Orde di fastidiosi Goblin si aggirano per un cupo laboratorio colmo di tutto quello che è lecito aspettarsi di trovare nell’antro di un mago malvagio. I piccoli mostriciattoli dalla pelle verde desiderano apprendere le arti arcane e, per riuscire nel loro intento, devono acquisire pergamene e incantesimi. Ma, ovviamente, i Goblin non sono noti per la loro furbizia e hanno deciso di saccheggiare il luogo mentre il legittimo proprietario è presente! La scusa di “fare pulizie” può reggere fino a un certo punto, e il mago non ha tra le sue virtù la pazienza. Se verrà disturbato, non esiterà a scagliare contro l’impiccione di turno una delle sue leggendarie Occhiatacce!
Questa, in due parole, l’ambientazione di Kragmortha il party game edito da Stratelibri nel 2007 e ristampato quest’anno in pompa magna da Giochi Uniti, come annunciato a suo tempo su queste pagine. I protagonisti assoluti di questo titolo sono Rigor Mortis, il Genio del Male, partorito dalla matita di Riccardo Crosa e titolare di una Fan Page su Facebook (uno stregone 2.0, non c’è dubbio) e, soprattutto, la sua corte di inetti Goblin, che i giocatori saranno chiamati a impersonare, mentre cercano di carpire segreti proibiti, aggirandosi tra le polverose librerie del sancta sanctorum del Rigor a Kragmortha.
- Titolo: Kragmortha
- Autori: Walter Obert con Riccardo Crosa, Massimiliano Enrico, Fabrizio Bonifacio, Chiara Ferlito
- Editore: Stratelibri
- Genere: Party Game
- Numero Giocatori: 2-8
- Durata: 30 minuti
- Dipendenza dalla lingua: elevata
- Illustratori: Riccardo Crosa e Mad4Gamestyle
Ma cos’è Kragmortha? Avete presente Mordor? Ecco, Kragmortha è un luogo simile, ma in chiave umoristica, dove vive Rigor Mortis circondato dai suoi servitori. L’uno e gli altri hanno generato una vera e propria messe di fumetti, manuali per il gioco di ruolo (l’ormai introvabile Dungeon della Morte) e party game, tra cui anche il famosissimo Sì, Oscuro Signore, dalla cui costola deriva il gioco protagonista di questa recensione.
In Kragmortha da 2 a 8 Goblin si aggirano per il tabellone, che rappresenta il laboratorio del Rigor Mortis, con lo scopo di rubare le pagine del libro degli incantesimi del loro padrone, cercando di evitare le proverbiali maledizioni che il mago scaglia ogni volta che viene disturbato. Al termine della partita, ovvero quando il Goblin più sfortunato avrà collezionato quattro Occhiatacce, risulterà vincitore il servitore a cui sono state appioppate meno sventure.
Ma, come di consueto, andiamo con ordine.
Entriamo nel laboratorio del Rigor Mortis
La scatola di Kragmortha è di piccole dimensioni e realizzata con un cartone robustissimo che trasmette una bella sensazione di solidità. Sul frontespizio, un Rigor Mortis molto contrariato (ma poi, quando mai è di buonumore?) osserva un manipolo di Goblin vocianti e ammucchiati uno sull’altro.
La dotazione del gioco si compone delle pedine del Rigor Mortis e di 8 Goblin in cartoncino spesso, che andranno montati su apposite basette di plastica trasparente, una plancia di gioco e una serie di scansie e tavoli con cui arredare il laboratorio del mago in funzione del numero dei partecipanti. Su determinate caselle andranno posizionati i Gettoni teletrasporto che producono vari effetti quando si ha la (s)ventura di terminare il movimento sopra di essi e le carte, vero motore del gioco, presenti in tre tipologie diverse: le Carte Movimento che consentono il movimento dei Goblin o del Rigor Mortis, le Carte Libro Magico, che forniscono al proprietario alcuni poteri speciali perlopiù benefici e le famigerate Carte Occhiataccia che traducono nella partita gli effetti delle maledizioni scagliate dal Rigor Mortis all’indirizzo degli sventurati Goblin che lo hanno disturbato. Le illustrazioni sulle Carte Movimento sono di due soli tipi (uno mostra i Goblin, l’altro il Genio del Male) e differiscono solo per i simboli stampigliati in alto che determinano su quali caselle del tabellone si potranno spostare le pedine. Le Carte Occhiataccia mostrano con dei disegni l’effetto della maledizione sul malcapitato Goblin e sono accompagnate da un testo che descrive come questa maledizione vada applicata al giocatore che l’ha ricevuta. Le Carte Libro Magico, infine, presentano solo testo e uno o più rune all’interno di una sfera di cristallo; le rune, come vedremo in seguito, hanno lo scopo di rompere eventuali pareggi quando si deve determinare il vincitore della partita.
