La Fantasy Flight Games (FFG), ormai consolidato colosso in espansione del panorama ludico, ha già da tempo intrapreso una politica che non può dispiacere agli appassionati di giochi: la ristampa, o per essere più pignoli, la “riedizione” di vecchi classici spesso introvabili.
Tra i giochi annunciati nel sempre più corposo catalogo del gigante statunitense, nell'autunno del 2011 è comparso uno dei più interessanti classici dell'Avalon Hill (AH), cioè Merchant of Venus.
Il gioco in sé è piuttosto noto: infatti si tratta di un boardgame commerciale in cui i giocatori devono essenzialmente vendere e comprare merci in una galassia la cui mappa è casuale e cambia ad ogni partita. Ci sono diverse opzioni, almeno nel gioco originale, che permettono di potenziare la propria astronave, di costruire stazioni commerciali, e persino di combattere tra i giocatori. Insomma un gioco piuttosto divertente, innovativo per l'epoca, e tutto sommato anche abbastanza atteso perché con le modifiche che sono tipiche dell'approccio FFG alle riedizioni dei vecchi classici (non sempre a vantaggio del gioco, per carità), Merchant of Venus potrebbe tornare ad essere un classico sul tavolo da gioco.
Nel gioco originale, i giocatori competono per arrivare ad un dato valore monetario (variabile a seconda della lunghezza del gioco). La mappa di gioco rappresenta un settore della galassia, con tanto di pianeti, nebulose ed altri allegri oggetti spaziali, ed i pianeti sono connessi da percorsi colorati. La cosa interessante, come detto, è che la mappa viene generata casualmente all'inizio della partita, e quindi i giocatori non avranno idea delle razze aliene che incontreranno nei loro viaggi commerciali, quindi il gioco ha anche una componente di esplorazione non certo marginale.
Le razze aliene sono caratterizzate da un numero, e le merci da loro prodotte possono essere vendute a razze aliene che abbiano i tre numeri successivi in sequenza (p.es. se la merce è prodotta da una razza con il numero 3, può essere venduta alle razze 4, 5, e 6). Naturalmente le navi hanno una stiva limitata, ed un'altra parte interessante del gioco è quella gestionale, cioè come usare i profitti del commercio per migliorare la propria nave; o dotarla di accessori all'ultimo grido (come scudi ed amenità simili). Nella navigazione attraverso lo spazio, gli intrepidi commercianti galattici si troveranno anche a scoprire asteroidi contenenti oggetti utili o situazioni pericolose, o persino portali che permettono di viaggiare più velocemente verso un'altra destinazione.
I giocatori possono anche scegliere di investire i loro guadagni nella costruzione di stazioni orbitanti che permettono di avere un reddito quando si verificano commerci nella zona da loro controllata.
Scegliendo con attenzione la propria politica commerciale ed economica, si può tentare di arrivare alla fine del gioco ad accumulare i crediti necessari per vincere, e nonostante il gioco non sia breve (nella versione originale durava almeno 2 ore e mezza), le meccaniche lo rendono divertente e mai noioso.
Ma stavolta il ritorno di un bel gioco non è privo di problemi, perchè la scaltrezza con cui opera la FFG talvolta risulta deleteria, e Merchant of Venus costituisce un bell'esempio dei problemi associati ad essa.
La Stronghold Games, infatti, aveva annunciato la ristampa di Merchant of Venus, avendo acquistato i diritti dall'autore del gioco, Richard Hamblen, ed infatti aveva annunciato l'uscita di questo “Richard Hamblen's Merchant of Venus”. Ma più o meno nello stesso periodo, la FFG, forte della licenza acquistata dalla Wizards of the Coast (WotC, che a sua volta detiene le licenze della defunta AH), aveva annunciato la ristampa del gioco.
Naturalmente, si è arrivati al “conflitto”, che meriterebbe di avere un gioco da tavolo ideato appositamente per simulare questo scontro stesso.
La Stronghold, si legge nei comunicati ufficiali, ritene che la licenza appartenga all'autore che quindi è l'unico autorizzato a venderla, laddove la FFG si appella al fatto che ha acquisito la licenza dalla WotC più di un anno prima.
Va detto però, ad onore di entrambe le compagnie, che questo scontro in realtà è stato combattuto – almeno apparentemente – con molto fair play, perchè entrambe le parti coinvolte hanno dato l'impressione di credere che l'avversario abbia agito in buona fede. Il problema tuttavia resta.
Ai primi di dicembre la controversia non sembrava ancora risolta, ma il fair play non tendeva a diminuire. Infatti in un'intervista al magazine online Icv2, Stephen Buonocare della Stronghold non ha rilasciato dichiarazioni sul fatto che Merchant of Venus appariva come gioco in uscita nel catalogo FFG, anche se non ha lesinato complimenti alla FFG, e si augurava invece che le due parti coinvolte nel rilascio della licenza (cioè Hamblen e la WotC) venissero ad una decisione definitiva. La FFG, invece, non ha rilasciato altri commenti, anche se a tutt'oggi il gioco è inserito tranquillamente tra i titoli in arrivo.
Il mistero, al momento attuale, permane. Merchant of Venus era stato annunciato in uscita a febbraio 2012 dalla FFG (c'era anche il solito prezzo previsto), ma a tutt'oggi non esiste certezza a riguardo. Ci sono immagini dell'artwork di copertina, ci sono voci consistenti, anche su siti specializzati, ma per ora non c'è alcuna dichiarazione da entrambe le parti riguardo ad una risoluzione della faccenda, e quindi riguardo ad un'imminente e certa uscita di questo grande classico. A questo punto non ci resta che sperare, anche se questi accadimenti – ammettiamolo – sono sempre delle belle docce fredde per chi continua a credere che nel mercato dei giochi da tavolo alcune politiche “aggressive” possano essere fuori luogo.