martedì 5 Novembre 2024

Spiel des Jahres – Come Hanabi ha impedito un record

Questo articolo di Synes Ernst della rubrica Spielraum è stato pubblicato originariamente pochi giorni prima della proclamazione dei vincitori dell’ultima edizione dello Spiel Des Jahres. In esso troviamo una forte critica al bilancio tracciato a inizio 2014 dall’industria ludica tedesca. Lo stesso articolo proviene a sua volta da un’altra testata, la scelta di inserirlo anche nella rubrica curata dai giurati del premio è un’ulteriore testimonianza di quanto la giura sia distante dalle logiche di mercato degli operatori e si concentri piuttosto sulla qualità dei prodotti.
Nel leggerlo, scopriremo anche quanto è influente il premio nei risultati di vendita e quali sono gli obiettivi commerciali della nazione più ludica d’Europa…

Il comparto ludico si lamenta: i giochi piccoli infondono al commercio una scarsa dinamica.
In questo modo si muovono contro i loro stessi interessi.
Mancano ancora pochi giorni prima che HANABI, edito da Abacusspiele, passi lo scettro dello “Spiel des Jahres” ad uno dei tre titoli nominati: CAMEL UP, CONCEPT o SPLENDOR. Prima che questo straordinario anno di HANABi termini è già chiaro che questo gioco cooperativo ha fatto storia da due punti di vista: con HANABI la giuria dello “Spiel des Jahres” ha per la prima volta assegnato il più importante premio ludico mondiale ad un piccolo gioco di carte e mai prima d'ora un vincitore aveva venduto così tanto. Secondo la rivista specializzata Spielbox nel 2013 ne sono stati venduti 670000 esemplari. Il proprietario di Abacus, Joe Nickisch, ha confermato questa cifra ad “Infosperber”.

Quando ho letto la notizia di questo successo mi sono ricordato di un comunicato stampa di fine gennaio del Fachgruppe Spiel. Il Fachgruppe, da marzo rinominato Spielverlage e.V., rappresenta gli interessi delle venti principali case editrici tedesche. Nel comunicato si dice che, nonostante gli ottimi segnali dello scorso autunno, l'industria ludica non è purtroppo riuscito nel 2013 a superare “il record di fatturato di 400 milioni di euro che era ormai a portata di mano”. La spiegazione si trova in due segmenti ludici “che hanno goduto di una insolita crescita del fatturato”. Cito letteralmente: “I giochi di dadi e di carte a buon mercato hanno segnato un aumento di quasi il 18%. Ad un primo sguardo lascia perplessi anche l'aumento del 10% del volume di vendita dei giochi di carte. Questo si può però spiegare rapidamente e con certezza: lo “Spiel des Jahres” 2013 Hanabi appartiene alla categoria dei giochi di carte. Ora, questo gioco per quanto riguarda le copie vendute non ha fatto assolutamente peggio dei suoi predecessori, però poiché il prezzo nei negozi nel periodo prenatalizio oscillava tra i 5 e i 7 euro, non ha potuto incidere in modo così dinamico sul volume complessivo di fatturato del settore ludico come invece accade solitamente con un gioco in scatola il cui prezzo è fissato ad un livello molto superiore”.
Tradotto in parole povere: HANABI come “Spiel des Jahres” ed il gioco di dadi QWIXX, che la giuria aveva incluso nella lista dei nominati dello scorso anno, hanno impedito il raggiungimento del tanto desiderato record di fatturato di 400 milioni di euro. Se al posto loro fosse stato premiato un grosso gioco in scatola, allora le case editrici avrebbero potuto festeggiare. Questo è l'inequivocabile messaggio del comunicato stampa.

Importanti fattori sono stati trascurati
Una spiegazione di questo genere non è sostenibile, perché trascura volutamente dei fattori, che nel settore rappresentato dalla Spielverlage e.V. Sono molto ben conosciuti. 670.000 esemplari venduti di un gioco significa parecchie centinaia di migliaia di transazioni, parecchie centinaia di migliaia di persone che sono entrate in un negozio e hanno preso conoscenza di quali giochi ci sono e di cosa altro potevano comprare. E nel caso di un buon gioco come HANABI la voce si diffonde e la gente dice “Wow, quello lo devo avere!”. I piccoli giochi sono degli efficacissimi ambasciatori e testimonial per il Gioco: portano centinaia di migliaia di potenziali clienti nei negozi – alla faccia della dinamizazzione! Inoltre è noto che a guadagnare dai cosiddetti “piccoli giochi” sono principalmente i negozi specializzati. I negozianti specializzati che vendono sia online che in negozio, hanno detto di aver venduto più HANABI nella loro bottega che via internet. Inoltre conosco io stesso dei negozianti che nonostante il prezzo economico hanno fatto più fatturato con HANABI che con altri vincitori. Come si può parlare di una mancata dinamizzazione?
Il comunicato stampa del Fachgruppe aveva in effetti il titolo apparentemente positivo “I giochi piccoli ed eleganti segnano l'anno 2013”. Quello che segue però non è per niente amichevole nei confronti di HANABI, QWIXX ecc. Secondo me diffondendo certi messaggi l'associazione di categoria va contro ai propri interessi.

