venerdì 22 Novembre 2024

Odyssey: L’Ira di Poseidone

Dei d'Olimpo e umana gente mi sospinsero un giorno a navigare
Odyssey è stato la vera novità di Play per quanto riguarda Ares Games, tornata ufficialmente nella distribuzione nazionale attraverso Devir Italia. Si tratta di un gioco deduttivo scritto da Leo Colovini, dal fascino un po’ retrò, almeno a prima vista (da quanto tempo non giocavamo usando il coperchio della scatola come schermo?). L’importante è non prenderlo sottogamba con un “è come battaglia navale”, cosa che accade sistematicamente con i neofiti che gli si avvicinano. Ok, abbiamo il mare, lo schermo e le navi, ma assolutamente no, Odyssey non è come battaglia navale, anzi, qui di fortuna non ce ne è proprio. E, come vedremo, di complessità ce ne è anzi in abbondanza.

  • Titolo: Odyssey: l’ira di Poseidone
  • Autori: Leo Colovini
  • Editore: Ares Games / Devir Italia
  • Genere: Deduttivo
  • Numero Giocatori: 2-5
  • Durata: 30 min
  • Dipendenza dalla lingua: nulla
  • Illustratori: Francesco Mattioli

Che del mar tutto i più riposti fondi conosce
Aperta la sottile scatola si possono trovare le mappe da gioco, un certo numero di tasselli e quattro segnalini nave in due copie. Non una grandissima quantità di componenti, per un gioco che fa della semplicità delle regole un suo preciso obiettivo. La grafica svolge il suo lavoro senza esagerare, ed un po’ contribuisce al feeling retrò del gioco. L’importante, comunque, è che il tema c’è e viene portato avanti coerentemente: l’effetto di insieme è più che buono.
La scatola è forse il punto debole della componentistica: come detto, è piuttosto sottile, il che rischia di renderla più facilmente danneggiabile quando ci ritroviamo ad usare il coperchio come schermo. Almeno, la nostra scatola dopo una decina di partite ha iniziato ad avere diversi segni di usura, che però non pregiudicano affatto l’esperienza di  gioco.

  

A dispetto di un dio e dei suoi mari
L’abbiamo studiata tutti a scuola (o almeno, ci parrebbe buona cosa farlo). Parlo dell’Odissea, ovviamente, l’opera cui si riferisce il nome di questo gioco. La storia è rimasta circa quella che conosciamo: si tratta di superare indenni mari tempestosi e ricchi di pericoli, sopravvivendo nel contempo ai dispetti delle divinità dell’antica grecia. Prima di tutto sarà necessario scegliere quello che, in altri giochi, sarebbe definito come “master”. Qui prenderà il ruolo di Poseidone, e sarà il “cattivo” contro cui dovranno lottare gli altri giocatori. C’è posto per fino a quattro novelli Ulisse, il cui obiettivo sarà semplicemente quello di giungere a casa entro il termine del gioco, mettersi un paio di pantofole, salutare la moglie, fare le ultime due coccole al cane e strangolare qualche procio di passaggio.

Poseidone si siederà quindi da una parte del tabellone ed isserà la scatola a mo’ di schermo: gli altri giocatori si siederanno di fronte a lui, in modo che nessuna delle parti possa sbirciare la plancia dell’avversario. Due plance uguali (tra le quattro disponibili) saranno quindi selezionate: una per Poseidone e l’altra per i navigatori. La plancia che tiene conto delle reali posizioni delle navi sarà quella di Poseidone: l’altra servirà ai giocatori per fare le loro deduzioni circa la propria effettiva posizione.

Il regolamento è semplicissimo: con il setup base si giocano undici turni, rappresentati da altrettanti tasselli. Poseidone inizia ogni turno scegliendo uno di questi tasselli e ne applica il potere: può quindi muovere la nave di un singolo giocatore oppure scatenare una tempesta e muovere tutte e quattro le navi. Quando parliamo di “muovere” una nave si intende spostarla in una delle otto caselle immediatamente adiacenti. Tale movimento ovviamente avviene solo sulla plancia di Poseidone, quindi i giocatori che l’avranno subito non avranno più certezze di dove si trovino esattamente.

Inizia quindi il turno dei giocatori delle navi: ognuno, nell’ordine che si desidera, declama a Poseidone la direzione (tra le otto possibili) in cui si muoveranno di una casella. Anche questa mossa viene effettuata sulla plancia di Poseidone, che ora dovrà dire due cose al giocatore della nave:

1)    Particolarità della casella in cui si trova la nave (se sta in acque profonde, se sta nella stessa casella di un’isola o di un’altra nave e nel caso la tipologia o colore della stessa)

2)    Cosa vede ora nelle otto caselle adiacenti a lui tra isole e navi di altri giocatori. Senza però rivelare tipologie o colore, od in che direzione si trovino.

