Come sappiamo, tra i membri della giuria dello Spiel des Jahres ci sono anche figure che si occupano di analizzare percezione e impatti della passione ludica nella società (ovviamente riferendosi a quella tedesca). In questo articolo della rubrica Spielraum, Chris Mewes ci racconta la sua esperienza presso una casa di riposo, dimostrando come l’avanzare dell’età non dovrebbe corrispondere affatto a un disinteresse per i giochi… tutt’altro!
Classe di età? Verso l’alto c’è spazio per giocare di Chris Mewes
Nella casa di riposo di questo piccolo comune alla periferia di Monaco per stasera è prevista una serata di gioco. Sembra che sarà una serata di gioco per anziane signore, visto che non è presente nessun uomo. La ragione potrebbe essere che qui vivono decisamente meno uomini che donne. La percentuale di vedove che sono ancora vive a molti anni di distanza dalla scomparsa dei mariti è infatti enorme.
La caffetteria della casa di riposo è una grande stanza piena di luce con un piccolo chiosco, che distribuisce caffè e dolci, oltre a bibite dissetanti e roba da sgranocchiare. Da qui si ha una splendida vista verso il cortile interno e verso la terrazza, dove però oggi fa troppo freddo per poter giocare.
Quattro tavoli sono occupati da potenziali giocatrici. Appartengono tutte alla generazione della guerra. Alcune erano bambine nel periodo anteguerra. Una signora siede tutta sola, davanti a lei un “Non t'arrabbiare”. La invito ad unirsi alle altre, ma ottengo solo una gentile risposta: lei non si muoverà da lì in nessun caso e comunque ha già il suo gioco. Inoltre dice che vuole giocare da sola e comunque solo “Non t'arrabbiare”. Dopodiché apre la scatola, prepara i gioco e comincia veramente a giocare questo classico in solitario. Sembra che sia veramente felice così. Ogni tanto mormora qualcosa e sembra come immersa in un mondo, di cui non ha ancora voluto rendermi parte.
Nel frattempo le altre signore si sono divise su due tavoli: uno da quattro e uno da otto. La portavoce del tavolo da otto, una renana energica, mette subito in chiaro che loro sono molto curiose di cosa io voglia giocare con loro, ma anche che loro giocheranno in otto. Su questo non si discute.
Allora tiro fuori dalla mia borsa di giochi il vecchio “6 nimmt”, prendo posto al tavolo e inizio a spiegare il gioco. Tre minuti dopo una delle giocatrici si sposta indietro con la sua sedia a rotelle e con molto charme mi dice che il gioco è veramente difficile e che vuole prima vedere dall’esterno come si battono le sue possibili avversarie. Altri tre minuti dopo tutte hanno le carte in mano e vogliono, benché alcune in modo esitante, iniziare. Spiego qua, aiuto là e vedo negli occhi che iniziano a capire. Si può già percepire la soddisfazione delle avversarie, quando qualcuno deve prendersi l’intera linea di carte.
Venti minuti dopo riesco a sganciarmi dal tavolo e provo a integrare l’osservatrice nel gruppo. Ci riesco. Sono necessari un altro paio di chiarimenti e poi posso lasciare il gruppo a sé stesso. Pian piano sembra che si stiano divertendo a giocare.
Sull’altro tavolo c’è “Las Vegas”. Tutte hanno adocchiato il gioco con interesse e curiosità, ma nessuna si è arrischiata a prendere in mano le regole. Hanno preferito dare la precedenza ad un secondo pezzo di dolce. Lo spiego rapidamente e osservo i primi due turni. Sembra che tutte abbiano capito il gioco e che si stiano godendo questo assaggio di gioco d’azzardo. A questo tavolo è andata ancora più liscia che a quello accanto.
Dopo oltre un’ora arriva il momento di presentare un nuovo gioco al mio gruppo da otto. Grosso errore! Come mi è venuto in mente che vogliano giocare qualcosa di diverso da “6 nimmt!”, dice la signora della Renania. Anzi, le vorrebbe subito comprarsi il gioco. Direttamente da me. Con un sorriso quasi irresistibile mi fa anche capire che si aspetta anche un prezzo speciale. Se questo non fosse possibile, allora vorrebbe che gliene procurassi tre copie, per poterne regalare due ai nipotini. Naturalmente per tre giochi uguali bisogna che ci sia anche uno sconto…
Nel frattempo l’atmosfera al tavolo di Las Vegas è stupenda e mi raccontano chi ha mandato a rotoli i piani di chi nell’ultimo turno. Oh, anche qui oggi non si parla di giocare qualcos’altro, però lo vorrebbero comprare volentieri. Magari ci potrebbero giocare coi loro figli.
Improvvisamente il pomeriggio di giochi arriva al termine. Nella casa di riposo si cena sempre molto presto. Tutte mi ringraziano di cuore, si sono divertite davvero molto. Alla domanda se posso tornare rispondono che si, certamente, ma non la prossima settimana. Oggi è stato già piuttosto faticoso con così tanti nuovi giochi. C’è bisogno di lasciar sedimentare il tutto.
Anche la mia giocatrice solitaria mette via tabellone, pedine e dadi. Quanti turni avrà giocato?
Il piccolo comune alla periferia di Monaco ha tre gemellaggi internazionali, uno dei quali con una città della Costa Azzurra in cui di tanto in tanti organizzano una convention ludica di interesse sempre crescente. Nel frattempo là si è diffusa la notizia che un pazzo della città tedesca gemella ha iniziato a proporre giochi per la terza età, ovvero per i concittadini sopra i 65 anni. Partecipano numerose coppie di anziani, tre delle quali siedono sempre assieme, e, se gli piace, vogliono giocare tutta la sera allo stesso gioco. L’ultima volta al tavolo c’era il vecchio “Gambler”. Formidabile con quale entusiasmo hanno giocato una partita dopo l’altra. Naturalmente la locale ludoteca se lo è procurato tramite degli antiquari e lo ha inserito nel repertorio.
Ilse ha 88 anni e ci visita spesso. Ilse vuole giocare e non si spaventa nemmeno di fronte a titoli complessi. E’ sempre molto curiosa e vuole sapere cosa le consigliamo, ma vuole che i giochi le siano spiegati. Non le interessa vincere contro di noi. Il suo scopo è migliorarsi. Questo la rende felice ed è contenta come una Pasqua quando non solo si migliora, ma riesce anche a vincere. L’importante è che riesca riconoscere i materiali. Quando la differenza tra giallo, rosso e arancione è troppo poca o la grafica troppo confusa lei si fa da parte. Per questo “P.I.” torna subito nella scatola e viene sostituito da "Rapa Nui".
Due giorni dopo, nel piccolo comune alla periferia di Monaco, si tiene la mia consueta serata di giochi aperta al pubblico. Viene anche Karina, regolarmente e con grande entusiasmo. Lo studio delle regole non è cosa sua, ma è sempre presente quando si tratta di provare qualcosa di nuovo. Ha un libricino in cui si segna tutto quello a cui ha giocato con noi. Quello che le piace di più riappare poi come regalo per figli e parenti. Lei stessa due anni fa per il suo ottantesimo compleanno ha voluto una copia di “Stone Age” con l’espansione.
(Articolo originale – traduzione a cura di Fabrizio Paoli)