venerdì 27 Dicembre 2024

Photosynthesis

Vicino a dove abito c’è un’area commerciale abbandonata da quando ha chiuso il grosso supermarket che la occupava. Nel giro di cinque anni piante e cespugli hanno invaso le sue piazzole di parcheggio e ora circondano il capannone dove si entrava per la spesa quotidiana. È un’area vicino ai prati e quindi la natura ha avuto gioco facile a rivendicare il suo diritto di predominio. Photosynthesis parla anche di questo, di una natura che cresce, si sviluppa e si rigenera costantemente, con determinazione e potenza. Alla faccia di qualsiasi meeple o umano in carne e ossa, e della presunzione che questi possano avere come dominatori del pianeta… tanto in questo gioco (bellissimo!) non ci sono.

  • Titolo: Photosynthesis
  • Autori: Hjalmar Hach
  • Editore: Oliphante
  • Genere: Gioco di posizione con crescita dei pezzi
  • Numero Giocatori: 2-4
  • Durata: 60 minuti
  • Dipendenza dalla lingua: nulla – gioco completamente in italiano
  • Illustratori: Sabrina Miramon

Photosynthesisè uno dei cosiddetti giochi must awaited delle ultime fiere! Alla GenCon ha venduto 800 copie nelle prime tre ore di apertura dell’evento e ha registrato il sold out poco dopo. A Lucca è aspettato con una trepidazione tale che probabilmente sortirà effetti simili.
E tutto grazie a un giovane autore esordiente. Un piccolo fenomeno che, possiamo dirlo con orgoglio, anche stavolta è targato Italia. Si, perché Hjalmar Hach, a dispetto dell’esotico nome, è italiano, anche se di famiglia italo-tedesca, e sembra destinato a diventare presto un personaggio di spicco della scena ludica del nostro Paese.

 

  

Un sofisticato progetto di design ludico(Materiali e confezione)
La spessa scatola di Photosynthesis offre da subito elementi di fascinazione. La bella illustrazione della copertina mostra un rigoglioso alberello che si abbevera da una cascata di luce che arriva dall’alto, in un bel sottobosco lussureggiante. Si direbbe una scena idilliaca, ma provate a riguardarla dopo la prima partita: gli alti tronchi che si piegano sulla giovane pianta circondandola assumono un tono meno rasserenante, e non vi sembreranno più protettivi, ma proprio minacciosamente incombenti sul piccolo albero. Vedremo più avanti perché.
Aperta la scatola, troviamo il primo tocco di classe di un design ben fatto: quattro semplici fascette di cartone bianco su cui torneremo presto. Quindi sono impilati sette snelli regolamenti di 4 pagine ciascuno (in altrettante lingue, tra cui l’italiano), quattro plance giocatore, una serie di fustelle con alberi e segnalini, la mappa di gioco e la sagoma del sole, che scandirà il procedere di ogni turno.
Le fustelle sono in ottimo cartone e per lo più sono piene delle due metà dei molti alberi che comporranno la dotazione di ognuno dei quattro giocatori. E qui troviamo un altro colpo di genio del designer del prodotto: il taglio longitudinale che serve a incastrare le due parti dell’albero è, su una delle due metà, leggermente ricurvo. In questo modo, quando montate l’alberello, non vi si smonterà più, a meno che non esercitiate la necessaria forza per farlo. Non è una banalità, è un modo per rendere i pezzi del gioco solidi come scacchi di legno, e dovendo manipolare spesso ognuno di questi policromi alberelli, ringrazierete la sagacia dello sconosciuto designer che ha adottato questa brillante soluzione cartotecnica.
Infine sul fondo della scatola troverete due spessori in cartone d’imballaggio, potete buttarli perché la loro funzione è solo quella di tenere tutto i contenuto ben serrato per il trasporto.
Al loro posto, userete le quattro fasce di cartone bianco che, una volta aperte, formano quattro recinti quadrati con cui creare altrettanti alloggiamenti dove riporre gli alberelli, una volta montati.
Non è stato necessario fare alcun costoso termoformato, e in perfetta armonia con il tema green del l’ambientazione del gioco, non c’è stato bisogno alcuno di usare della plastica. Sono bastate quattro strisce di cartone piegate e fermate con un punto di colla per tenere tutto perfettamente al riparo da rotture o sciabordii interni di materiali. Una soluzione semplice che, senza incidere sul prezzo del prodotto, si rivela efficacissima e che ameremmo veder adottata anche da altri editori!
Gli alberi, una volta montati, sono un piacere per gli occhi! Le quattro specie scelte (presumibilmente querce, abeti argentati, tigli e aceri) sono distinguibili per colore e forma, e ben coordinate con i relativi semi e le plance giocatore. Queste ultime sono un meraviglioso esempio di usabilità ludica: grazie alla chiarezza espositiva delle informazioni riportate sulla plancia, tutto il necessario per gestire le azioni previste è perfettamente spiegato sotto gli occhi del giocatore, e nessuno avrà bisogno di chiedere indicazioni, nemmeno durante la prima partita.
La mappa di gioco e la sagoma del sole fanno egregiamente il loro dovere, robuste e ben strutturate. La prima è a tutti gli effetti una scacchiera di forma esagonale con caselle dalla forma rotonda, caratterizzate da un verde più intenso man mano che ci si sposta verso il centro, a indicare così le quattro fasce di punteggio crescente. Sagoma del sole e mappa si piegano perfettamente andando a occupare uno spazio minimo all’interno della scatola.

