Tempo di conti per Games Workshop.
La casa di Nottingham ha infatti divulgato il suo rendiconto complessivo per l’anno finanziario 2008-2009 e un’analisi riassuntiva che indurrebbe i fan del Nano Bianco ad un certo ottimismo…
I profitti complessivi – riportati ad un valore ipotetico che non tiene conto del deprezzamento della moneta britannica – ammontano a un equivalente di 113,9 milioni di sterline, contro i 110,3 dell’anno scorso (il profitto in moneta corrente è di 125,7 milioni); dato forse ancora più importante il conto complessivo dei prestiti richiesti da GW si ferma a 1,6 milioni di sterline contro i ben più inquietanti 10,1 milioni del rendiconto 2008. Pur non addentrandosi nella miriade di tabelle e schemi di sintesi finanziaria, appare chiaro dando un’occhiata ai grafici di crescita che il 2009 mostra una ripresa sostanziale, dopo la fase problematica iniziata nel 2005.
Quali i motivi alla base di queste buone notizie?
Per Tom Kirby, chairman di GW, i fattori sono essenzialmente due: un ripensamento globale della catena di distribuzione dei prodotti e la crescita in quantità e qualità dei prodotti in plastica.
Nel primo caso GW ha portato avanti la sua politica di capillarizzazione della presenza, supportata anche da una revisione globale dei suoi siti web che hanno registrato un sensibile incremento degli acquisti online. Con una strategia particolarmente evidente nel Nord America, ma adottata anche in tutte le altre realtà territoriali, si è preferito spostare i negozi dai grandi centri commerciali alle piccole strade delle città, magari aumentandone il numero complessivo e razionalizzandone gli orari di apertura per “coprire” meglio gli orari di gioco dei clienti (con un conseguente ridimensionamento dello staff necessario). Ciò ha permesso a GW di spingere ancora di più sull’introduzione graduale ai suoi prodotti – una linea di tendenza già notata da tempo, con uno spostamento dell’attenzione dal gioco competitivo-torneistico a quello più amichevole e casual – e soprattutto di allargare la sua base di clienti.
Per quanto riguarda la plastica, il discorso è quasi spietato nella sua semplicità. Questo materiale è più economico del metallo, è meno soggetto a variazioni di prezzo nella sua forma grezza e grazie alle nuove tecnologie di fusione ha raggiunto un livello di precisione ormai superiore alle controparti in “piombo”. Ergo, per Kirby bisogna far capire al consumatore che una miniatura non deve per forza costare meno solo perché è “di plastica”, ma che vista la sua qualità finale similare alla controparte in piombo parimenti similare deve esserne il prezzo. Già possiamo sentire le lamentele che si alzeranno su questo punto, soprattutto visti i recenti aumenti di prezzo che hanno interessato più o meno tutta la gamma GW, ma il ragionamento non fa una grinza: la plastica ci permette di realizzare miniature di buona qualità e di mantenere un maggiore controllo sui costi, quindi il cliente dovrà dare il suo contributo per garantire questa rinnovata tranquillità produttiva.
Ovviamente non mancano le criticità irrisolte. GW cresce un po’ in tutti i mercati, ma ha un po’ di affanno nell’Europa Continentale (soprattutto, guarda un po’, in Spagna e Italia dove revisioni del management e della distribuzione promettono di dare migliori risultati nei prossimi anni, come ci assicura il chief executive Mark Wells) forse per causa del deprezzamento della sterlina nei confronti dell’euro. Ci sentiamo in dovere di aggiungere che, proprio a causa di questo deprezzamento, difficilmente i clienti possono giustificare prezzi in euro basati sui vecchi cambi monetari e quindi si rivolgono sempre più spesso ai negozi online britannici (chi vi scrive lo sa per esperienza personale!), che giocando sulle monete e sull’abbassamento delle tariffe di spedizione garantiscono prezzi sensibilmente minori.
In conclusione, GW guarda al futuro con maggiore serenità e continua a perseguire strategie di crescita ben definite, accompagnate da una maggiore attenzione all’elemento umano della catena produttiva (con un aumento degli avvicendamenti dirigenziali e l’istituzione della Games Workshop Academy, un corso di formazione interno iperspecializzato).
Per GW sono dunque finiti i tempi cupi? Forse ancora no, ma dopo alcuni anni di difficoltà il Nano Bianco riprende con determinazione la sua corsa.