giovedì 7 Novembre 2024

Spartacus: A Game of Blood & Treachery

Le licenze tratte da film o da serie televisive sono sempre armi a doppio taglio: il gioco che se ne ottiene può rischiare di deludere gli estimatori della pellicola ed essere di scarso interesse per coloro non la conoscono (o non l’apprezzano).

Non sembra questo essere il caso di Spartacus: a game of blood and treachery, titolo con cui la Gale Force Nine (azienda fino a oggi nota per i suoi accessori e materiali scenici per giochi di miniature) si affaccia al mercato del boardgame.

Per sincerarcene lo abbiamo provato tanto con giocatori che hanno apprezzato la serie quanto con altri che non ne hanno visto nemmeno una puntata.
Ma ai ricchi materiali, alle intriganti immagini tratte dalla serie, alle belle miniature di gladiatori che si affrontano sugli esagoni dell’arena corrisponde un’altrettanto valida esperienza di gioco?

Continuate a leggere e lo saprete!

  • Titolo: Spartacus: a game of blood and treachery
  • Autori: Aaron Dill, John Kovaleski, Sean Sweigart
  • Editore: Gale Force Nine
  • Genere: antica Roma
  • Numero Giocatori: 3-4
  • Durata: da 90 a 360 minuti
  • Dipendenza dalla lingua: testo sulle carte
  • Illustratore: Charles Woods

Chi non conosce la serie TV e pensa di trovare nel gioco una simulazione delle gesta del gladiatore trace che capeggiò una delle più famose rivolte di schiavi della Roma antica, resterà deluso.
Spartacus, incentrato sul plot della prima stagione della serie, chiede ai giocatori di assumere le vesti del dominus di una delle quattro casate disponibili e di raccogliere fama, gloria e potere attraverso sordidi intrighi, spietato sfruttamento degli schiavi e sanguinose vittorie in arena dei propri gladiatori.

Il sangue e la sabbia… il cartone e la plastica!
Come risulta subito evidente, ammirando il ricco contenuto della scatola, Spartacus è un gioco in puro stile ameritrash e come uno dei suoi elementi di attrattiva sono i materiali di notevole effetto scenico.
Il componente più d’impatto è il tavoliere dell’arena esagonata su cui si svolgono i ludi gladiatori… insieme alle quattro miniature di gladiatori in plastica potrebbe sembrare il fulcro delle meccaniche di gioco ma non è così!
In Spartacus si gioca soprattutto con le carte. Ne esistono due mazzi: quello del mercato con cui comprare schiavi, gladiatori ed equipaggiamenti, e il mazzo degli intrighi che fornisce trame, contromisure e guardie con cui tentare di proteggere la propria casa.
E ogni giocatore basa la propria strategia sulla scheda della sua casa. Ne esistono quattro, che definiscono caratteristiche e poteri speciali diversi. Ogni scheda è fortemente legata ai protagonisti della serie (Batiato basa il suo potere sui gladiatori, Solonio sul denaro, Tullio sugli schiavi e Glabro sulle guardie).
Completano il set una serie di segnalini (monete, favori della folla, ferite, sigilli delle casate, ecc.) e 26 dadi suddivisi in tre colori diversi.
Tutti i materiali sono di notevole qualità, riccamente illustrati con immagini fotografiche e improntati a uno stile grafico che rimanda a quello dalla serie televisiva (che a sua volta si rifà allo stile del Frank Miller di 300). Belle anche le miniature (considerate che la Gale Force Nine è una società del Battlefront Group, editore del sistema Flames of War); l’unica avvertenza riguarda le carte che, come accade per moltissimi giochi in scatola, è consigliabile imbustare per garantirne la longevità.
Il manuale, illustrato e con molti esempi, si legge rapidamente e con estrema facilità.
Singolare risulta l’indicazione sulla scatola che consiglia il gioco a utenti di almeno 17 anni… tradizionale puritanesimo statunitense o abile mossa del marketing?

