Ci sono giochi da tavola che sembrano meteore e altri che sembrano destinati a durare. Questo vale anche per i party game, ovviamente. Nome in codice ha già mietuto i suoi primi premi ed è in lizza per il prestigioso Spiel des Jahres; sembra quindi avere tutte le carte in regola per restare sui nostri tavoli a lungo, nonostante la grafica scarna e il fatto che si tratta, in fin dei conti, di un concept piuttosto basilare, un semplice gioco con le parole con una spolverata di agenti segreti a imbellire il tutto.
Apriamo la scatolina dell’edizione italiana, curata da Cranio, ed iniziamo a fare la nostra conoscenza con il gioco!
- Titolo: Vlaada Chvátil
- Autori: Nome in codice
- Editore: Cranio Creations
- Genere: Party Game, Deduzione, Gioco a squadre
- Numero Giocatori: 2-8
- Durata: 15 minuti
- Dipendenza dalla lingua: elevata (gioco in italiano)
- Illustratori: Stéphane Gantiez, Tomáš Kučerovský
Per la missione useremo i seguenti gadget (Materiali e confezione)
Dentro la scatolina troviamo ben duecento piccole carte double face con un nome scritto su ogni lato, venticinque tessere in cartoncino che serviranno per segnalare l’identità delle varie carte e quaranta carte chiave con un supporto dedicato ed una clessidra (il cui uso è opzionale). I materiali sono tutti più che robusti per l’uso che se ne dovrà fare, quindi potete anche frenare per un istante le vostre manie collezioniste ed evitare di imbustare tutte le carte.
La grafica è scarna ma funzionale (anche se magari avrebbero potuto scrivere in maniera più leggibile le parole sulla metà grigia della carta); il tema “spionaggio” suggerito dalla scatola in parte si perde nella componentistica, ma è chiaro che si tratta di una caratteristica che, pur adatta, resta assolutamente superflua per il gioco.
Il regolamento risulta chiaro e con diversi esempi, ma Nome in codice è un tipo di gioco che si impara al meglio direttamente sul campo. Bando alle ciance e iniziamo!
Pronti, partenza, spia! (Descrizione del gioco)
Il setup richiede un tempo minimale: si mischiano le carte, se ne dispongono 25 a terra, a comporre un quadrato 5×5 e si pesca una carte chiave. Vi avanza pure il tempo per prepararvi un cocktail da sorseggiare durante la partita (ovviamente un Vodka Martini: agitato, non mescolato).
Nome in codice è un gioco in cui due squadre, le agenzie di spionaggio blu e rossa, si affrontano. Ognuna elegge, democraticamente o meno, un proprio capo-agenzia. I due capo-agenzia si siederanno da una parte del tavolo, mentre gli altri giocatori gli saranno di fronte. La carta chiave sarà posta di fronte ai capo-agenzia, in maniera tale che solo loro possano goderne della visione.
La carte chiave, oltre a mostrare l’agenzia che dovrà iniziare per prima (e che, per controbilanciare, dovrà indovinare una carta in più), mostra l’appartenenza delle venticinque carte in tavola alle differenti fazioni del gioco: gli agenti segreti blu, quelli rossi, i passanti innocenti – che non c’entrano nulla con i giochi di potere in campo – e il temibile assassino. La squadra vincitrice sarà quella che avrà identificato per prima tutti i propri agenti.
A turno, i capo-agenzia dovranno dare indizi per far indovinare ai propri sottoposti quali siano gli agenti segreti del proprio colore (fuor di metafora: le parole abbinate al proprio colore). Per far questo, dovranno quindi fornire loro un indizio composto da una sola parola, a cui si deve aggiungere il numero di carte che il capo-agenzia reputa correlate a quel vocabolo. I giocatori della stessa squadra saranno quindi chiamati a indicare quali parole, secondo loro, sono state suggerite dall’indizio. Più semplice da farsi che da spiegarsi; facciamo un piccolo esempio. Poniamo che, tra le carte a terra, un capo-agenzia scorga le parole “motore” e “centauro”. Potrebbe far indovinare la prima dando come indizio “automobile 1” e la seconda suggerendo invece “Sagittario 1”, però questo gli farebbe impiegare due preziosi turni. Affidandosi invece ad un indizio meno preciso ma più flessibile, potrebbe far riferimento ad entrambe le carte dicendo “ibrido 2”.
Il gioco è tutto qui: trovare gli indizi con cui segnalare più carte possibili è la via per la vittoria. Senza ovviamente esagerare, dato che, se i giocatori indicano una carta errata per la risposta, questa verrà comunque rivelata tramite gli appositi cartoncini e, se era del colore della squadra avversaria, varrà comunque per la vittoria del nemico! Se invece si svela il pericoloso assassino, l’incauta squadra che l’ha indicato verrà addirittura eliminata dal gioco, facendo vincere immediatamente la squadra rivale!