Prendi l’incantesimo e scappa!
Kragmorthaè un party game umoristico in salsa fantasy dalle meccaniche semplicissime, la cui struttura è basata sulle maledizioni o, meglio, sulle penitenze a cui saranno sottoposti i giocatori che ricevono le Occhiatacce del Rigor Mortis. Le penitenze sono una componente di gioco che potreste aver già ben presente per altri titoli (precedenti e successivi a Kragmortha) che ne fanno uso, tra cui, per esempio, ricordiamo Monkey See Monkey Do della Cranio Creations e il recentissimo Vudù della Red Glove, presentato alla recente kermesse ludica di PLAY 2014.
Le dimensioni della plancia di gioco vengono delimitate in base al numero dei giocatori, utilizzando i tasselli libreria presenti nella confezione. Accanto al tabellone vengono impilati i Gettoni teletrasporto a faccia coperta e preparati i mazzi della Carte Movimento e delle Carte Occhiataccia. Sulla casella della scrivania del Rigor Mortis, invece, sono posizionate le Carte Libro Magico.
Ogni giocatore inizia la partita pescando una mano costituita da 3 Carte Movimento e … si parte! Il turno di Kragmortha inizia con il mettere in gioco una Carta Movimento. Come detto in precedenza, queste carte sono di due tipi e consentono di muovere il proprio Goblin (se sulla carta giocata compare il disegno di un Goblin) o il Rigor Mortis, quando compare l’immagine del terribile Genio del Male. Tutte le carte riportano dei simboli, replicati anche sulle caselle del tavoliere. Quando si mette sul tavolo la Carta Movimento è possibile spostare la pedina selezionata (il proprio Goblin o il Rigor, per l’appunto) solo nelle caselle che mostrano lo stesso simbolo secondo l’equivalenza “un simbolo, una casella”. Poiché sulle carte sono stampati solo due simboli, il massimo movimento possibile sarà di 2 caselle a turno. È ovviamente possibile scartare tutte le carte della propria mano per pescarne tre nuove, anche se in questo caso il turno termina immediatamente.
Con il movimento, i Goblin possono capitare in una casella vuota e allora non accade nulla, oppure interagire quando la mossa li porta su un riquadro che contiene un altro Goblin, un simbolo Teletrasporto, la scrivania del Rigor o, evento infausto, il Rigor in ossa e ossa.
Il movimento su uno spazio occupato da un altro Goblin provoca una spinta. Il giocatore in turno deve spostare su un’altra casella adiacente il Goblin del giocatore avversario, creando potenzialmente dei catastrofici effetti a catena. Infatti, il Goblin spinto via potrebbe, a sua volta, terminare su una casella occupata da un altro Goblin che subirebbe una spinta e così di seguito. Giocando in 7 o 8 giocatori gli effetti a catena sono piuttosto comuni e danno origine a delle situazioni spassose (ovviamente per chi non si trova a capitombolare sui piedi del solito Rigor).
I simboli Teletrasporto, invece, attivano un effetto magico casuale, determinato dalla pesca di un Gettone Teletrasporto dalla pila coperta a fianco del tabellone. Si va dalla semplice traslazione su un altro dei simboli sulla plancia alla Trappola, che causa sempre uno spostamento ma con il cadeau di un’Occhiataccia. Infine, ci sono effetti positivi, che consentono al giocatore, oltre al solito teletrasporto su un’altra casella del laboratorio, di pescare una Carta Libro Magico.
Queste ultime carte si possono recuperare anche quando il Goblin termina il proprio movimento su una delle caselle della scrivania del Rigor Mortis. Pesca una Carta Libro Magico e riporta il proprio segnalino su una delle caselle di partenza.
Infine si può terminare il movimento (spesso perché spinti da un perfido collega pelleverde) sulla casella dove il Rigor Mortis è impegnato a studiare un’antica pergamena. Inutile dire che questo provoca lo sdegno del mago che regala una delle sue proverbiali Occhiatacce al giocatore di turno.
Occhiatacce e incantesimi, ovvero: penitenze e vantaggi
Le Carte Occhiataccia vengono assegnate al giocatore il cui Goblin finisce nella stessa casella del Rigor Mortis, a causa di una spinta o per il movimento stesso del mago malvagio. Non è possibile evitare l’Occhiataccia e una volta ottenuta la quarta carta di questo tipo, il gioco termina immediatamente. Il Rigor Mortis ha trovato il capro espiatorio nella compagnia di inetti servitori e i sopravvissuti si contendono la vittoria. Vince chi, tra i giocatori rimasti, ha il minor numero di Carte Occhiataccia sul groppone. In caso di parità, si verifica il numero di rune riportate nelle Carte Libro Magico collezionate: chi ne possiede di più è il vincitore.