  

Oscure trame
In Spartacus i punti influenza rappresentano l’obiettivo della vittoria: il primo dominus che ne raccoglie 12 vince la partita.
Dopo che ogni giocatore ha ricevuto la scheda della propria casa e le relative risorse (schiavi, gladiatori, guardie e ori) si inizia la partita.
Ogni turno è diviso in tre fasi.
La prima fase, degli Intrighi, inizia con la distribuzione di tre carte dal relativo mazzo a ogni giocatore. Il dominus di turno può quindi liberamente scegliere di vendere una o più carte alla banca per il suo corrispettivo in oro, usare le abilità speciali della propria casa o dei propri schiavi (nel qual caso la relativa carta viene coperta per il resto del turno) e giocare una carta intrigo contro un giocatore (o su sé stesso, poiché alcune hanno effetti positivi).
Ma il giocatore può ordire intrighi solo se i suoi punti influenza sono almeno pari a quelli richiesti dalla carta che intende usare, e più i piani sono potenti, maggiore è l’influenza che si deve usare.
Per raggiungere questo obiettivo è possibile chiedere a qualche altro giocatore il suo supporto per sommare i suoi punti ai propri. Nel fare questa richiesta si può offrire oro, promettere, blandire, impietosire, minacciare… insomma cercare di convincere senza però aver alcun obbligo di dichiarare il contenuto della carta né tantomeno di tener fede ai propri impegni!
Questo è uno degli aspetti più divertenti del gioco, e anche il più “fetente”, al punto tale che gli autori (anime sante!) si sono sentiti in dovere di precisare “non siate sciocchi a prendervela sul personale! State giocando coi vostri amici per divertirvi. Tenetelo in mente quando ordite piani per distruggere la loro casa!”

È possibile contrastare una trama rispondendo con apposite carte reazionecosì come è possibile difendersi se si è vittime di un intrigo diretto usando le carte guardie, il cui intervento è però condizionato dall’esito del dado.
Alcune delle trame e delle reazioni vengono attivate al verificarsi di particolari eventi o condizioni degli avversari, e possono quindi essere giocate anche in altre fasi del turno. Per esempio, una carta obbliga uno dei due dominus invitato in un combattimento in arena a cambiare il gladiatore scelto, ma solo dopo che le scommesse sono state fatte scompaginando così non poche certezze di vittoria! Tutto questo rende la partita sempre piena di colpi di scena.

Al termine della fase di intrigo, il giocatore non può avere in mano un numero di carte superiore a quello consentito dal proprio livello di influenza: nell’antica Roma, come in quella moderna, più si è potenti e più si può tramare!

La seconda fase è quella del Mercato. Si inizia con le offerte di compravendita tra dominus. Le contrattazioni sono libere e possono riguardare schiavi, gladiatori ed equipaggiamenti. Le carte Intrigo invece non possono mai cambiare proprietario, con la sola eccezione delle guardie.
Si procede quindi con l’asta di nuove risorse. Si pescano dal mazzo del Mercato tante carte quanti sono i giocatori e, scoprendole una per volta, si effettuano le offerte segrete.
Ognuno tiene nel pugno chiuso gli ori offerti, che vengono poi mostrati contemporaneamente.
In caso di parità, si effettua uno spareggio con una ulteriore offerta… e si continua così fino a definire il giocatore che si aggiudica la carta.
Può sembrare strano, ma è proprio negli spareggi che ci si svena in maniera vergognosa!
Conclude la fase un’ultima asta, che riguarda il titolo di host (ovvero l’editor della Roma antica) con cui si acquisisce l’onore di organizzare la prossima edizione dei ludi gladiatori e il diritto di essere il primo giocatore nella fase Intrigo del successivo turno.

