Ci è giunta tra le mani la nuova edizione de Il Castello del Diavolo, la prima in italiano, targata dV Giochi, così ne approfittiamo per farci un’idea di quanto la casa italiana abbia inciso su questa ri-produzione.
Ovviamente la prima cosa a colpire è la scatola, certo ne avevamo vista l’anteprima grazie ai nostri inviati in quel di Norimberga, ma il colpo d’occhio rispetto al mazzetto di carte della Adlung è davvero notevole. Tanto notevole che il sovradimensionamento della confezione lascia quasi presagire l’intenzione di far arrivare a seguito una, o più d’una, espansione. Comunque già dalle stampe sulle diverse custodie emerge la prima sostanziale differenza tra le due versioni: la vecchia tedesca (che non è un’anziana signora di Berlino, bensì l’edizione sassofona originale del gioco in questione) porta da 3 a 10 giocatori, dai 12 anni in sù per una durata che va dai 30 ai 60 minuti; mentre la giovane italica (e non stiamo parlando di una balilla moderna, ma dell’ultima edizione presentata) sostiene da 4 a 8 giocatori dai 10 anni in sù per 20-40 minuti.
La spiegazione a tali evidenti differenze si ottiene facilmente leggendo tra le righe del nuovo regolamento: innanzi tutto si è ridotta la possibilità di avere un numero disparo di parteciapanti (sempre spiacevole nei giochi di alleanza) partendo da quattro giocatori; salta poi agli occhi l’assenza dell’azione “passare”, il che senza dubbio tende a ridurre i tempi di una partita, così come li riduce l’aggiunta di una modalità di vittoria prima assente, ossia lo svelare i giocatori avversari in possesso delle condizioni di vittoria non ancora dichiarate.
L’edizione italiana è inoltre stata arricchita da carte personaggio più grandi e 12 gettoni duello in cartoncino, mentre sono state rimosse le carte “drink of power” (effettivamente superflue) sostituite dalla dichiarazione della differente condizione di vittoria in caso di un numero disparo di partecipanti.
I 12 gettoni duello introducono anche un nuovo modello di sfida, di fatti i sostenitori degli sfidanti ora non si dichiarano più a turno, bensì svelandosi tutti contemporaneamente senza possibilità di astenersi, aggiungendo poi alla propria causa eventuali gettoni o abilità di professione in qualsiasi ordine preferiscano. Oltre a ciò la vittoria permette di guardare segretamente solo la carta di affiliazione dello sconfitto e non più anche la sua professione.
Giunti al fondo della scatola de Il Castello del Diavolo abbiamo la netta sensazione di un gioco effettivamente migliorato rispetto alla propria edizione natale, arricchito ed asciugato nei punti giusti, reso in somma ottimale per la linea Wolf Party Collection.