Ma come funzionano le carte? Descriviamo sinteticamente l’anatomia delle due tipologie di carte. Le Carte Occhiataccia rappresentano le menomazioni inferte dal Rigor Mortis. Si tratta né più né meno di “penitenze” che il giocatore subisce nel corso della partita. Esistono 7 classi di maledizione riferite alle parti del corpo interessate (mano, braccia, gambe, testa, bocca, ecc.). Ogni giocatore può subire solo una maledizione per tipologia. Quando viene pescata un’Occhiataccia che indica una maledizione del tipo già posseduto, il giocatore la mette in fondo al mazzo e ne pesca un’altra. La procedura si ripete finché non si pesca una penitenza di tipo diverso. Saranno gli altri giocatori a controllare che il malcapitato si sottoponga durante la partita alla maledizione inferta. Non rispettarla, scatena immediatamente un’altra maledizione!
Le penitenze sono diverse: tenere sempre la bocca aperta, conservare la carta nell’incavo del gomito o tenere per tutta la partita le mani a pugno. Non è possibile togliersi la maledizione se non grazie alle Carta Libro Magico, che vanno prese dalla scrivania del Rigor Mortis. Alcune di esse, infatti, consentono di passare una penitenza a un altro giocatore o di ignorare gli effetti di una Carta Occhiataccia posseduta.
La vita di un Goblin è dura, breve e maledetta
Una partita a Kragmortha è breve, brevissima. Si arriva a circa 30’ con il numero massimo di giocatori ma, nelle partite a 2-5 giocatori effettuate, la durata massima è stata di un quarto d’ora. Anche meno. E questo dovrebbe ulteriormente chiarirvi l’idea sul tipo di gioco che vi aspetta.
Per sintetizzare, Kragmortha è un gioco il cui principale divertimento è scatenato dalle ridicole pose che i servitori goblin sono costretti ad assumere tentando di continuare a giocare. Kragmortha non è ne il primo ne l’ultimo esponente di questo genere di party game, anche se quando è uscito la prima volta nel 2007 è sicuramente risultato originale e ha cavalcato l’onda del successo di Si Oscuro Signore.
Personalmente trovo che l’esperienza di gioco offerta da Kragmortha sia stata al di sotto delle aspettative che la ristampa di questo titolo ha creato o, quantomeno, assai poco avvincente. Il titolo offre al pubblico un party game umoristico e di breve durata, ma pesa eccessivamente l’estrema difficoltà di togliersi le maledizioni di dosso e l’estremo sbilanciamento delle stesse. Ricevere la carta che obbliga a giocare a pugni chiusi, per esempio, o quella che costringe a proseguire la partita con il mento appoggiato sulla carta provocano praticamente la fine immediata della partita. Nel mazzo delle Carte Occhiataccia quasi tutte le maledizioni che colpiscono una parte del corpo sono assai più severe di quelle basate sulle parole (per esempio, non dire alcune parole per la durata del gioco o parlare a denti stretti).
L’unico elemento caratteristico di Kragmortha quindi, è rappresentato dall’ilarità provocata dalle penitenze inflitte ai partecipanti, non aspettatevi un altro tipo di sfida perché il controllo sul gioco è veramente limitato: le scelte dipendono dalla pesca delle carte e dai movimenti degli altri Goblin che 9 volte su 10 vanificano ogni possibilità di “gestione” del proprio personaggio.
In due giocatori la partita è priva di mordente, mentre diventa più interessante se si gioca con 7 o 8 persone attorno al tavolo, anche se è fondamentale che tutti i partecipanti abbiano una propensione verso questo tipo di gioco. L’interazione tra i giocatori è elevatissima sia perché ognuno cerca di fare lo sgambetto ai propri compagni, sia perché ognuno è chiamato a vigilare sul rispetto delle maledizioni appioppate agli avversari dal Rigor Mortis.
In definitiva, prima di gettarvi in una partita di Kragmortha assicuratevi di essere un gruppo nutrito e soprattutto bendisposto a ridere di se stessi, altrimenti guardate altrove.
PRO
– Regole semplicissime e adatto per gruppi numerosi
CONTRO
– In due o tre giocatori le partite sono poco appassionanti
– Le maledizioni sono troppo sbilanciate