Riassumendo: dare indizi che si riferiscano alle proprie carte, ma che non possano essere confusi con quelle avversarie e, soprattutto, con l’assassino. Il tutto viene corredato da una regola per recuperare gli errori (si può provare a recuperare una carta per turno) e da qualche regola aggiuntiva considerata per esperti (poter dare indizi con numero illimitato o a zero), ma il nucleo principale del gioco è questa semplice meccanica.
Ancora qualche dubbio sul meccanismo? Bene, dall’inizio del prossimo paragrafo potete giocare con noi: il titolo è composto dai vostri primi due indizi, da cercare nella foto immediatamente sotto. Quali carte scegliereste?
GW 3, MARIO 2 (Esperienza di gioco)
Allora, questo Nome in Codice piace? E a chi piace?
Ho avuto modo di provarlo nelle più disparate situazioni e con giocatori di ogni tipo, con amici e colleghi, giocatori di lunga data e persino con perfetti sconosciuti. Il gioco, ovviamente, rende al meglio in un contesto in cui i partecipanti si conoscono bene, il che permette di fare collegamenti sempre più arditi e personali, ma funziona perfettamente in tutte le occasioni. Il meccanismo si presta a maggiori sottigliezze di quanto possa sembrare a prima vista: ha la sua gestione del rischio, persino un minimo di strategia (per esempio, si può scegliere di ritardare un indizio fino a quando una parola con cui poteva essere confusa non viene selezionata dalla squadra avversaria), e il ribaltamento di una situazione sfavorevole può sempre accadere.
A memoria, non ricordo una singola volta in cui il gioco è stato riposto al termine di un’unica partita: quantomeno la seconda è stata sempre assicurata.
Parliamo quindi di un successo assodato, tra l’altro ad un prezzo più che abbordabile, con una durata contenuta e con una longevità eccezionale. Contrariamente a quanto accade in altri giochi del genere, ad esempio con il celebre Dixit, la situazione di gioco che si viene a creare è sempre diversa: 400 parole, combinate in uno schema 5×5 ogni volta in maniera differente, e assegnate alle varie squadre attraverso una delle 40 carte chiave, posizionabili anch’esse in 4 modi diversi: se mettete insieme tutte queste variabili è chiaro che la possibilità di avere un setup che dia la sensazione di “già visto”, è veramente remota. Proprio a smentire definitivamente questo rischio, è recente la notizia della nuova versione Picture, basata su immagini, che sarà componibile con l’edizione testuale in esame.
Una piccola nota sul numero di giocatori: essendo un party game a squadre, il massimale di 8 è più un consiglio che altro (a prezzo di perdere più tempo nelle discussioni, o di mettere in azione la clessidra presente nella scatola, si potrebbe anche giocare in più persone). Le varianti per giocare in due o tre sono invece trascurabili: si tratta infatti di modalità non competitive, buone come riscaldamento, ma di fatto il gioco è migliore in una configurazione di almeno quattro persone.
Gandalf 2, Sommo 2 (Considerazioni finali)
(continua il gioco: i primi due indizi sono stati scoperti, mancano solo le ultime quattro carte. Riuscirete a scoprirle grazie ai due indizi nel titolo di questo paragrafo? Per chi si arrende, la soluzione è in fondo alla recensione.)
In definitiva, Nome in Codice risulta un party game rapido, coinvolgente, adatto a tutte le età e a un variegato numero di giocatori. Nonostante la vaghezza del tema sottostante, riesce a offrire una notevole attrattiva verso ogni tipologia di gruppo di gioco, con una longevità e una rigiocabilità di tutto rispetto.
Sicuramente un ottimo pretendente al titolo di Spiel des Jahres di quest’anno! Il premio sarebbe anche un più che giusto riconoscimento alla carriera del suo autore, Vlaada Chvatil, uno dei più prolifici e apprezzati designer degli ultimi anni che ha dimostrato di sapersi muovere agevolmente tra tutti i generi e che stavolta ci ha stupito sfornando un party game semplice e al tempo stesso innovativo e appassionante.
Pro
– Longevità elevata
– Adatto anche a folti gruppi di giocatori
– Divertente ma non sciocco
Contro
– Grafica scarna
– La fortuna di una buona disposizione di carte può anche contare molto
Forse questi ultimi indizi non erano così immediati, ma tenendomeli per ultimi ho sperato che fosse più facile. Allora, quante carte avete indovinato?