Una flotta di imponenti drakkar è ferma al porto e pronta a caricare beni di ogni tipo, da trasportare in terre lontane, sotto la guida di esperti guerrieri e navigatori quali erano gli antichi popoli scandinavi. Si presenta con più di un tratto distintivo questo “Vikings on board”, prodotto della Blue Orange che incuriosisce sin dalle prime occhiate, per merito – mettiamolo subito in chiaro – delle miniature colorate e delle maestose navi, cuore del gioco su cui lotteranno i nemici al tavolo.
- Titolo: Vikings on board
- Autori: Charles Chevallier, Christine Deschamps, Tomasz Larek
- Editore: Blue Orange
- Genere: Piazzamento lavoratori
- Numero Giocatori: 2-4
- Durata: 45-60 min
- Dipendenza dalla lingua: bassa
- Illustratori: Ruslan Maeva da Silva, Christine Deschamps, Tomasz Larek
Opera di Charles Chevallier, che ricordiamo per “Abyss” e più recentemente per il supporto a Bruno Cathala nella creazione di “Kanagawa”, “Vikings on board” si presenta come un piazzamento lavoratori unito alla programmazione di azioni in ordine sempre differente, stabilito dalla posizione variabile delle pedine sul tabellone. Tutto ciò è condito dal brivido della scommessa, che dovrà incrociare, per essere vincente, la strategia nostra e quella altrui. Scopo del gioco è ottenere la massima influenza – e dunque il maggior numero di dischi del proprio colore – sulle navi in partenza, così da guadagnarne i benefici in termini di risorse caricate e, in definitiva, di punti vittoria. Niente di più immediato, insomma. O forse niente di più scontato?
“Blow the horn and praise the highest Lord who'll bring the dawn” – Blind Guardian, "Valhalla"(Materiali e confezione)
Tra i componenti risaltano al primo sguardo, ben suddivise, protette e incastrate nel box interno, variopinte porzioni per costruire otto navi di differente lunghezza delimitate da poppa e prua, che verranno divise da un numero imprecisato di sezioni “ponte”, le quali evidenziano alternativamente uno, due o tre indicatori per ciascuno dei colori scelti dai giocatori. Al di sopra, in un apposito contenitore sono posizionate le rifinite miniature di ciascun giocatore, che fanno sfoggio di riconoscibili elmi cornuti. Il grande tabellone, invece, per metà ospita il molo a cui le navi sono attaccate e nell’ampia sezione rimanente mostra le caselle per lo svolgimento delle azioni e gli spazi per sistemare le carte risorsa. Completano la dotazione circolari scudi o plance personali, che ospiteranno i segnalini punti vittori accumulati dai giocatori nel corso della partita.
“Will be worthy to rise and with the Valkyries fly, And ride to Valhalla of old”– Domine, “Ride of the Valkyries”(Descrizione del gioco)
I giocatori, alla guida di un clan vichingo, dovranno mettere a punto le imbarcazioni per le imminenti spedizioni via mare. Navi di varie dimensioni potranno salpare dai porti del Nord, con a bordo merci e scorte di ogni genere, in grado di aumentare la reputazione della compagnia che ha saputo ottenere più influenza al momento di mollare gli ormeggi.
La sequenza dei turni a “Vikings on board” è molto semplice: non c’è un numero fisso di round, ma una partita non può durarne meno di sette e difficilmente oltrepasserà i dieci. In base a quanti giocatori sono presenti al tavolo, la disposizione iniziale dei giocatori varierà per consentire a tutti condizioni simili, mentre per i turni successivi saranno gli stessi avversari a scegliere l’ordine di gioco in base alle azioni indicate sulla plancia.
