domenica 17 Novembre 2024

[Lucca games 2007] Dark Resurrection, dal prequel al fanfilm

In una gremita sala incontri tappezzata di sith e imperiali della 501st Italica Garrison, Angelo Licata e Riccardo Gallino hanno presentato il loro fanfilm Dark Resurrection, ambientato nell’universo di Guerre Stellari centinaia di anni dopo la fine della trilogia classica.


Dopo la proiezione dell’impressionate trailer sul maxi-schermo della sala incontri, Angelo Licata ci ha introdotti ai presupposti del progetto. Dall’idea di realizzare un cortometraggio di cinque minuti con un amico, il progetto è man mano cresciuto fino a raggiungere l’ora di durata, assumendo i connotati di un una produzione cinematografica.

La cosa importante che ci viene fatta notare dall’inizio è che il film è stato realizzato quasi a costo zero, trasformando questo nella filosofia del progetto: dagli attori e artisti che hanno lavorato al film fino alle attrezzature hardware e software, tutto è costato 7.000 euro, a fronte di un impegno difficilmente quantificabile in termini di lavoro e di stipendio – ma sicuramente si raggiungono cifre da grande produzione. Un lavoro che trasuda passione da ogni fotogramma.


Mano a mano il progetto ha ottenuto sempre maggiore risonanza mediatica, anche grazie al coinvolgimento di Sergio Muniz, e ciò ha portato alla presentazione dell’opera finale al Teatro Ariston di Sanremo.


L’aspetto che ha suscitato il maggiore interesse nel pubblico presente è stato quello tecnico – che sicuramente fa la differenza rispetto alla maggior parte della produzione cinematografica italiana. Un così pesante lavoro di creazione di ambientazioni, realizzazione di modelli 3D e compositing non è certo comune, figuriamoci in una situazione di autoproduzione. I programmi utilizzati sono stati principalmente Lightwave, per la parte 3D, e la suite Adobe, per la parte di editing video. Sarebbe stato interessante vedere utilizzati, vista la filosofia “free” del progetto, dei programmi non commerciali per quanto riguarda l’aspetto tecnico, ma nella scelta ha sicuramente pesato principalmente il desiderio di realizzare un prodotto il più professionale possibile.


La lavorazione in sé è durata tre anni, dei quali uno è stato interamente dedicato alla realizzazione di test tecnici, e i restanti due impiegati tra le riprese e la massiccia fase di post-produzione. A seconda della scena venivano realizzati prima gli sfondi, poi si è passati sul set alla pre-visualizzazione, dopodichè il pesante lavoro di post-produzione con il rotoscoping, che da solo ha occupato l’80% del tempo.


Ci siamo lasciati con l’annuncio ufficiale che il volume 2 di Dark Resurrection è in fase di produzione… per ritrovarci nell’auditorium di San Romano per la proiezione del film vero e proprio.

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