Alla rituale apertura dell’ultimo giorno di fiera l’incontenibile folla oceanica dei giorni precedenti si scopre dissolta in un ordinato flusso di famiglie e avventori, mentre la frenesia d’acquisto compulsivo degli ultimi ritardatari è solo parzilmente giustificata dai “sold out” via via sempre più evidenti: 7 Wonders, Civilization, London, etc etc…
Mentre il progressivo aumentare delle offerte rende omaggio a quanti abbiano resistito fino al quarto giorno di fiera. Dal pozzo dei desideri da cui ricavare una copia di Fresco, al 3×2 di giochi nuovi e già scontati, troviamo presto il modo di rifarci la bocca delle piccole e grandi assenze. A tale scopo ci è stato poi senz’altro di aiuto l’arrivo provvidenziale di alcune copie dimostrative di Vinhos, che in tale dimostrazione ha rivelato il proprio sapore “corposo” di gioco dedicato principalmente agli “hard core gamers”.
E ancora, presente solo per far gola, l’invenduto (solo perché ancora non prodotto) King of Tokyo, semplice ed efficace, come e più di Zombie Dice, al quale è facile raffrontarlo; va segnato nella categoria “perché non l’ho fatto io”, con i suoi 6 giocatori che non fanno altro che menar ceffoni e accumulare punti secondo le regole “del più figo del villaggio” (e del più fortunato!).
Inattesa anteprima è quella di un prototipo di Lorenzo Silva della Cranio Creation (Horse Fever), che per la Heidelberger sta realizzando una produzione talmente voluta dalla casa editrice da farne campeggiare l’immagine sui banner giganti dello stand degli stessi tedeschi; si tratta di una sorta di party game fantasy, collaborativo d’abilità incentrato sull’aspetto fondamentale dei prodotti di casa Cranio: il divertimento.
Tra i tavoli il colore verde dei tabelloni s’impone su quello di puzzilli, dadi, carte e miniature varie, tra i molti però un verde più pallido si ripete con insistente frequenza, quello del 20th Century della CGE, piccolo gioco in stile tipicamente europeo che unisce (come hanno prontamente evidenziato i molti giocatori presenti) i principi di Power Grid e Carcassonne attraverso il rodatissimo meccanismo delle aste, come indica il titolo in somma non proprio uno slancio verso il fututo del gioco.
Ma proprio mentre constatiamo con Lorenzo Silva l’accanimento produttivo sullo stile sfruttatissimo delle meccaniche ormai classiche e sulla ricerca del “fattore divertimento” vediamo un un ragazzone riccio aggirarsi tra gli stand con una maglietta arancione recante un nome che a prima vista potrebbe apparire solo un acronimo: Uwe. Dapprima il dubbio, poi la certezza, non ce ne sono molti così (sebbene in fiera sia pieno di “ragazzoni” oltre il metro e novanta), si tratta di Uwe Rosenberg, al quale, oltre che una foto, non possiamo non chiedere di farci provare il suo Merkator che sì, è ancora uno di quei giochi improntati sulle dinamiche che hanno contraddistinto e reso celebre l’autore di Agricola; sebbene in questo caso si possa riscontrare un risultato meno complesso che vive di un paio di nuove meccaniche interessanti.
Per rilassarci un attimo ci sediamo ai tavoli di Ascension, ma dopo neanche 20 minuti siamo già in piedi con due scatole del gioco in mano: Dominion ha colpito ancora. In effetti però le due o tre regole che differenziano Ascension dal padre Dominion ne fanno un gioco ben più accattivante per dei giocatori di “secondo livello”; inoltre le bustine proteggi carte vendute allo stand sono davvero fantastiche.
Uscendo poi non possiamo certo ignorare le evidenti quanto gradevoli miniature di Mansions of Madness; o risparmiarci di chiedere delucidazioni riguardo il discusso sistema di combatimento del Sid Meyer’s Civilization, del quale c’è effettivamente da discutere, e delle sue espansioni (già quasi prossime a dire degli addetti ai lavori).
Troppo però nel menù esseniano per riuscire a gustarci tutto così, come in una cena tipica nel ristorante mongolo “all you can eat”, meta di molti partecipanti alla stessa fiera: abbiamo preso tutto quello che siamo riusciti fermati solo dai limiti di tempo, rinunciando a saggiare una moltitudine di prodotti nostrani come il Lochness di Walter Ober, l’AreaAutoproduzione, IronDie, Florenza, Munera, Isla Dorada, De Vulgari Eloquentia, etc etc, con la consapevolezza di poterli sorbettare con più calma tra qualche giorno in “casa nostra”, a Lucca Games 2010. Tutto il resto lo stiamo cucinando per voi, pronti per le portate?