La terza fase si svolge nell’Arena. Il dominus con il titolo di host, dopo essere stato onorato ricevendo un punto influenza, invita due giocatori (uno alla volta) a partecipare ai giochi in arena. L’host, che può invitare anche sé stesso, può ricevere (e sollecitare) compensi e favori per convocare o escludere un particolare dominus.
I giocatori invitati posizionano nei due esagoni di partenza dell’arena la propria miniatura insieme alla carta del gladiatore scelto e all’eventuale equipaggiamento di cui viene dotato (armi, armatura e abilità speciali).
Se un dominus declina l’invito, perde un punto influenza.
Se il gladiatore scelto ha precedentemente conquistato dei segnalini favore, il suo dominus  ricevedue ori per ognuno di essi, se è un campione ne riceve 6.
A questo punto si procede con le scommesse, puntando sul presunto vincitore, o sul fatto che il combattimento si concluderà con un ferimento o una decapitazione.
Il duello si basa sull’uso dei dadi in dotazione, determinato dalle caratteristiche del gladiatore. Ogni carta (di gladiatore o di schiavo) riporta il numero di dadi rossi (attacco), neri (difesa) e blu (velocità) che caratterizzano il personaggio.
Ogni round di combattimento si apre con la definizione dell’iniziativa: chi ottiene il miglior risultato col totale del lancio dei dadi blu decide chi inizia.
I gladiatori muovono un numero massimo di esagoni pari al numero di dadi blu in loro possesso.
L’attacco avviene quando una miniatura entra in un esagono adiacente a quella avversaria.
L’attaccante lancia tutti i suoi dadi rossi e il difensore tutti i suoi neri.
I dadi vengono messi quindi in ordine decrescente di risultato e confrontati:  per ogni dado rosso che supera il valore del corrispettivo nero, il difensore riceve una ferita.
Per ogni ferita ricevuta, il difensore deve rinunciare a uno dei suoi dadi.
I dadi quindi rappresentano anche lo stato di salute del gladiatore, e se una o più delle tre caratteristiche rimane senza dadi, il gladiatore ha perso.
In particolare, se le caratteristiche rimaste senza dadi sono due, il gladiatore è ferito (e riceve un relativo segnalino), se tutte e tre le caratteristiche ne rimangono prive, il gladiatore è decapitato (e irrimediabilmente perduto).
In funzione dell’esito si pagano le scommesse (da e alla banca).
Il dominus del gladiatore vincitore riceve un punto influenza e un segnalino favore da porre sulla carta gladiatore (al terzo segnalino favore, il gladiatore diventa un campione).
L’host dei giochi deve decidere la sorte del gladiatore sconfitto o ferito, esercitando il suo potere di vita o di morte, ma se decide di far morire un gladiatore con dei segnalini favore, dovrà essere disposto a perde altrettanti punti influenza poiché sta privando il popolo di un atleta valoroso. Non è possibile decidere per la morte di un campione.
Naturalmente l’host può essere corrotto dagli altri dominus per prendere una decisione piuttosto che l’altra.

Si passa quindi al turno successivo, ripristinando le carte precedentemente coperte, tentando di curare dei gladiatori feriti (ma attenzione, ottenete 1 col dado ed è morte certa!) e si fa il bilancio delle spese della casa (compensando gli incassi di un oro per ogni schiavo con i costi di un oro per ogni gladiatore).

Scontro all’ultimo sangue
La preparazione di una partita a Spartacus è semplice e veloce, la spiegazione lo è altrettanto e si entra subito nello spirito del gioco.
Si contratta, si briga e si minaccia in continuazione… e ci si prende spesso in giro, anche.
In questo gioco l’interazione è presente in ogni momento di gioco ed è uno degli aspetti che rende la partita particolarmente divertente.
Le azioni da compiere non sono poche, tra intrighi, reazioni, compravendite, aste, organizzazione dei giochi, scommesse e combattimenti.
Di tutte queste fasi, forse la meno interessante si è rivelata quella della compravendita tra giocatori, perché all’atto pratico è abbastanza difficile che un dominus intenda privarsi di una risorsa preziosa duramente conquistata con una precedente asta.
I combattimenti, invece, sono molto appassionanti, prova ne sia che ogni volta che si deve indebolire il proprio gladiatore rinunciando a uno o più dei suoi dadi, si prova realmente un sottile senso di sconforto.
Lo sviluppo dei turni, pur essendo coinvolgente, è abbastanza impegnativo andando a pesare sulla durata complessiva del gioco, che può comunque essere modulata stabilendo il valore di influenza da cui partire per arrivare comunque a 12; le regole indicano di partire da 4 punti per una partita standard, 7 per una partita più rapida e 1 per la versione più lunga.
La durata è variabile ma si va da un minimo di 90 minuti (giocando in tre e partendo da 7 punti) fino a superare le 3 ore, se si è in quatto e si gioca su tutta la lunghezza della scala di influenza.

Rivelazioni
Spartacus è un gioco che riproduce molto bene il sordido mondo della decadenza romana descritto dalla serie televisiva, con le sue miserie e le sue grandezze di stampo squisitamente hollywoodiano. Per essere più precisi, si concentra sulla prima stagione (Sangue e sabbia) e sulla miniserie prequel (Gli dei dell’arena). Gli appassionati di questa produzione televisiva ritroveranno tutti i personaggi più noti, con corrette citazioni tratte dalle loro caratteristiche narrative.
Ma va precisato che si tratta di un gioco ben godibile anche da chi la serie non l’ha nemmeno sentita nominare.

