Il predipinto nasce qualche anno fa, come mezzo per diffondere le miniature collezionabili. Il primo fu Mage Knight, che nel tempo propose interi set. A seguire vennero i Clix, e ci fu una vera corsa al miglioramento, tanto che a un certo punto si decise di poter proporre il prodotto anche come non collezionabile. Dato che ormai il predipinto offre una vasta gamma di possibilità abbiamo deciso di prendere in esame alcuni dei nuovi giochi predipinti ed esaminarne i modelli.
Prima di iniziare il confronto vero e proprio è meglio fare un’importante precisazione: lo scopo di questo articolo non è fare paragoni tra i modelli predipinti e quelli da dipingere, paragone che secondo la mia opinione rientra troppo nel gusto personale. Inoltre, per forza di cose, i giudizi si basano su un campione di modelli, perciò è possibile trovarne alcuni che si discostano dalla descrizione fatta.
Ma veniamo al dunque…
Cominciamo il nostro confronto col gioco più “vecchio”, ovvero AT-43 prodotto dalla Rakham. AT-43 è un gioco di battaglie in cui si usano una cinquantina di modelli per parte, tra fanterie, mezzi e creature varie. Il gioco non è collezionabile, il contenuto è chiaramente visibile dalla scatola. I modelli sono in plastica semidura, la maggior parte sono un blocco unico, spesso ci sono parti mobili, e in alcuni casi sono previste parti intercambiabili (teste, armi). Come detto i modelli sono in plastica semirigida, quindi per piegarli occorre fare un poco di forza e difficilmente si deformano, anche se le parti più sottili sono a rischio. La fusione è molto buona, le linee di fusione sono quasi invisibili, le parti più piccole come mani e dettagli sono ben definite. La colorazione a mio avviso è però il punto forte. Prese singolarmente presentano una colorazione non eccezionale, ci sono alcune zone in cui il colore “sbava” e non sono presenti enormi contrasti tra luci e ombre. Oltretutto le parti “metalliche” non hanno colori metallici ma neri e grigi. Perchè quindi la colorazione è il loro punto di forza? Perchè è piena di piccole chicche che a mio avviso ne alzano il pregio. Ad esempio le corazze presentano piccoli “graffi” e macchie, ci sono i segni distintivi delle squadre, alcune “macchie” possono essere intese come sporcature e colature di olio, che nel complesso creano un modello più “vivo” e realistico rispetto al resto dei modelli presi in esame. Elemento fondamentale poi è la basetta. Il modello si presenta con una basetta tonda su cui è stata scolpita una lieve texture ed è stata data una mano di colore, un semplice grigio, nulla di eccezionale, ma così facendo si armonizza con il tavolo da gioco, creando durante la partita un effetto estremamente gradevole. Oltre ai modelli delle truppe vere e proprie la Rakham produce anche elementi scenici, di norma venduti con i modelli, dipinti con la stessa qualità e che rinforzano la possibilità del “apri e gioca”.
Secondo della lista D&D miniature, della Wizards of the coast. La serie di miniature legata al più famoso gioco di ruolo esistente non ha più un suo sistema puramente di battaglia, per questo possiamo immaginare che, essendo un supporto al gioco di ruolo, sarà giocata con un dieci, venti modelli per volta. I modelli erano collezionabili, ma in occasione dell’uscita della quarta edizione di D&D e nell’ottica di supporto è stato eliminato il fattore collezionabilità e ora il contenuto delle scatole è palese. I modelli sono in plastica morbida, molto facili da piegare e proni alla deformazione, per cui qualora si volessero tenere dentro una scatola alla rinfusa si rischia di trovare spade a uncino e persone in posizioni improbabili… La fusione pur se buona non è esente da difetti: La linea di fusione è visibile anche ad un esame distratto, ma non è così marcata da dare fastidio durante il gioco. Le parti piccole, come mani o else, sono presenti, ma non hanno una definizione eccellente. La colorazione è scadente, ci sono ampie “zone” che hanno lo stesso colore, ad esempio un braccio è completamente marrone, comprese mani, borchie sul vestito, ecc ecc… sono presenti alcune sbavature di colore, ma in genere sono coperte da una pesante linea nera che idealmente divide le varie zone e crea ombra, ma che da vicino è veramente brutta, dà un’idea di sporco. A completare un quadro non proprio favorevole ci pensa la basetta, un’anonima base tonda piatta e nera, decisamente era possibile far di meglio.
