martedì 24 Dicembre 2024

[Lucca Games 2009] I chiaroscuri di F. Falconi e C. Randall

Francesco Falconi, padre della trilogia di Estasia pubblicata da A. Curcio Editore e della bilogia  Prodigium per le edizioni Asengard, di cui tra breve uscirà l’ultimo capitolo, e  Cecilia Randall, madre della trilogia Hiperversum che vede quest’anno il suo ultimo volume, fanno il punto della situazione: riassumono la struttura delle loro saghe a beneficio di quanti non le abbiano ancora lette e ne possano essere stimolati, e danno stralci dei loro progetti futuri…

Falconi non manca di inquadrare la metamorfosi di Estasia in relazione agli stadi della vita in cui si trovava ad ogni capitolo: il primo libro, scritto a quattordici anni, non può esimersi dall’essere sognante ingenuo e fiabesco, il secondo vede il protagonista crescere di pari passo con lo scrittore ed incontra un maggior successo di pubblico. Il terzo, Nemesi, assume tinte cupe: i personaggi si sporcano, anche i buoni, e i cattivi rivelano retroscena che rendono più comprensibili le loro scelte.


Prodigium è invece un Urban Fantasy nasce da quattro ragazzi sperduti  in una metropoli, che è quasi in secondo piano, almeno nel primo libro, rispetto alle loro vicissitudini. Per il futuro ha in cantiere  un libro Biopunk per un pubblico non proprio giovanissimo, si tratta infatti di un libro di denuncia a sfondo ambientalista, parla di clonazione, esperimenti genetici, temi etici e religiosi ad esse connessi, il titolo sarà Gotika l’angelo della morte.
Ha in progetto anche un libro per ragazzi di cui non rivela i dettagli, anche perchè la costruzione di una storia piacevole per i più piccoli che risulti interessante anche agli adulti per le implicazioni nel sottotesto non è semplice da costruire, entrambi gli autori convengono che la difficoltà più grande è aggiungere quei chiaroscuri alla trama, che permettano di apprezzare certe cose da bambini e da adulti se ne trovino altre, un lavoro molto complesso.


Cecilia, invece presenta quest’anno il capitolo conclusivo della sua trilogia Hiperversum, che nasce dall’idea molto semplice che viene a tutti i giocatori di ruolo almeno una volta nella vita: se mi trovassi io al posto del mio personaggio in una realtà non mia, e dovessi lottare per sopravvivere, cosa farei? Un gruppo di amici, giocatori di un videogioco, vengono catapultati e imprigionati in un fantamedioevo, per ottenere il quale, l’autrice ha compiuto numerose ricerche storiche, attingendo  alle tradizionali diatribe Franco/Inglesi, escegliendo per loro un’ambiente di fazione francese, per cambiare sonorità. Nel secondo libro vengono approfonditi i personaggi, e nel terzo esplora le storie parallele di chi di loro ha trovato e  scelto un modo per tornare, e chi invece ha scelto di restare. Qualcuno in seguito ha obiettato che è un plot già molto usato; l’autrice dal canto suo ha risposto che lo ha scelto per presentare un suo personale tributo ai racconti della macchina del tempo, e ha azzerato le polemiche sostenendo che ormai i temi sono stati esplorati quasi nella loro totalità, le soluzioni narrative sono quelle, i fondamenti sono uguali per tutti, ciò che conta veramente, è la capacità di emozionare il lettore.
Avendo apprezzato oltremodo lo studio dei riferimenti storici, Randall stà esaminando il Rinascimento e l’anno Mille per il suo prossimo libro che è in lavorazione, i personaggi di Hyperversum hanno vissuto tutto lo scibile, e verranno lasciati in pace.


I due autori si mostrano disponibili alle domande del pubblico: dichiarano di non essere convinti che il contorno economico di un libro (videogioco, gadget, carte) possa essere deciso a tavolino, soprattutto perchè molti libri impiegano anni per emergere, quindi il merchandising non li influenza, ma se anche qualcosa venisse progettata per i loro libri, non influirebbe sulle loro scelte di trama, e vorrebbero avere voce in capitolo sulla realizzazione dei prodotti.
Non sarebbero influenzati nemmeno dall’ampliamento di destinatari: il panorama internazionale richiede sempre più spesso la sensibilità italiana nella scrittura e non riuscirebbero a produrre opere soddisfacenti se dovessero preoccuparsi di cosa è gradito da una Nazione o un’altra. Si dichiarano però favorevoli ad un interscambio costruttivo con il feedback dei lettori: scrivere, è un lavoro solitario, e si rischia di restare imprigionati nei propri circuiti mentali senza progredire; i lettori ti caricano, ti correggono, ampliano la tua visione con le loro idee, a meno che non si abbandonino ai dettagli sterili, come una virgola fuori posto, o si riducano a “mi piace” – “non mi piace”.
Amano sapere dal loro feedback se hanno centrato il punto suscitando un’emozione. Si cresce insieme dunque, loro come scrittori, ed il lettore nel suo senso critico.

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