Uno degli elementi di forza di Spartacus è il mix di diverse meccaniche, che si incastrano e si susseguono con un buon ritmo: attacchi e contrattacchi con carte, contrattazioni, gestione delle risorse, aste, combattimenti su mappa esagonata, il tutto legato da un elevato e costante livello di interazione tra i giocatori che introduce aspetti anche umoristici nel corso della partita.
L’equilibrio degli ingredienti è decisamente azzeccato. Non esiste un elemento che predomina sull’altro ma tutti si mantengono su un livello medio, sufficiente per essere facilmente appresi ma altrettanto sufficiente da risultare divertenti e stimolanti.
Il sistema del combattimento è interessante e funzionale. L’uso dei dadi come rappresentazione delle caratteristiche dei punti vita fa si che l’evolversi dello scontro nell’arena risulti simulato, pur nella sua semplicità, in modo realistico e drammatico al punto giusto.
E di solito, la qualità delle caratteristiche di un gladiatore rispecchia bene le sue probabilità di vittoria (o di sconfitta), cosa che spinge i giocatori a partecipare attivamente al combattimento, non fosse altro che per incoraggiare col proprio tifo il gladiatore su cui hanno scommesso.

Va anche detto che in Spartacus il caso gioca un ruolo significativo, sia nella pesca delle carte intrigo che nei risultati coi dadi durante i combattimenti.
Ma questi limiti si sentono maggiormente sulle partite giocate sulle durate più ridotte. Per intenderci, se si parte da 7 punti influenza può accadere più facilmente che una buona combinazione di carte conduca rapidamente un giocatore alla vittoria; se si parte da valori inferiori (4 o 1 punto influenza) le partite si allungano ma le possibilità di avere buone carte aumentano per tutti. Inoltre diventa più facile l’intervento di riequilibrio che può giungere dalla pratica del leader bashing (tutti contro il potenziale vincitore), immancabile in giochi di questo tipo.

Ed è proprio la durata uno degli aspetti meno felici di Spartacus. Poiché i turni hanno uno sviluppo molto simile tra loro, se il loro numero è particolarmente alto si può percepire un certo effetto di ripetizione.
Ed è anche difficile trovare un equilibrio nell’impostazione della durata di gioco. Per le ragioni prima descritte, se la possibilità di limitare i punti influenza su cui si gioca permette di ridurre i tempi potenziali di una partita, dall’altra giocare così espone maggiormente l’esito della partita al fattore fortuna.

L’interazione tra giocatori è invece una potente caratteristica di questo gioco, che tra le altre cose rende praticamente nullo il downtime in quanto tutti, per una ragione o per l’altra, sono costantemente coinvolti in prima persona.
Spartacus è un gioco che richiede massima attenzione a quanto accade (come sono messi gli altri giocatori? quanto oro hanno per la prossima asta? ecc.) e che premia la capacità di cogliere le occasioni quando capitano. Per esempio, pescate la carta intrigo che vi fa guadagnare un punto influenza se vi muore il gladiatore in arena? È il momento di lasciare a casa il vostro campione e far entrare in arena un debole schiavo (hanno quasi tutti valori 1-1-1) e puntare tutto il possibile sulla sua decapitazione! Guadagnerete un punto influenza e 6 ori!

Insomma… in Spartacus la differenza è fatta anche dalla compagnia di giocatori e dalla loro voglia di entrare nei panni (non sempre puliti, metaforicamente parlando) dei dominus della serie televisiva.

Infine va considerata la ridotta ampiezza del numero di giocatori. Per sua natura, Spartacus non può che essere giocato da meno di 3 dominus (e 4 è il massimo). Ma su questo Gale Force Nine ha posto già rimedio, annunciando l’espansione The serpents and the wolf che fornirà materiale per portare il gioco a 6 e introdurrà le regole del combattimento a squadre in arena (due contro due).

Considerando che la serie televisiva ha ottenuto un discreto seguito anche sui nostri teleschermi non ci stupirebbe vederne prima o poi un’edizione localizzata in italiano. Se a questo aggiungiamo che la BattleFront Miniatures è dichiaratamente alla ricerca di un partner sul nostro territorio con cui dare il via alla distribuzione e che la traduzione dei testi è apparentemente già pronta, possiamo confidare che questo accada più prima che poi.

Pro:
– Ottima contestualizzazione del gioco nell’ambientazione di riferimento.
– Ricchezza dei materiali di gioco e alta qualità della realizzazione grafica.
– Costante interazione tra i giocatori.
– Interessante sistema di combattimento in arena.

Contro:
– Lunghezza delle partite.
– Il suo essere molto ameritrash potrebbe essere un deterrente per alcuni giocatori.
– Il doppiogioco e le scorrettezze, tipiche del concept possono non essere gradite a tutti.

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