Proseguiamo con una delle novità di quest’anno, ovvero World of Warcraft miniature, della Upper deck. Il gioco è uno scontro tra gruppi di due/tre personaggi, perciò una partita vedrà al massimo sei modelli sul tabellone. Il gioco si svolge appunto su tabellone, per cui gli elementi scenici sono solo dei segnalini da piazzare. Il gioco è collezionabile, perciò non è dato sapere cosa si troverà nella scatola, fatta eccezione per lo starter set, il cui contenuto è fisso. I modelli sono in plastica semidura, anche se le parti più sottili si piegano con facilità. La fusione del modello non è eccezionale, la linea di fusione è chiaramente visibile in moti punti, nulla cui un taglierino non può porre rimedio, ma sarebbe stato meglio evitarlo. La colorazione è molto adatta al fatto di rappresentare un videogioco, per questo c’è un forte uso di colori pastello e brillanti, che pur se adatti allo scopo creano un forte effetto “giocattoloso”. La pittura è data con precisione, mi ha colpito ad esempio che spiccano le orecchie tra i capelli. I colori, pur se dati bene, difettano di luci e ombre, creando delle grandi zone piatte che a mio avviso ne abbassano un pò la qualità, specialmente le zone nere che sembrano non dipinte. Và dato merito alla pittura di aver cercato di evidenziare anche zone piccole come occhi e denti, pur se non sempre con buoni risultati. In questi modelli è anche presente l’uso di plastiche colorate semitrasparenti per simulare gemme o pietre preziose, (ametista ad esempio). La base è un’ampia base tonda e nera, con un “bel” buco necessario in teoria a mostrare i punti ferita del modello in gioco. Dico in teoria perchè alcuni modelli per posa o accessori coprono il buco, lasciano solo un antiestetico foro su una basetta comunque anonima.
Andiamo ora ad occuparci di Mutant Chronicles della Fantasy Flight, il gioco di miniature che sbarca nella sua ultima incarnazione con modelli decisamente più grandi (scala 54 mm circa) dei precedenti. Il gioco non è collezionabile, le miniature sono visibili dalla scatola. I modelli sono in plastica morbida, decisamente facili da piegare e deformare. La fusione non è ottima, le linee di fusione sono poco visibili, ma le parti piccole non sono sufficientemente definite, pecca ancor più grave su un modello in questa scala. Se la fusione raggiunge a malapena la sufficienza, la pittura è decisamente sotto lo standard. Ci sono sbavature, ampie linee di colore che dovrebbero essere punti luce, ma sembrano macchie messe a casaccio, un generale effetto lucido su tutto il modello, il tutto peggiorato da una base esagonale nera con un bordo colorato e due fessure ai lati. Considerando le foto dei modelli che furono fatte circolare tempo fa, e il fatto che a produrle sia la Fantasy Flight, direi che potevamo decisamente aspettarci di più.
Ultimo ma non per questo meno importante, Monsterapocalypse, della Privateer Press. La casa produttrice di miniature che vantava di voler esaurire le scorte di piombo del pianeta ha aggiunto la plastica alle sue attività. Il gioco è uno scontro tra giganteschi mostri e piccole unità di supporto, all’interno di un centro urbano che (molto probabilmente) sarà devastato. Il gioco è collezionabile, non sai con esattezza quali modelli troverai nella scatola, ma è indicata la fazione di appartenenza, quindi non si va proprio al buio. Nel gioco si usano fino a due mostri giganti e un numero variabile di piccole unità. I modelli sono in plastica semidura, alcune parti sottili si piegano con facilità, ma dà comunque l’idea di una certa resistenza. La fusione è molto buona, le linee di fusione sono quasi assenti e le singole parti sono ben evidenziate. La colorazione è piuttosto difficile da giudicare nel suo insieme. Cominciamo dicendo che c’è una certa differenza tra i grandi mostri e le piccole unità, i primi sono decisamente curati, c’è una certa ricercatezza e dei tentativi di sfumare alcuni colori che rendono decisamente un bell’effetto. Le unità d’altronde sono meno dettagliate, per cui pur se lo standard resta buono sono inferiori ai loro cugini più massicci. E’ anche possibile notare una certa differenza di qualità tra le diverse fazioni, nello specifico i modelli dei mostri affini a Godzilla sono decisamente eccezionali, mentre quelli degli invasori marziani sono appena passabili. Anche qui c’è un massiccio uso di plastiche colorate semitrasparenti per indicare vetri, parti luminose e simili. Da lodare l’aver previsto per ogni mezzo “volante” un qualche modo per sollevare il modello senza usare il classico bastoncino trasparente, modellando magari nuvole di polvere, o coni di luce. La basetta è funzionale al gioco, nera quadrata con le fessure in cui sono riportati i dati del mostro o dell’unità, niente infamia e niente lode quindi. Oltre ai modelli delle truppe sono disponibili i modelli degli edifici, che devo dire sono fatti molto bene. In generale anche qui c’è una certa prevalenza di colori brillanti, quasi pastello, però l’effetto generale quando si gioca è molto piacevole, dà veramente l’impressione di assistere agli scontri visti in televisione tra mostri giganti.
Beh con questo ho finito. La strada per i predipinti è sicuramente ancora molto lunga, e il margine di miglioramento è ancora ampio, ma ormai è possibile trovare dei prodotti validi, e se il miglioramento della qualità continuerà sulla strada intrapresa chissa che in futuro non ci troveremo con vere armate di predipinti “apri e gioca”?