martedì 24 Dicembre 2024

Small World causa dipendenza – a Londra il boardgame è assassino

Abbiamo difeso e continuato a sostenere il gioco di ruolo quando impersonare un barbaro di D&D “spingeva giovani vittime al suicidio” perché sapevamo quanto il nuovo ed il diverso terrorizzino la popolazione generando una gran confusione, ma certo non avremmo pensato un giorno, a molto tempo da allora, di dover fare lo stesso con il gioco da tavolo, in particolar modo un gioco come Small World, titolo considerabile quasi per famiglie.



Non si tratta però questa volta dell’ennesima caccia alle streghe contro l’hobby ludico, bensì di una semplice (quanto grave) imperizia giornalistica…

I quotidiani inglesi The Daily Mail e The Sun, e da questi poi diversi altri omologhi di altri paesi anglofoni), hanno incautamente associato ad un fatto di cronaca “grigia” l’immagine del prodotto della Days of Wonder; si tratta della storia di una donna dei sobborghi di Londra che resa dipendente dal gioco ha dimenticato di prendersi cura del proprio figlioletto e addirittura lasciato morire di fame il proprio cane. Nulla da ridire, o quasi, se non fosse che ovviamente il gioco in questione non è (e, per quanto valido come prodotto,  non sarebbe potuto essere) lo Small World figlio di Vinci che abbiamo imparato a conoscere nell’ultimo anno, bensì un videogame online nominato smallworlds.com.


Eric Hautemont, CEO della DoW, si è ironicamente chiesto quale fosse il momento in cui un gioco di società diventasse fonte di isolamento, pericolo e dipendenza, mentre con meno ironia pare stia valutando un’eventuale azione legale nei confronti dei due quotidiani.


E’ probabile che gli articolisti in questione non sapessero neppure lontanamente di cosa stessero scrivendo, il che non risulta però un’attenuante considerando il mestiere degli stessi, il risultato è una sorta di pubblicità per Small World che potrebbe da una parte partecipare allo sdoganamento dell’intero argomento giochi da tavolo all’esterno della propria realtà, dall’altra aumentare l’attenzione (a dire il vero già alta) sul titolo particolare per quanti siano limitrofi all’infausto regno ludico.


In somma la vera cronaca in fondo è “a che gioco giocano?”.
Questo almeno fintanto che nessuno prenderà in considerazione il sottotitolo di Small World.

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