In Italia si sa, amiamo gettare il cuore oltre l’ostacolo e accapigliarci, con piglio squisitamente campanilista, su qualunque argomento, dalle ricette di cucina al calcio, dai metodi di contenimento del global warming ai vestiti del prossimo neoministro. Potevano i giochi di ruolo esimersi da questa competizione casareccia? Ovviamente no, se all’equazione aggiungiamo che il fandom si è scoperto recentemente tutt’altro che inclusivo (ma recentemente però) non stupisce che uno degli eventi più attesi o quantomeno più incendiari sui social network, sia rappresentato dall’annuncio dei finalisti per il premio del Gioco di Ruolo dell’Anno, la competizione patrocinata dal Lucca Comics & Games che impegna una giuria di esperti del settore nella valutazione del titolo più meritevole pubblicato nell’intervallo temporale tra due edizioni della kermesse lucchese.
In lizza c’erano ben 24 titoli, ennesimo record per la competizione, dall’estrazione e dalla qualità editoriale molto diversa ma tutti, per un motivo o per un altro, dotati di caratteristiche che potevano risaltare sul gruppo. Dopo quelle che immaginiamo siano state estenuanti sessioni di gioco (testare 24 giochi in meno di 6 mesi è un vero e proprio tour de force) è giunta infine la comunicazione dei cinque finalisti, i titoli che l’hanno spuntata sul resto, capitalizzando i 17 criteri di selezione, che esplorano la qualità del prodotto commerciale dal game design alla grafica, dal valore produttivo alla curva di apprendimento. Visto la qualità media e il numero degli iscritti, prevedere chi avrebbe conquistato una sedia all’interrompersi della musica è stato, per esperti e appassionati, più difficile che centrare la formazione della Roma in una gara di Coppa. A testimonianza dell’arduo compito, nessuno tra chi si è cimentato pubblicamente ha centrato la cinquina. Questo il roster di partenza per lo sprint finale (in rigoroso ordine alfabetico) che sancirà il detentore dell’ambito “drago d’oro”:
City of Mist:(Autore: Amit Moshe, Editore: Isola Illyon Edizioni) Una nebbia mistica avvolge le città e nasconde agli occhi delle persone comuni, le trame che divinità, miti e figure leggendarie, ordiscono al suo interno. Dotati di poteri straordinari, i personaggi sono chiamati a risolvere intricati misteri e, nel farlo, a dirimere i dubbi sulla propria esistenza (come non associarlo ad American Gods di Gaiman). Un gioco dalla cura realizzativa fuori dal comune, con un sistema che parte dal celebre Powered by the Apocalypse per giungere a soluzioni innovative che coinvolgono l’ergonomia di gioco. Vittima di alcune immeritate contestazioni sulla traduzione, il gioco rappresenta un esempio di come un titolo dalle radici indie possa essere ugualmente appetibile per cura realizzativa e appeal grafico. In definitiva un gioco diesel: parte lentamente ma può portarti lontanissimo.
Coriolis –il Terzo Orizzonte: (Autore: Tomas Harenston, Editore: Wyrd Edizioni) La fantascienza torna sui nostri tavoli con un gioco di cui se ne sentiva la mancanza: la possibilità di applicare meccaniche veloci e in linea con le necessità dell’attuale audience, ad un tema, quello spaziale, che da sempre viene inondato di numeri e calcoli complicati. A bordo di un’astronave, ovviamente presa in leasing, i giocatori formeranno un equipaggio pronto a tutto per conquistare il Terzo Orizzonte o almeno, pagare le rate del mutuo. Ambientato in una galassia dai tratti estetici arabeggianti e impregnata di misticismo religioso, il gioco offre un nuovo approccio al genere pur facendo la felicità di chi ancora si sente vedovo di Firefly. Ambientazione dalla digestione lenta abbinata a meccaniche veloci.
Heavy Sugar:(Autore Simone Morini, Editore: Aces Games) DNA italiano per un gioco di ruolo che ha sorpreso il pubblico con questo exploit che lo vede sulla griglia insieme a titoli internazionali o di editori di nota fama. Un’ambientazione opportunamente denominata “teslapunk“ ci vede percorrere le strade di Balhan City in una trasposizione dei nostri anni ruggenti. Un “mondo di perfezione sintetica dominato dall’energia elettrica e nel quale i cittadini risultano schiavizzati da una felicità imposta” ci vede combattere contro l’ordine cittadino in veste di membri di gang sovversive in grado di controllare gli apparati elettrici ed elettronici della città. Dopo Nameless Land, gli “undici assi” raggiungono la maturità editoriale con questo originale prodotto.
HouseHold:(Autori: Riccardo Sirignano e Simone Formicola, Editore: Raven Distribution)Italians do it better si potrebbe dire. Come un coniglio dal cilindro, Raven supporta questa coppia di autori emergenti nel panorama ludico nazionale (ma chi segue Anima e Sangue non resterà sorpreso) nella produzione di un gioco che si potrebbe tranquillamente trovare in uno stand del Games Expo. Piccoli omini per grandi imprese, in una casa che diventa un continente incantato, arricchito da un background che potrebbe alimentare il sequel di Guerra e Pace. Illustrato magnificamente da Daniela Giubellini, il gioco incoccia un po’ sulle meccaniche che, sebbene vengano messe in riga da alcuni accorgimenti, risentono dell’approccio “ci faccio un po’ di tutto”. Tenere sottocchio, con una tazza di tè a portata di mano.
Vampiri: La Masquerade:(Autori: Kenneth Hit e Karim Muammar, Editore: Need Games)Il Mike Tyson dei finalisti, il titolo che se vince è ovvio, se perde è uno scandalo. Fedele alla sua estrazione negromantica, il Mondo di Tenebra più amato rinasce per la quinta volta assumendo un aspetto più glamour che gotico, ma rimanendo fedele, anzi fedelissimo ai precetti degli assetati succhiasangue notturni. Regola d’oro a parte e accantonate le (alla fine utili) critiche politiche, le meccaniche del gioco riescono a far provare cosa vuol dire avere una bestia interiore meglio dei suoi predecessori, portando con decisione una ragnatela di relazioni. rapporti, faide e azzannamenti vari nel gioco. L’ambientazione ritoccata ha fatto storcere il naso ad alcuni fan, ma si sa, i fan storcono il naso per definizione.
Cinque titoli di peso che, come era prevedibile, stanno facendo parlare e sparlare gli appassionati. Mentre l’esclusione di alcuni titoli classici non stupisce, sembra esserci stata un’inversione di tendenza rispetto allo scorso anno, dove i giochi indie, quindi dal game design innovativo o comunque anticonformista, sembravano favoriti, con la vittoria di Lovecraftesque su il super favorito Player’s Handbook di D&D. Una scelta ancora non capita da molti e che ha lasciato una coda lunga di commenti, che si stanno riflettendo anche sull’edizione di quest’anno ma che, a ben vedere, sembrano essere figli di una certa animosità di fondo dove se premi l’innovazione hai coraggio ma offendi la base, se premi il bestseller sei inutile perché sovvenzioni l’ovvio. Insomma, una trappola comunicativa dove “come fai sbagli” perché sembra essere più importante stanare la scelta politica anche dove, probabilmente, non c’è. Cercando di tenere a mente che l’impegno dell’iniziativa è nel diffondere la cultura del gioco a tutti i livelli e la volontà di premiare le eccellenze, attendiamo di vedere chi la spunterà in questa competizione che, indipendentemente dal vincitore, fa scoprire nuovi titoli ai neofiti e ci fa discutere del nostro hobby preferito.