martedì 24 Dicembre 2024

Il Gioco dell’Anno 2018 entra nel vivo: annunciati i cinque finalisti

Come ogni settembre siamo finalmente giunti a uno dei momenti "cardinali" dell'annata ludica, attesissimo dagli appassionati di questo hobby tanto quanto dagli operatori del settore, per la sua ormai comprovata capacità di influenzare sensibilmente i risultati di vendita.
Da pochissimo infatti, con una conferenza tenutasi durante l'Open Day dell'Archivio Italiano dei Giochi, sono stati annunciati i cinque finalisti per l'edizione 2018 del Gioco dell'Anno, di fatto decretando le battute finali del principale riconoscimento ludico italiano che punta a premiare i titoli con quella giusta dose di semplicità, bellezza e ingegno, in grado di fungere da "porta d'ingresso" al mondo dei boardgame per tanti neofiti che decidano di affacciarvisi.

Dopo svariati mesi di gioco "matto e disperatissimo" (ci si perdoni l'irriverente citazione), la giuria ha dunque decretato il suo verdetto. Vediamo quindi chi si contenderà stavolta il tanto agognato titolo.

Azul (Autore: Michael Kiesling; Editore: Ghenos Games).
Non c'è che dire, questa scatola dalle dimensioni contenute si presenta con un peso specifico veramente importante, sia dal punto di vista "materiale", data la grandissima quantità di tasselli plastici multicolore, sia perché arriva all'ultimo miglio dopo aver già conquistato con merito parecchi altri premi tra cui l’As d’Or e l'ambito Spiel des Jahres 2018.
Pur essendo un astratto, il gioco riesce a stregare chiunque con un mix di materiali di altissimo pregio e attrattiva visiva e di meccaniche lineari di scelta e posizionamento che però garantiscono strategia, interazione e, soprattutto, ore e ore di divertimento.

Dragon Castle (Autori: Hjalmar Hach, Luca Ricci, Lorenzo Silva; Editore: Ghenos Games).
Ancora un astratto, che pesca a piene mani dalla tradizione orientale del Mah Jong, ma che ne rielabora il concetto fino a portare sul tavolo un'esperienza ludica profondamente diversa. Il trio di autori nostrani propone un gioco che offre parecchi livelli di strategia in meccaniche di selezione e piazzamento che, merito anche delle varianti incluse, riesce a essere appetibile tutto sommato a qualunque palato. In più, la grafica delicata e pregevole e soprattutto la letterale "montagna" di corposi tasselli, non mancano mai di incuriosire anche i semplici passanti.

Flamme Rouge (Autore: Asger Harding Granerud; Editore: Playagame Edizioni).
Con questo gioco, l'autore danese succede nella difficile impresa di offrire un'esperienza adatta a tutti che però sia, al contempo, una simulazione sportiva sufficientemente accurata. Flamme Rouge infatti, con una semplice e originale interpretazione della meccanica del deckbuilding, permette in poco tempo di intavolare accesissimi testa a testa ciclistici in cui l'avrà vinta chi meglio avrà saputo sfruttare le caratteristiche del proprio team di atleti, del percorso e le scie degli avversari. Dotato di una grafica che richiama gli anni '30 in modo sbarazzino e di tante piste componibili, il titolo sa essere anche molto longevo oltre che adatto a gruppi nutriti, utilizzando la sua prima espansione.

Kanagawa (Autori: Bruno Cathala, Charles Chevallier; Editore: Mancalamaro).Nonostante il regolamento e le meccaniche siano un pizzico più elaborati dei suoi rivali, l'opera della coppia di designer francesi è comunque un ottimo esempio di linearità e di quanto un gioco possa "rivelare" di sé andando oltre una prima superficiale occhiata. Il gioco offre un'interessante sfida tra allievi del maestro Hokusai intenti a realizzare il miglior dipinto, tramite un'oculata scelta di quali carte scegliere, e quando, tenendo in considerazione che potranno essere usate per accrescere le proprie capacità o, in alternativa, per migliorare il dipinto personale. Dotato di una pregevole grafica orientale e dotato di ottimi ed evocativi materiali, questo titolo certamente non lascia indifferenti.

When I Dream (Autore: Chris Darsaklis; Editore: Asmodee Italia).
Già dalla scelta dei componenti, questo titolo punta tutto sulla creazione dello "spazio di gioco" condiviso. Un letto per ospitare le carte sogno e una mascherina da notte ci parlano di un titolo in cui la dimensione onirica la fa da padrona e nel quale le meccaniche portano un twist al concetto di pensiero laterale, nel momento in cui lo affiancano all'utilizzo di ruoli segreti per i giocatori che dovranno, o meno, aiutare un altro, il sognatore, a indovinare le parole. Inoltre, l'aggiunta della possibilità per quest'ultimo di ricordare i "sogni" indovinati, fa sì che non ci siano turni morti per nessuno. Dotato di grafica e materiali di prima classe, When I Dream è in grado di accomodare anche gruppi numerosi – fino a 12 – e sebbene faccia leva su aspetti ludici per i quali è necessario un minimo di predisposizione, non c'è nulla che impedisce di provarlo anche con neofiti assoluti.

 

Dobbiamo necessariamente fare i nostri complimenti ai cinque finalisti, arrivati al rush finale di un'edizione che quest'anno ha distrutto tutti i record, sia in termini di numero di candidati – 41 – sia per quanto riguarda gli editori presenti, che arrivano a ben 18, fatto questo che fotografa ottimamente lo stato di salute del settore e, soprattutto, di quanto correre al premio di Gioco dell'Anno sia percepita sempre di più come un'opportunità da dover necessariamente cogliere a tutti i costi.
Con piacere – e un pizzico di orgoglio – notiamo il ritorno di autori italiani in nomination, assenti lo scorso anno, tra cui quel Lorenzo Silva già partecipante nel 2014 e addirittura vincitore (con Stefano Castelli) nel 2016 con Pozioni Esplosive. A parte lui e l'altra vecchia conoscenza Bruno Cathala, tutti gli altri autori sono alla loro prima nomination e, in particolare, Chris Darsaklis e Asger Harding Granerud inseriscono per la prima volta la bandiera dei loro paesi (Grecia e Danimarca rispettivamente) tra quelle dei finalisti, al contrario invece di quella francese, che continua costantemente a sventolare sempre in ogni "top five" dal primo anno di istituzione del premio.
Per quel che riguarda gli editori, vale la pena dare il nostro plauso a Ghenos che, bissando quanto già accaduto nel 2016, piazza due scatole in nomination. E merita una menzione speciale Mancalamaro che – come successo per Fever Games la scorsa edizione – giunge in finale nello stesso anno del suo esordio.
Non resta dunque che darci appuntamento il giorno 10 ottobre, in occasione della conferenza stampa di presentazione della prossima edizione di Lucca Comics & Games, allorché verrà reso pubblico il nome del vincitore del premio, insieme a quello del Gioco di Ruolo dell'Anno 2018. 

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