Ad esempio, Poseidone potrebbe dire “Sei ora in acque profonde, e vedi intorno a te due isole”, o anche “sei su un’isola rocciosa, vedi una nave vicino a te”, e così via.
Con queste informazioni il giocatore dovrà quindi provare a ricostruire la propria posizione. Se ce ne sono più possibili, può segnarle (a proprio uso e consumo) usando degli appositi segnalini sulla propria plancia di gioco.

Questo turno viene iterato fino alla fine del gioco. Le modalità di vittoria cambiano leggermente in base ai giocatori, ma poniamoci nel caso di quattro Ulisse contro un Poseidone: i singoli giocatori vincono se sono giunti alla meta, mentre Poseidone vince se almeno due navi non giungono a destinazione entro il termine del gioco.

  

De’ remi facemmo ali al folle volo
Oltre a giocare personalmente Odyssey, ho avuto modo di farlo provare a diversi gruppi di giocatori, principalmente neofiti. Quello che ho riscontrato è che il gioco è semplice, ma niente affatto banale da giocare. E’ vero che di base quello che ogni giocatore è chiamato a fare è un mero procedimento d’esaustione delle possibilità (un singolo spostamento di Poseidone ti sposta in 8 possibili posizioni, da cui puoi spesso eliminarne almeno una metà al successivo movimento), ma la numerosità delle possibilità in alcuni casi può esplodere fino a complessità eccessive.
Il fulcro del gioco è sicuramente Poseidone. Un Poseidone competitivo può essere persino dannoso all’esperienza di gioco, soprattutto durante le prime partite: senza entrare nei dettagli matematici, per essere tagliati fuori dalla vittoria potrebbe bastare anche un singolo errore del giocatore Ulisse. Rendersi conto al terzo turno di non poter più vincere non è il massimo della vita.

Con un Poseidone però più propenso a far divertire i giocatori che a vincere, la partita può assumere una piega del tutto diversa: tenere in gioco ogni nave, rischiare e divertirsi a farle passare vicino alla propria meta per poi vederli remare disperati in direzione ostinata e contraria è, plausibilmente, il modo in cui il gioco è stato pensato.

Questo, ripetiamo, accade principalmente per le prime partite. Dopo averci giocato un paio di volte, le strategie di base vengono comprese; subito dopo si capiscono anche le contro-strategie; infine la questione si stabilizza e si arriva quindi al bluff, cercando di bilanciare strategie ottimali e prevedibilità delle proprie mosse. Dove le prime partite vengono generalmente vinte da Poseidone, per le successive anche gli altri giocatori potranno man mano dire la loro. Il tutto, prima ancora di intaccare il numero di possibili differenti setup che il gioco possiede, con regole aggiuntive per aiutare una o l’altra fazione. Insomma dal punto di vista del bilanciamento non sembrano esserci rischi.

  

Nella mia giovinezza ho navigato lungo le coste dalmate
Odyssey illude con la sua apparente semplicità, per poi sfoderare il suo cuore di complessità. E’ un gioco che ho trovato più facile far gradire ai neofiti che agli esperti: paga forse una classificazione non semplice. Non è solamente un filler, visto che una partita tra giocatori esperti potrebbe durare anche più a lungo della mezz’ora dichiarata. Non è un gioco complesso ma non è neanche un gioco rilassante. Si gioca bene in maniera non competitiva, ma possiede anche un cuore matematico esplorabile da chi ne avesse voglia.

Da parte mia, posso lamentare una non elevata interazione o collaborazione tra le navi dei giocatori. Quello che in genere possono fare è cercare di avvicinarsi in maniera tale da ottenere indizi anche dalle presenze delle navi altrui il prima possibile; come detto prima, però, essere prevedibili nei propri movimenti non è mai un bene… Il tutto può portare a partite che si svolgono sostanzialmente come piccoli solitari.
La longevità è sicuramente aiutata dalle possibili varianti e dalle quattro mappe disponibili: il meccanismo di base, però, rimarrà sempre lo stesso, e la mancanza di aleatorietà potrebbe far riproporre situazioni simili.

Rimane in ogni caso l’esperienza di aver lottato contro gli Dei, di aver navigato disperato nei mari, di essersi persi e forse ritrovati. Dalla parte di Poseidone, rimane la crudeltà delle decisioni, il sottile sentiero tra vittoria e sconfitta, e persino l’ammirazione per chi, perduto tutto, continua comunque a navigare nella direzione in cui crede sia la propria casa.

Odyssey è un gioco non adatto a tutti i palati (ma quando mai un deduttivo lo è?), ma che comunque può dire la sua, soprattutto in contesti familiari.

Pro:
–       Immediato (ma non banale)
–       Tante varianti possibili
–       Adatto anche ai neofiti

Contro:
–       Il margine d’errore è strettissimo
–       L’esaminare le possibilità per esaustione può allungare i tempi in casi di situazioni molto complesse
–       La riuscita della partita dipende non poco dall’atteggiamento del giocatore Poseidone

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