La rubrica dedicata a genitori che vogliono trasmettere ai propri pargoli la sana passione per i giochi da tavolo, riapre i battenti! Giochi espressamente pensati per i più piccini o anche giochi per adulti da calibrare, per permettere ai bimbi di prender condifenza e padroneggiare le meccaniche ben note ai giocatori professionisti. “Piccoli Gamer Crescono” riparte da un titolo storico di Reiner Knizia: Il Verme è tratto.
Alea iacta est, veramente un bel gioco di dadi accessibile a chi sa fare piccole somme agevolmente, quindi dalla seconda elementare. I bambini potranno divertirsi a inveire e prendersela con il verme (sorridente sì, ma anche beffardo, rancoroso e vendicativo) raffigurato nel dado fino a quando non avranno, oltre alla capacità di calcolare le somme e sveltire i conti con piccole moltiplicazioni, anche quella di intuire le percentuali: allora diventeranno degni avversari degli adulti. Ho visto ragazzine vezzose trascurare l’ambientazione per nulla femminile e rimanere catturate dai meccanismi mai scontati di questo gioco, un titolo attempato ma decisamente immancabile in una buona ludoteca per bambini per farli crescere “a pane e Knizia”! Il gioco, indipendente dalla lingua, riunisce intorno al tavolo, ma anche per terra e sul tappeto nelle pause dei noiosi pranzi delle feste, da due a sette giocatori ed è edito in Italia da Giochi Uniti.
Al funzionamento semplice e geniale si affianca il materiale, essenziale ma con un ottimo accattivante design:
16 tessere in resina, belle e tattili. La facciata è divisa in due parti: sopra i numeri, sotto il valore dei punti / vermi vittoria divisi in 4 scaglioni progressivi. Le tessere sono messe a disposizione dei ghiotti giocatori / galline in una “fila del razzolo” che parte dalla tessera 21 con 1 solo verme e arriva alla 36 con ben 4 vermi sorridenti e cicciotti. Poiché durante la partita le tessere guadagnate vengono sovrapposte lasciando visibile solo l’ultima e il loro valore si dimentica facilmente, solo alla fine i bambini potranno scoprire che magari il loro bel mucchietto può essere battuto da una misera coppia: nel qual caso non faranno molto per mascherare il loro disappunto!
8 dadi il cuivalore massimo è sostituito dal verme beffardo che vale 5; avremo quindi due facce del dado, quella con il numero rappresentato dai puntini e quella con il verme, che valgono entrambe 5; è un fatto insolito ma accettato facilmente dai bambini che iniziano a scoprire i dadi e i loro funzionamenti “speciali”. Inoltre, se per noi è scontato assegnare per convenzione un valore numerico a una figura, per i piccoli è una conquista: senza averne parlato a scuola, semplicemente giocando, prendono confidenza con delle cose nuove che molto più avanti impareranno a chiamare costante o variabile.
Con un meccanismo che i piccoli incontrano magari per la prima volta qui ma che si ritrova in tantigiochi seri (la rubrica si chiama piccoli gamer crescono non a caso!) il giocatore di turno lancia tutti i dadi, li raggruppa per valore, mette da parte un solo gruppo per il conteggio finale, prende i dadi rimanenti e se vuole li tira di nuovo altrimenti si accontenta e passa alla fase della somma; questa procedura viene ripetuta – con il vincolo di dover escludere i valori delle facce che appaiono nei dadi già messi da parte – fino a quando i dadi da lanciare finiscono o non sono più utilizzabili. E’ gratificante, non solo per i bambini, avere la possibilità di tentare di nuovo; ma il gioco non è fatto solo di appagante “roll roll roll” no, niente affatto.
Terminati i lanci si sommano i valori rappresentati dalle facce dei dadi selezionati nella fase precedente con una condizione da rispettare: deve essere presente almeno un verme… che gioia! Anche i bambini hanno a che fare con il concetto di condizione necessaria che qui è palese e non ci si può sbagliare mentre altrove, come ben sappiamo, può sfuggire per tanti motivi; troppe volte può capitare di mordersi le mani per non aver messo in gioco abbastanza energie per ottenerla.
Calcolato il totale, se raggiunge un valore in grado di aggiudicarsi una tessera con numero uguale o inferiore alla somma dei dadi tirati, il giocatore di turno accumula i punti vittoria / numero di vermi che serviranno per aggiudicarsi la partita, magari soffiandoli agli avversari… eh già, perché nella pila delle tessere guadagnate quella superiore resta visibile e vulnerabile: se il risultato corrisponde esattamente alla tessera superiore, siamo costretti a cederla; un risultato ottenuto e faticato può essere messo in discussione. Che disdetta!
Se invece il totale non raggiunge l’obiettivo perché il numero ottenuto è troppo basso o perché il verme non si è presentato all’appello il giocatore perde, con grande sconcerto, anche quello che era riuscito a mettere da parte e dovrà spostare l’ultima tessera guadagnata collocandola al suo posto nella “fila del razzolo”; una catastrofe che per giunta si ripercuote su tutta la fila e a danno di tutti perché viene ribaltata anche la tessera con il numero maggiore, escludendola dal gioco; ma c’è un’eccezione: se quella perduta e quella con il numero maggiore coincidono. In quel caso basta al perfido gioco del lurido verme il sacrificio della faccia sconsolata di chi ha perso il suo miglior tesoro e deve metterlo a disposizione di tutti!
In realtà una variante del gioco prevede la possibilità di non girare la tessera nel caso di fallimento del tiro ma il gioco dal punto di vista dei bambini cambia poco. Viene modificata la durata non la difficoltà della partita: quando sono piccoli è il qui e ora che interessa, sono ben lontani dal conteggio dei punti altrui e dalla proiezione delle probabilità degli avversari di aggiudicarsi le tessere; l’importante è che prima di semplificare o inasprire il gioco, capiscano che non stiamo giocando a tombola, questo è un passaggio fondamentale.
A furia di illusioni e delusioni, scaramanzie, strategie paradossali e ridicole prove di abilità nel lancio dei dadi, anche l’ultima tessera viene conquistata e si può finalmente procedere al mai scontato conteggio finale dei punti vittoria e alla proclamazione del vincitore.
Osservate i bambini giocare: capirete moltissime cose… sanno gestire la frustrazione? Si arrendono o provano la rimonta sino all’ultimo dado?
Sono capaci di capire quando sono stati fortunati o sfortunati oppure quando invece hanno fatto scelte furbe o stupidaggini clamorose?
E voi, siete in grado di spiegargli che ogni tiro di dado è indipendente? Che il verme non ce l’ha con loro e che ogni tentativo di convincerlo a uscire è vano?
Perché se riusciranno con questo vivace esercizio a divertirsi e sapranno ridere in faccia al verme, avranno iniziato a sviluppare la protezione per quel dramma che è il gioco d’azzardo patologico: cresceranno gamer non gambler.