Se il pensiero di un mondo fatto a cubi vi porta subito con il pensiero a Minecraft, la MS Edizioni è intenzionata a darci alternative più pucciose. CuBirds, come evidente dal suo nome, tratta del raccogliere volatili blocchettosi (con qualche eccezione, a dire la verità, generalmente rappresentata dal becco) fino al raggiungimento d’una spigolosa vittoria. Vogliamo vedere insieme di cosa tratta questo gioco di carte? Procediamo!
- Titolo: CuBirds
- Autori: Stefan Alexander
- Editore: MS Edizioni
- Genere: cardgame, collezione di set
- Numero Giocatori: 2-5
- Durata: 20 minuti
- Dipendenza dalla lingua: nessuna
- Illustratori: Kristiaan Der Nederlanden
“E uccelli, uccelli, uccelli, col ciuffo, con la cresta, col collare” [Gli Uccelli – Giovanni Pascoli] (Materiali e confezione)
La scatolina di CuBirds è conforme alle aspettative: più grande dello stretto necessario, comunque maneggevole, il suo obiettivo primario è quello di contenere il mazzo da gioco composto da 110 carte. Lo fa anche in maniera sciccosa, c’è da dire, e la buffa immagine dell’uccellino composto da cubi attira sicuramente lo sguardo.
Le carte risultano di robusta fattura, con grafica piacevole e iconografia immediata. Ognuna di esse riporta un tipo di uccello, le informazioni sulla numerosità dello stormo richiesta e l’importante informazione sul numero di copie della stessa presenti nel mazzo.
Nella scatolina, a ben cercare, non rimane che il regolamento: qui la qualità riscontrata finora ha un lieve calo, visto che è ravvisabile qualche tentativo di complicare un regolamento di per sé semplicissimo. Ad esempio, c’è la classica confusione tra turno e round che tante volte noi giocatori abbiamo vissuto sulla nostra pelle. In ogni caso, dalla lettura del regolamento se ne esce vincitori, anche grazie a un generoso set di esempi.
“Sparate fin che volete alle ghiandaie, se vi riesce di prenderle, ma ricordatevi che è peccato uccidere un passero” [Il buio oltre la siepe – Harper Lee] (Descrizione del gioco)
Innanzitutto, si mischi il mazzo. Non pensavate davvero di fare una partita a un gioco di carte senza farlo, no?
Completata questa familiare azione, il setup consta del metter giù quattro file da tre carte. Questo sarà il “mercato” comune tra i giocatori. L’unica cosa a cui fare attenzione è che non vi siano uccelli della stessa specie nelle file, nel caso capiti questa evenienza tali carte vengono scartate e sostituite.
Ora si elargiscano otto carte coperte a ogni giocatore, che rappresenteranno la propria mano, e una ulteriore carta scoperta, che inizia la propria collezione di uccellini. Si è già pronti a giocare!
Lo scopo del gioco è di aggiungere esemplari alla propria collezione finché non si ottengano almeno tre esemplari di due differenti specie (es: tre papere e tre pappagalli) oppure esponenti di sette specie differenti. Il primo ad ottenere uno di questi due risultati, viene immediatamente proclamato vincitore della partita.
Come preannunciato, le carte rappresentano un uccellino tra le otto specie presenti nel gioco. Da nessuna parte essi sono chiamati per nome, ma la maggior parte di essi sono perfettamente riconoscibili: c’è il passerottino, il pappagallo, l’uccello-stecco, la papera… Ok, forse l’uccello-stecco non è una vera specie, ma se volete giocare al mio tavolo sappiate che quell’uccellino alto alto e magro magro è l’uccello-stecco.
Comunque, otto tipi diversi dicevamo. Al proprio turno, ogni giocatore è chiamato a scegliere una delle specie nella sua mano, prenderne tutte le copie in suo possesso, e posizionarle a terra a destra o a sinistra di una delle file sul tavolo. Così facendo, si impossessa di tutti gli uccellini presenti tra le carte così giocate e una (eventuale) carta della stessa specie già presente sul campo da gioco.