  

La complessità dietro la semplicità(Descrizione del gioco)
Spiegare Photosynthesis è cosa rapida. All’inizio si prendono tutti gli alberi e i semi di una specie e li si dispongono negli spazi della propria plancia. Quelli rimasti fuori costituiscono la riserva e potranno essere usati da subito. Il sole viene messo sul vertice indicato nel profilo esagonale della mappa. Da un lato si dispongono i gettoni punteggio, in quattro pile corrispondenti alle diverse fasce concentriche della mappa; poiché i gettoni delle pile hanno valori diversi, vanno ordinati in modo decrescente. Poi, a turno, ogni giocatore piazza due alberi piccoli su caselle a scelta della fascia esterna.
Si inizia il turno verificando quali alberi vengono colpiti dai raggi del sole, che proietterà la sua luce sulle colonne delle caselle che partono dai due lati congiunti al vertice su cui è posto. Gli alberi ottengono punti luce in funzione della dimensione: i piccoli prendono un punto, i medi due e i grandi tre. Ma come succede in natura, gli alberi fanno ombra sulle casele retrostanti in base  alla loro altezza (1, 2 o 3 caselle) e se un albero si trova nel cono d’ombra di un altro non può fotosintetizzare e, quindi, non ottiene punti luce.
Si passa poi alla fase delle azioni, da pagare in punti luce: comprare semi o alberi dalla plancia (al costo indicato su di essa) e metterli nella propria riserva, interrare un seme della riserva (al costo di un punto luce) in una qualsiasi casella che sia a una distanza da un proprio albero pari al suo cono d’ombra, far crescere un albero, passando da seme ad albero piccolo, da piccolo a medio, o da medio a grande al costo indicato sulla plancia, concludere il ciclo vitale di un albero che è arrivato alla taglia grande, pagando quattro punti luce e ottenendo punti vittoria.
In quest’ultima azione, si verifica la casella in cui si trova l’albero grande e si prende il primo gettone punteggio (quello col valore più alto) disponibile sulla pila relativa.
Ogni volta che si ritira un seme o un albero dalla mappa, lo si deve riporre sulla propria plancia, se c’è spazio, altrimenti lo si perde e si mette via.
Vincolo fondamentale è che su ogni casella un giocatore può compiere solo un’azione per turno di gioco.
Alla fine di ogni turno il sole passa al vertice successivo e il gettone primo giocatore passa di mano.
Dopo tre rotazioni complete del sole intorno alla mappa (18 turni) o quattro nella versione avanzata, termina la partita e si decreta il vincitore calcolando i punti dei gettoni raccolti più un punto ogni tre punti luce rimasti.
Un paio di regolette avanzate rendono il gioco più impegnativo, introducendo una quarta rotazione del sole (per un totale di 24 turni anziché 18) e vietando la semina o la crescita di alberi se la casella interessata è nell’ombra di un altro.

  

La fotosintesi per tutti! (Esperienza di gioco)
Ho provato Photosynthesis con due, tre e quattro giocatori, l’ho provato con hardcore gamer e con giocatrici casual, l’ho perfino giocato coinvolgendo una bimba di 8 anni (arrivata seconda su quattro). E ha sempre funzionato.
C’è chi si è lanciato a occupare immediatamente la casella centrale (quella che dà il punteggio maggiore) e chi ha giocato sulle fasce esterne per raccogliere luce e ombreggiare gli altri, c’è chi ha provato a rendere efficiente il proprio sistema di fotosintesi e chi ha puntato ad allargarsi sulla mappa per bloccare gli avversari, ma tutti si sono divertiti e hanno apprezzato tanto le meccaniche del gioco quanto il suo apparato visuale e materiale.
Le regole sono semplicissime da spiegare, la plancia è un ausilio perfetto, e tra setup e introduzione basta una decina di minuti per entrare nel vivo del primo turno.
La gestione del motore di efficienza necessario alla produzione dei punti luce è costantemente messa in discussione dalle scelte avversarie, che generando ombre sui nostri alberelli influiscono sul rendimento della nostra fotosintesi, e soprattutto dalla rotazione del sole, che ogni volta cambia la situazione della generazione dei punti luce.
L’interazione tra giocatori c’è ed è forte, ma ha il pregio di non risultare eccessivamente violenta. Se bloccare una casella con un seme o un alberello può infastidire anche per parecchi turni, mettere in ombra una pianta avversaria risulta relativamente dannoso, grazie alla rotazione del sole che cambierà presto la prospettiva delle cose. Per questo la pianificazione delle proprie scelte va sempre fatta con oculatezza e questo, talvolta, può rallentare il fluire del turno.
L’esperienza di gioco ovviamente cambia in funzione del numero dei giocatori.
Se si è in due l’interazione è altamente controllabile e quindi lo spirito è più scacchistico, inoltre il cambio del ruolo di giocatore di inizio turno crea una sorta di doppio turno che permette l’attivazione di piccole combo.
In tre ci si apre a un interazione più articolata e a un fluire dei turni più regolare senza che però si creino situazioni di stallo per qualcuno.
In quattro giocatori le proprie scelte vengono costantemente messe in discussione dalle azioni altrui; le caselle si affollano presto rendendo più complessa la pianificazione e determinante la scelta del momento in cui posizionarsi o crescere in un certo punto della mappa.
Questa cosa può generare una certa latenza da paralisi di analisi.
La durata di una partita può essere baricentricamente posta sui 60 minuti, aumentandoli o riducendoli di una quindicina in funzione del numero dei giocatori.