Un'offerta ampia è importante
Su cosa si regge la mia supposizione? Il comparto ludico oggi più che mai ha bisogno di offrire un ampio catalogo, perché ormai da diversi anni gli interessi ed i bisogni dei giocatori sono sempre più diversificati. Non sto parlando della separazione tra quelli interessati principalmente ai videogiochi e quelli che preferiscono trascorrere il tempo coi tradizionali giochi di società, da tavolo e di carte. La vera sfida per l'industria ludica sta nella segmentazione sempre più marcata all'interno di questo secondo gruppo. Ci sono persone che cercano giochi quanto più possibile brevi. Altri invece sono contenti solo quando possono sedere davanti ad un tabellone per almeno due ore. Questi ultimi sono di solito quelli per cui il gioco non è mai abbastanza complesso, mentre per i primi un regolamento superiore a due pagine è già una vera atrocità. Vogliono iniziare subito a giocare e vogliono un gioco che scorra via facilmente e semplicemente. Tutti poi, che siano giovani o anziani, giocatori occasionali o abituali, vogliono divertirsi e avere un'esperienza di gioco quanto più fantastica possibile. Le pretese nei confronti degli editori non potrebbero essere più diverse di così e la risposta non può che essere una sola: un catalogo quanto più ampio possibile, che vada dai giochi complesso fino ai giochi “piccoli ed eleganti”.
Alla domanda di quanto i videogiochi siano una minaccia per i giochi da tavolo classici e di come l'industria ludica si pone di fronte allo sviluppo demografico, Hermann Hutter, proprietario dell'omonima casa editrice e presidente del Fachgruppe Spiel, risponde in modo piuttosto rilassato. Molti che giocano volentieri ai videogiochi, sarebbero anche in grado di “apprezzare una bella e conviviale esperienza ludica attorno al tavolo con gli amici”. Per quanto riguarda il crollo delle nascite negli ultimi anni “possiamo a buon diritto assumere che questa “debolezza” verrà compensato dal fatto che la popolarità dei giochi di società nella popolazione è sensibilmente aumentata e con essa il desiderio di provare più spesso qualcosa di nuovo”. Ora, per esperienza, posso dire che per il target di pubblico citato da Hutter i giochi ideali non sono quelli complessi, bensì quelli piccoli, con regole facile, un basso scoglio d'ingresso ed un scorrimento semplice. La gente che vuole giocare non cerca lo sforzo legato alo studio di lunghi regolamenti, bensì un rapido senso di appagamento. Proprio quello che viene offerto da titoli come HANABI e QWIXX, nonché da parecchi giochi da tavolo e per famiglie ancora più semplici.

Spaventosa lacuna tra i giochi per famiglie
Se c'è un problema con cui l'industria ludica dovrebbe confrontarsi, questo non è il successo dei piccoli giochi degni di lode, quanto piuttosto la spaventosa carenza di prodotti nel cosiddetto settore classico dei giochi per famiglie. Mentre nel settore per “conoscitori”, ovvero tra i giochi per esperti giocatori abituali, si può parlare di un boom, sia come quantità che come qualità dei giochi in offerta, nel settore per famiglie siamo in un periodo di magra. Poiché anche in futuro l'industria ludica non guadagnerà soldi con giochi rivolti solo ad una ristretta nicchia, bensì con titoli per il pubblico generico, si dovrebbe immediatamente preoccupare dello sviluppo futuro in questo settore, anziché denigrare più o meno apertamente ogni vettore di fatturato che riesce, proprio in questo segmento, a portare sul mercato quei prodotti attraenti in grado di fornire al settore del gioco quell'ulteriore potenziale di cui l'industria ha urgente bisogno.
Il comparto ludico può comunque essere contento. Quest'anno la giuria ha nominato allo “Spiel des Jahres” tre prodotti situati in una fascia di prezzo più elevata. I 400 milioni die euro dovrebbero quindi essere raggiunti. E se invece non ci si riuscisse? Beh… allora probabilmente sarà colpa del clima o del mondiale di calcio…

Questo articolo è stato pubblicato inizialmente nella rubrica “Der Spieler” sul sito www.inforsperber.ch il 14 giugno 2014.

(Articolo originale – traduzione a cura di Fabrizio Paoli)
 

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