Gli edifici che guardano i moli su cui si affacciano i drakkar, infatti, sono in un ordine ben preciso e presentano due spazi ai loro lati: in base alla posizione della pedina speciale che rappresenta il capo vichingo, tutte le sagome colorate dei giocatori andranno sistemate sull’altro lato degli edifici per la scelta delle azioni da svolgere e così prenderà corpo, un lavoratore dopo l’altro, anche la progressione del round seguente. In altre parole, dato che la sequenza degli spazi azione è predefinita, la scelta di un’azione determina anche l’ordine del turno nel round seguente (un po' come succede in Kingdomino). Sono varie le scelte che competono ai giocatori, ma tutte sono esclusive, cioè andranno effettuate una volta soltanto per turno. A determinare l’influenza di una nave, quando verrà lanciata in mare aperto, sarà la maggioranza dei dischi relativi al colore di uno dei giocatori: ogni sezione, infatti, presenta un numero variabile di dischi dei rispettivi colori in gioco. Così, al nostro turno potremo concentrarci sul giro successivo semplicemente scegliendo lo spazio primo giocatore, oppure svolgere interventi ben più incisivi: tra questi, spostare una parte di nave dalla poppa alla prua (importante per eventuali spareggi sull'influenza della stessa), piazzarne una aggiuntiva in fondo a un’altra imbarcazione o, ancora, invertire due porzioni qualsiasi tra altrettante navi. Oltre a queste scelte “attive” ci sono anche altre possibilità di utilizzare le proprie pedine, come scommettere sul colore che, alla partenza di ogni singola nave, potrà godere della maggiore influenza sulla stessa. In questo modo, basterà apporre uno dei propri gettoni scommessa sullo spazio del colore di chi reputiamo favorito: ce ne sono quattro diversi per ciascuna nave ormeggiata. Ancora, un’azione molto incisiva, specie nelle fasi finali del match, è quella che consentirà di incrementare il valore di una delle tre materie prime a scelta le quali, sotto forma di tasselli quadrati, andranno posizionate sulla chiglia delle navi con altre due azioni corrispondenti. In base alla casella azione occupata, sarà infatti concesso mettere sulla nave di nostra scelta una risorsa a caso, oppure una tra le prime tre. Questo aspetto è molto importante poiché, non appena una nave riuscirà a levare le ancore, il giocatore con la maggiore influenza potrà essere il primo a scegliere uno – o più – di questi tasselli per premio, che a fine partita verranno poi convertiti in punti vittoria in base alla quota raggiunta sul tracciato del mercato. Ma come è possibile – vi starete interrogando – far partire una nave? Questo è l’elemento più elettrizzante e, se vogliamo, più determinante del gioco: ponendo il proprio vichingo sull’azione corrispondente, infatti, un giocatore deciderà quale barca lanciare in mare aperto e, di conseguenza, permetterà ai giocatori di incassare gli eventuali bonus (merci o scommesse azzeccate). Attenzione, però: la nave potrà lasciare il porto solo al termine del round in corso e non, dunque, in modo istantaneo: questo, ovviamente, provoca una repentina revisione delle strategie al tavolo da parte di tutti, non appena tale azione viene scelta. Si cercherà quindi di modificare ordini e influenze all’interno delle singole navi, provando a prevedere su quale imbarcazione cadrà la scelta dell’avversario a giochi fatti. Ciò che è importante ricordare infatti è che, una volta salpata, una nave resterà inutilizzabile fino a fine partita. Ecco, dunque, che i turni finali si faranno via via più concitati, perché le navi disponibili saranno sempre meno, le materie prime sempre più ricche e dunque le mosse si faranno sempre più determinanti. Molto importante è la regola secondo cui, a parità di influenza, la spunta il giocatore la cui porzione di nave si trovi più prossima alla prua. Dunque, un ulteriore aspetto si aggiunge al mero conteggio di maggioranze cromatiche: decisivo può essere anche il posizionamento dei blocchi e la possibilità di scavalcare gli altri ricorrendo all’apposita azione. Non appena la settima nave ha lasciato la darsena, si chiude il match. I gettoni merce guadagnati frutteranno punti in base al valore di mercato raggiunto per ogni tipologia e i gettoni scommessa assicureranno i punti indicati sul loro retro.