Seguitemi con un esempio: supponiamo di avere in una fila, nell’ordine, un tucano, un fenicottero e un uccello-stecco. Decidiamo di giocare gli uccelli-stecco: preleviamo dalla nostra mano tutti gli esponenti di tale specie e li poniamo a terra a sinistra delle carte già presenti. Ora, tra i nostri uccelli-stecco e il loro compare che era già presente a tavola vi sono due carte, il tucano e il fenicottero. Bene, costoro verranno da noi catturati e posizionati nella nostra mano.
Se invece ponevamo le nostre bestiole in una fila senza ulteriori esemplari della stessa specie, potevamo comunque pescare due carte a caso dal mazzo come premio di consolazione.
Dopo aver fatto la propria mossa, si controlla se nella fila selezionata è rimasta una sola specie di uccellini. Se la risposta è sì, come nell’esempio di cui sopra, dal mazzo si aggiungono carte alla fila finché questa non contiene due specie differenti.
La seconda fase del turno è quella in cui si possono formare gli storni: se si hanno in mano abbastanza carte dello stesso tipo si può formare uno stormo piccolo o grande. La quantità richiesta cambia in base alla razza: ad esempio i passerotti sono molto comuni (nel mazzo sono venti), quindi per formare uno stormo piccolo ne servono sei, e ben nove per uno stormo grande. Formare stormi è necessario per avvicinarsi alla vittoria: uno stormo piccolo permette di aggiungere alla propria collezione un animale, uno stormo grande consente invece di ottenerne due.
Un’ultima importante regola: se alla fine di una mossa un giocatore è rimasto senza carte, allora tutti scartano la propria mano e si riparte dando otto carte a testa. Chiudere in questo modo ha il duplice effetto di rimpolpare la propria mano e, possibilmente, dar fastidio a qualcun altro, magari a un soffio dal completare uno stormo.
E via, per un nuovo turno, fino alla vittoria!
“Arriva il momento in cui il richiamo dell’aria è più forte della paura di cadere” [Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico – Luis Sepúlveda] (Esperienza di gioco)
I teneri volatili non debbono ingannare: il gioco è semplice, ma non privo di una certa profondità. La vittoria arriderà a chi sarà in grado di pensare un paio di turni avanti, preparando la propria mano con saggezza e predisponendo le eventuali catene di prese necessarie a cogliere magari quel singolo esemplare che manca. L’esperienza di gioco è significativamente differente se si affronta solamente in due partecipanti o se si gioca a pieno carico. Come spesso accade, in meno giocatori si ha un controllo decisamente maggiore sul tavolo da gioco, consentendo anche la soddisfazione di una mossa volta a rompere le uova nel paniere al proprio prossimo. In due non dovreste stupirvi, quindi, se la sfida vi vede saltare alla gola l’un dell’altro. In più giocatori, l’incidenza della regola che resetta le mani di tutti se qualcuno rimane senza carte ha decisamente un impatto maggiore: già in genere è una strategia assolutamente perseguibile (è sempre possibile scartare in maniera da non ottenere carte), in più giocatori le probabilità che qualcuno la effettui iniziano a diventare talmente elevate che il ritmo di gioco risente in parte di queste continue “ripartenze”.
Di norma, le partite hanno avuto una durata contenuta, assolutamente adatta all’esperienza proposta, e in almeno un paio dei casi in cui l’ho fatto provare ho avuto modo di osservare come l’onta di una sconfitta abbia richiesto immediatamente una nuova sfida.
“Non era l’allodola, era l’usignolo che trafisse il tuo orecchio timoroso” [Romeo e Giulietta – William Shakespeare] (Considerazioni finali)
Potrebbe non essere il gioco a cui più giocherete nel 2019, ma CuBirds è sicuramente un buon titolo, onesto nel costo e nelle aspettative che genera, con una gradevole profondità e una consistente interazione. Personalmente l’ho preferito in due o tre giocatori, ma per chi accetta di buon grado un po’ di caos aggiuntivo anche in quattro o cinque può fornire le sue soddisfazioni.
Menzione d’onore alla grafica, in genere, ma soprattutto alle mucche cubiche presenti nello sfondo: sono piccine, ma hanno carisma sufficiente a reclamare uno spinoff dedicato.
Pro
– Grafica gradevole, carte di buona fattura
– Regolamento semplice ma con spunti interessanti
Contro
– Controllo limitato nelle partite in più giocatori