Dadi, monete, spille, chiodi: i bambini piccoli sono capaci di inghiottire di tutto! Solo per questo motivo il gioco è consigliato a partire dai tre anni; se le tessere fossero più grandi non ci sarebbero problemi nel proporlo ai piccoli che apprezzano il memory, anzi di fatto non ci sono perché Scaccia i mostri vale bene una partita con il pargolo in braccio. Neanche a dirlo quindi che il gioco è indipendente dalla lingua. “Questo sono io!” è l’affermazione dei bambini, solitamente, quando vedono per la prima volta le carte: vuoi perché magari non hanno mai incontrato un cooperativo, vuoi perché le illustrazioni sono proprio belle (noi abbiamo la prima edizione illustrata dall'artista polacco Maciej Szymanowicz ma anche la nuova edizione sembra accattivante). Gradevole anche la scatola / armadio che fa venire voglia di mettere a posto i pochi pezzi che lo compongono: solo 20 carte e 15 tessere; Antoine Bauza ha condensato il gioco in pochi elementi rendendolo davvero alla portata di tutti, in solitario o fino a sei giocatori; un ottimo lavoro per questo titolo che in Italia è distribuito da Oliphante.
In cosa consiste? Bisogna far passare una notte tranquilla ai piccoli che stanno andando a nanna: sul dorso di ogni carta c’è un letto con un bambino sotto le coperte impaurito e sospettoso, sul retro il mostro nascosto sotto, un essere buffo che a sua volta ha paura di qualcosa… è terrorizzato dai giocattoli dei bambini! I risolini a questa scoperta sono inevitabili. Per sdrammatizzare la paura per le creature già di per sé poco temibili troviamo, evidenziato in un cerchio in basso, il punto debole del mostro rappresentato da una paperella, una bambola o un orsacchiotto; questo genera sotto sotto nei bambini un senso di conforto perché i mostri non esistono e nessuno ammette di averne paura, però questa storia che vengono annientati dai giocattoli è proprio bella ed esorcizza ogni tensione; motivo per cui è un gioco di grande successo per i bambini piccoli, maschi o femmine che siano.
L’altra cosa interessante in questo gioco, essendo cooperativo, è che si uniscono le forze e ci si aiuta: bisogna assolutamente evitare che attorno al letto (il mazzo di carte girate tutte sul fronte) si posizionino mostri da tutti e quattro i lati, nord sud est ed ovest, o il bambino avrà per forza paura, chi non la avrebbe! Si gira quindi la prima carta e si cerca di trovare lo spauracchio corrispondente, ma come? In un ampio cerchio attorno al letto si posizionano 12 tessere coperte che contengono i giocattoli utili, a turno ogni giocatore gira una tessera e se è quella giusta il mostro corrispondente impaurito se ne va zitto zitto nell’armadio, se non annienta nessun mostro invece bisogna girare una delle 3 tessere che compongono lo speciale indicatore mostro progressione, che si può posizionare dove si vuole, facendogli cambiare gradualmente colore da vermiglio a azzurro; quando il mostro progressione ha finito la sua muta (in pratica, sono stati fatti tre errori di fila scoprendo tutte le tessere dal lato azzurro) i giocatori sono obbligati a girare una nuova carta mostro accanto al letto e si può iniziare una nuova progressione da azzurro a vermiglio. E’ il componente che rende il gioco duttile: se i bambini sono veramente piccolissimi e vogliamo fargli prendere confidenza con il riconoscimento delle immagini, incoraggiando i loro successi, si può togliere di mezzo il mostro progressione annullando però il gioco che diventa risolto, perde sostanza e diventa una attività alla pari dei travasi e gli altri lavoretti; viceversa se al mostro progressione si toglie il pezzo centrale diventa tarchiato e letale, tutto si fa molto più difficile avendo solo due tentativi a disposizione, così diventa necessario bilanciare la sfida concedendo inizialmente la visione delle tessere “giocattolo” per 15 secondi. Interessante quindi poter mostrare come basti aggiungere o togliere queste tessere per fare cambiare volto al gioco, sono tuttavia forzature poco significative che tolgono equilibrio non aggiungendo ma togliendo valore: nel primo caso eliminando la importantissima componente di rischio e delusione che sono il primo importante insegnamento, nel secondo cercando di dare mordente a qualcosa che ne ha bisogno, chi cerca una sfida può guardare a ben altro.
Il gioco fa leva sulla memoria e i piccoli sono orgogliosi di poter mostrare le capacità di riconoscimento e memorizzazione, uno dei loro primi esercizi di cui vanno tremendamente fieri. Peccato che a guastare le feste ci siano due tessere antipatiche: il calzino, che costringe a mescolare tutte le tessere, e il buio misterioso sotto le coperte, che obbliga girare un altro mostro. Nessuno si azzardi a togliere queste due tessere o il gioco da semplice diventa noioso.
La partita va avanti sino a che tutti e venti i mostri non sono stati cacciati nell’armadio: si può rendere il gioco semi cooperativo tenendo davanti a sé i mostri sconfitti e conteggiandoli a fine partita, ma lo si snatura perché il bello è collaborare: ricordiamoci che per i piccoli questo non è affatto scontato. Proporrei in tutte le scuole materne una scatola di Scaccia i mostri perché c’è dentro l’ABC del gioco di qualità: un meccanismo semplicissimo assolutamente inclusivo e ben presentato rende il gioco intergenerazionale mettendo i piccoli nelle condizioni di giocare alla pari o quasi con i fratelli grandi, o i compagni nelle classi eterogenee della scuola materna, il che è una enorme conquista; non sono la sola a pensarlo, l’editore canadese Le Scorpion Masqué ha condotto i test per lo sviluppo di questo gioco proprio nelle scuole.