“We come from the land of the ice and snow, From the midnight sun, where the hot springs flow”– Led Zeppelin, “Immigrant song” (Esperienza di gioco)
A dispetto del suo carattere fondamentalmente astratto – nonostante la cura dei materiali, l'ambientazione in effetti rimane una cosa soltanto di facciata – Vikings on Board è un titolo che risulta comunque gradevole e scorrevole, grazie a una successione dei turni indubbiamente rapida e automatica nella sua ideazione: un parco scelte limitato per ottenere un range ristretto di benefici. Il pericolo, però, è quello di incappare nelle paralisi da analisi per i giocatori troppo riflessivi, che bloccheranno il ritmo partita per evitare di compiere la scelta sbagliata. In realtà, difficilmente ci sarà una sola mossa giusta sul piatto, ma allo stesso modo sarà molto facile prestare il fianco agli avversari. Ciò avviene soprattutto quando qualcuno sceglie l’azione “Salpare”, momento nel quale inevitabilmente tutti gli altri cercano di aumentare il proprio potere nelle navi potenzialmente più ghiotte. Insomma, la serrata interazione in “Vikings on board” non è un difetto, anzi, è uno dei tratti che più ne domina le caratteristiche. Il gioco si presta infatti molto volentieri a più di uno sgambetto, nel momento in cui si ha la possibilità di intervenire sulle sezioni di tutte le navi, anche quelle che ci vedono in svantaggio nel conteggio influenza. Questo elemento, però, non rende il gioco più caotico come si potrebbe supporre, ma anzi ne aumenta il potenziale di sfida poiché non tutti i giocatori avranno la possibilità di infastidire gli altri, sempre per la limitatezza nelle scelte a disposizione. La pianificazione, si può ben vedere, è quindi una cosa fondamentale in questo gioco, ma bisogna sempre essere pronti con un piano di riserva, poiché spesso e volentieri i nostri avversari verranno a scombinare i nostri progetti, soprattutto in partite a 3 e 4 giocatori.
“Glory and fame, Blood is our name, Souls full of thunder, Hearts of steel” – Manowar, “The sons of Odin” (Considerazioni finali)
Il piazzamento lavoratori di stampo commerciale non è probabilmente la meccanica più idonea per ricreare al meglio l’ambientazione vichinga, piena com’è di vicende a cavallo tra storia e leggenda. Allo stesso modo, il DNA astratto del gioco, che emerge nel corso dei turni, nel suo "core" di navi da allungare e striminzire, in cerca della combinazione cromatica più favorevole, non è certo un ottimo aiuto a immergersi nello sfondo del gioco. Eppure, i meravigliosi materiali riescono in parte a sopperire a queste lacune, grazie sì alle miniature inconfondibili, ma soprattutto alle navi così ben rifinite e di forte impatto visivo sin alla prima occhiata. La scalabilità del gioco si mantiene nella media: in due, una regola di eccezione favorisce il giocatore che non ha scelto l’azione “Sail”, consentendogli di utilizzare un vichingo neutro – di uno dei due colori inutilizzati – per potenziare un blocco del proprio colore e così aumentarne il valore di influenza. All’aumentare dei giocatori, i turni si fanno molto avvincenti e le strategie vengono continuamente rivisitate, obbligando a non distrarsi neanche per un secondo mentre tocca a qualcun altro. Per un titolo così accessibile, con un numero chiaro e preciso di regole, l’unica vera pecca forse è la lunghezza: qualche nave – e dunque qualche turno – in meno forse avrebbe consentito partite più rapide e con risultati meno ripetitivi. Ma si tratta di una ulteriore smagliatura tollerabile, poiché consente a “Vikings on board” di presentarsi con un tabellone più esteso e rifinito, in grado di ospitare un numero più elevato di navi, e di conseguenza con maggiore impatto visivo e possibilità per i giocatori.
Pro
– Componenti da dieci e lode
– Regolamento immediato
– Tensione sempre alta
Contro
– Eccessiva lunghezza della partita
– Retrogusto astratto che rimane all’atto pratico
– Rischio paralisi con giocatori riflessivi
– Scalabilità non eccelsa