Nuova vita per il terzo incomodo tra i grandi titoli Games Workshop: Il Signore degli Anelli.
Nata sulla scia dei film di Peter Jackson, questa serie rappresenta fin dai suoi esordi una sorta di anomalia nel panorama della casa britannica. Pur non essendo annoverata tra gli Specialist Games, infatti, non utilizza la classica scala a 28mm bensì un “vero” 25mm, di dimensioni leggermente minori ma con uno stile più realistico e meno caricato dei “cugini” di Warhammer….
Le stesse regole, poi, hanno subito mirato a quella semplicità di gioco e alla snellezza delle meccaniche che almeno in parte difettano negli altri titoli GW: niente vagonate di dadi con reroll e simili, niente personaggi speciali capaci di “mangiare” interi reggimenti con devastanti attacchi multipli ma semplici tiri contrapposti di un dado da sei in attacco contro un dado da sei in difesa, un tiro per ferire e via verso lo scontro successivo. Il tutto condito con un’elegante gestione del morale e degli eroi, importanti soprattutto come supporto alle truppe ma vulnerabili se circondati da un numero eccessivo di nemici, che privilegia l’aspetto più puramente tattico e riduce al minimo la quantità di modificatori da calcolare.
Altra caratteristica, senza dubbio legata all’andamento “in crescendo” dell’opera tolkieniana, è la dimensione di una battaglia tipo: Il Signore degli Anelli è infatti un gioco puramente skirmish, ossia teso a simulare scontri tra pochi personaggi, spesso svolto in base a scenari prefissati che riprendono singoli episodi salienti della storia. Da ciò una grande attenzione nella caratterizzazione dei singoli pezzi, con un design chiaramente ispirato ai film ma sempre rispettoso dell’universo originale, anche nel momento in cui deve colmare le non poche “lacune” lasciate da Jackson (esemplare il caso dei feudi meridionali di Gondor o delle armate dei Nani). Col tempo vari supplementi hanno allargato la quantità media di elementi in campo, proprio come nei romanzi le scaramucce dei primi capitoli si tramutano nelle gigantesche battaglie del finale, fino ad arrivare a Legions of Middle Earth, il supplemento per battaglie a punti che richiede l’utilizzo di diverse decine di pezzi per parte.
E proprio questa escalation trova la sua definitiva espressione nell’ultima espansione del gioco: War of the Ring. Annunciata da un roboante video su You Tube e da vari articoli su White Dwarf, l’espansione (un po’ come l’Apocalypse di Warhammer 40.000) mira a ricreare le epiche battaglie di massa dei libri adattando le meccaniche di base all’utilizzo di compagnie di manovra e di formazioni di varia complessità; la promessa fatta da Games Workshop è un sistema che mantenga le caratteristiche di semplicità e profondità tattica del regolamento di base, unendole ad un impatto scenografico di tutto rispetto (provate ad immaginarvi cinque Olifanti che marciano in linea sul vostro tavolo di gioco, attorniati da svariate decine di Haradrim…) e ad uno svolgimento della battaglia più fluido rispetto al Warhammer Fantasy da più parti accusato di un’eccessiva “legnosità”.
Se a questo uniamo l’elevata qualità delle miniature, fors’anche maggiore rispetto a tutte le altre creazioni GW, di una gamma che verrà ulteriormente accresciuta con nuovi pezzi, si può ben comprendere di trovarsi ad un potenziale nuovo successo per una serie certo di prestigio ma finora di scarso successo economico.
L’uscita è prevista per aprile, con i primi pezzi dedicati (basette multiple di movimento e nuove miniature in plastica) in uscita già da febbraio, e così forse una nuova primavera scenderà sulla Terra di Mezzo.
Namarië!