thanks a lot for your time. I conclude inviting our readers to read and follow the advices by our Polizia Postale. It is worth noting that they define Blue Whale “a practice that seems to possibly come from Russia” and the tutors “possible persons”, not to confirm their existence. At the same time, police warn from the risk of emulations. And they never refer to Blue Whale as a “game”.
I want to repeat my advice on this last point to parents, teachers, journalists. Do not call the Blue Whale a “game”. A game is by definition a fictitious activity, where we pretend to do something or to be something else – and we know that we are pretending. We are free to join a game or not, and to stop or abandon it when we want if we are fed up of it. A game is separated from real life, set in precise time and space frames. It has an unpredictable outcome. Its aim is not to cause permanent consequences upon its ending, when we are back to real life. Even if it would really exist as it has been described, with persons that are deprived of their freedom and forced on a path of self-mutilation and suicide, Blue Whale would not be a game but an awful, criminal plagiarization. It would have none of the distinctive qualities of a game. Calling it a “game”, one grants it an appeal that it does not deserves, arousing a curiosity that kids and teenagers should keep for real games instead.
Shouldreaders want to know more about Blue Whale in Italy, I had occasion to speak about it in two articles:
– http://www.famigliapuntozero.com/blue-whale-vi-spiego-perche-e-una-bufala/
– http://www.famigliapuntozero.com/blue-whale-ormai-e-psicosi-e-non-e-un-gioco/
and as a guest at Radio24 and Radio Cusano Campus.
Andrea Angiolino, eletto Personalità Ludica dell’Anno nel 2007.
Il Ministero della Pubblica Istruzione lo ha nominato Esperto inventore di giochi; nel 2004 haricevuto il primo dei Best of Show alla carriera dati da Lucca Games.
Giornalista, ha ideato vari giochi di ruolo e da tavolo, il più famoso dei quali è indubbiamente il sistema “Wings of War” (Nexus Editrice, con P. G. Paglia), che ha venduto mezzo milione di pezzi e oggi riappare come “Wings of Glory”.
Ha creato giochi per radio e televisione, per riviste, per pubblicità, per formazione aziendale, per eventi, per computer, per Internet.
Ha pubblicato decine di libri, tra cui il “Dizionario dei giochi” ed. Zanichelli (con B. Sidoti).
Le sue opere sono tradotte in una quindicina di lingue.