  

L’ottimo esordio di un giovane autore (Considerazioni finali)
Intendiamoci, Photosynthesis è un gioco puramente astratto, che potrebbe tranquillamente essere giocato con figure geometriche su una scacchiera monocromatica. Ma se così fosse, che tristezza!
E soprattutto, quanto tempo ci vorrebbe per spiegarne i meccanismi? La fascinazione di questo gioco risiede proprio nel riuscito connubio tra forma e contenuto.
Si tratta di un perfetto gioco di scacchiera, e come tutti i giochi di questo tipo, non c’è nemmeno l’ombra del caso. Anzi, sembra essere stato un obiettivo perseguito in maniera quasi maniacale dall’autore. Per esempio lo si nota nella regola che impone di compiere in una stessa casella una sola azione per turno: questo impedisce di eseguire sequenze di azioni che permetterebbero di far crescere un albero con la massima velocità. Onestamente è un rigore che apprezzo, sia nella meccanica che, se vogliamo, in termini “simulativi”… che senso avrebbe vedere un abete nordico crescere con una velocità pari a quella di un fagiolo magico?
Comunque, va costatato che in quanto gioco astratto Photosynthesis sembra destinato a presentare, sul lungo termine, una certa ricorsività nelle azioni e nelle situazioni. È bene che sia tenuto presente da quei giocatori che potrebbero non gradire questa caratteristica dei giochi di scacchiera.

Personalmente non amo i giochi astratti, o meglio… i giochi, avendo tempo, li giocherei tutti ma dovendo scegliere preferisco quelli meno deterministici, dove narratività e casualità introducono quegli elementi di “vita” che non trovo in un gioco astratto.
Ma Photosynthesis riesce a compiere il miracolo! Infonde colore e vitalità a un freddo pacchetto di regole; fornisce una cornice di riferimento talmente logica che le azioni che sei chiamato a compiere fluiscono nella tua mente come se tu fossi lo spirito del bosco, come se il tuo compito non fosse tanto quello di raccogliere punti ma di consentire alla tua specie arborea di sopravvivere, primeggiando sulle altre.
Qui tutto è coerente e armonico, tutto parla lo stesso linguaggio e ogni meccanica trova il suo posto nella realtà delle cose. L’ambientazione non è uno strato posticcio adagiato sopra una struttura geometrica, in Photosynthesis l’ambientazione e la struttura si fondono perfettamente fino a diventare una cosa sola.
Hjalmar Hach, in questa sua prima prova da “solista”, ci consegna un gioco con il raro pregio della leggerezza coniugata alla profondità. Un titolo talmente ben congegnato che non mi stupirei di vederlo tra i finalisti dei prossimi premi ludici internazionali, compreso il nostro Gioco dell’Anno.
Perché Photosynthesis, con la sua semplicità di accesso e la sua ricchezza strategica, con la sua attraente veste grafica e la sua razionale organizzazione di pezzi e meccaniche, offre qualcosa di più di quello che si può aspettare da un gioco gateway.
Photosynthesis non è un gioco introduttivo, o meglio, non lo è soltanto, è un titolo che soddisfa un duplice profilo di utente, riuscendo a suscitare l’interesse sia del family/casual che del gamer appassionato.
In sostanza, è un gioco che definirei bridge, cioè un gioco che oltre a introdurre le persone al mondo del gioco da tavolo (compito proprio dei giochi gateway), li fa sedere allo stesso tavolo dei gamer più entusiasti, offrendo a entrambi un’esperienza soddisfacente, e nel corso della stessa partita!
Eccoci dunque davanti a un bel gioco bridge… che non è un gateway ma è qualcosa di più, e forse di più utile alla diffusione del nostro hobby.
Che si stia assistendo all’evoluzione della specie?!

  

Pro
– Ottimi materiali, per chiarezza, bellezza e resistenza
– Meccaniche semplici che offrono una profondità strategica notevole
– Appagante per i neofiti e per i giocatori più esperti
– La perfetta integrazione tra regole e ambientazione permette un’immediata introduzione al gioco

Contro
– Possibili episodi di analysis paralysis (soprattutto in quattro giocatori)
– Come tutti gli astratti, alla lunga può risultare ripetitivo nelle situazioni di gioco

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