La trentatreesima edizione dello SPIEL si è conclusa ieri registrando il più alto numero di giochi mai presentati prima e (immaginiamo) anche un ottimo riscontro in termini di partecipazione, ma attendiamo i comunicati stampa di fine fiera per verificare la correttezza delle nostre previsioni. Nel frattempo, dopo un non facilissimo viaggio di ritorno in Italia, condividiamo con voi un’altra sessione di “prime prove” di alcune novità della fiera. Ecco quindi a voi le impressioni di gioco su:
– Race to Berlin
– Star Trek Five Years
– Titan Race
– WWE Superstar
Race to Berlin (editore: Gry Leonardo)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
Aspettative iniziali: 3 di 5 (la presa di Berlino non è il mio periodo preferito della IIWW)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (cubetti, segnalini e dadi. Interessante ma non vistoso)
Rapidità di comprensione: 3 di 5 (regole principali semplici, ma con un po’ di corollari vari)
All'atto pratico: 3 di 5 (un wargame di media durata, un tantino troppo astratto)
Retrogusto: 3 di 5 (bei componenti e bella l’idea di giocare con le linee del fronte ma un po’ troppo lungo)
In Race to Berlin, un wargame leggero per due persone annunciato l’anno scorso ma più volte rimandato fino a questa Essen, i giocatori impersonano Russi e Americani nella corsa per entrare per primi a Berlino. Ogni giocatore controlla la propria fazione ed anche le truppe tedesche che si trovano opposte all’altra fazione. Il gioco si basa sulla modifica delle linee di fronte: il primo giocatore che riesce a portare Berlino entro un determinato numero di round nella propria linea del fronte è il vincitore; altrimenti vince chi controlla più centri importanti dell’ex-asse. Il fronte si muove in base ai successi negli assalti e nelle difese, ed il combattimento è controllato dal tiro di dadi modificato in base alla geografia, alle truppe ed ad eventuali altri modificatori; inoltre, i giocatori hanno a disposizione dei modificatori fissi da usare una volta (per esempio i cacciabombardieri Typhoon per gli americani o massicce incursioni di carri T-34 sovietici). Il gioco mi è sembrato interessante, ma tende un po’ troppo all’astratto per i miei gusti; inoltre, il tempo prospettato per una partita è di oltre 2 ore, che per un wargame light sono un tantino troppe. Ho trovato davvero affascinante l’idea dello spostare i fronti invece che le unità, anche perché si possono creare situazioni come sacche o aggiramenti che vengono rese visibili ed immediatamente comprensibili anche ai non esperti di wargame; tuttavia mi sento di consigliare questo Race to Berlin più agli appassionati del periodo che a chiunque voglia avvicinarsi ad un wargame.
Alla fine ho resistito all’acquisto a causa di questa sua natura un po’ ibrida e della durata delle partite.
Star Trek: Five Year Mission (editore: Mayfair Games)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
Aspettative iniziali: 4 di 5 (gioco di dadi con personaggi di Star Trek)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (immagini della serie originale e di TNG con tanti dadi…)
Rapidità di comprensione: 5 di 5 (semplice da spiegare e da comprendere)
All'atto pratico: 4 di 5 (non è il gioco dell’anno ma è interessante davvero)
Retrogusto: 5 di 5 (l’ho acquistato dopo averlo provato)
Dopo il suo esordio a Gen Con, questo gioco di dadi raggiunge il vecchio continente e fa bella mostra di sé allo stand di Mayfair a Essen. E, da fan della serie, sono stato più che contento di trovare un nuovo titolo dedicato a Star Trek nell’offerta delle novità della fiera, quindi mi ci sono avvicinato con discrete aspettative.
Star Trek: Five Year Mission è un gioco collaborativo di piazzamento dadi. I componenti sono ben realizzati, con foto tratte da The Original Series e The Next Generation, e le regole. I giocatori (si può giocare da 3 a 7 persone) scelgono il proprio personaggio, tratto dalla serie originale (TOS) o da TNG, in modo da formare l’equipaggio dell’Enterprise (anche qui si può decidere quale delle due Enterprise usare, ma la scelta è puramente estetica). Ogni personaggio ha una sua abilità speciale, e 5 dadi (due rossi, due blue ed uno giallo). Una volta formato l’equipaggio si pescheranno carte missione da uno dei tre mazzi che corrispondono a tre livelli diversi di allarme (blu, giallo e rosso), e quindi tre livelli crescenti di difficoltà. Al proprio turno, un giocatore deve tirare i suoi dadi (in genere 5) e cercare di piazzare i risultati ottenuti al meglio per risolvere le varie missioni. La nave può ricevere danni, e le missioni possono fallire, mentre le missioni completate possono fornire punti vittoria e/o bonus o reroll per i dadi da usare successivamente. Il gioco termina con la vittoria dei giocatori quando l’equipaggio ottiene 8 punti vittoria, o con la sconfitta quando l’Enterprise viene distrutta o quando vengono fallite 5 missioni (cosa che a noi è accaduta nella partita dimostrativa). Il gioco in sé non rappresenta certo una novità né fa gridare al miracolo, ma è un bel collaborativo con una buona dose di strategia nel piazzamento dei dadi; naturalmente il valore aggiunto di giocarlo con fan della serie e fare un minimo di “role-play” va considerato nella mia personale visione di questo Five Year Mission, che ho acquistato appena finita la partita dimostrativa.
Nota a margine: subito dopo averlo provato ho pensato che il gioco possa tranquillamente essere adattato per essere giocato anche in solitario (ma alcune carte andrebbero modificate), sarà una delle cose che farò una volta tornato a casa e dopo averlo “stressato” con i miei compagni trekkie.
Titan race (editore: Fun Forge)
Impressioni di gioco di Ivano Franzini
Aspettative iniziali: 3 di 5 (non ne avevo sentito parlare prima)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (miniature e disegni carini, ma tabellone piccolo)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (regole semplicissime, ma il tipo di movimento va un attimo capito)
All’atto pratico: 5 di 5 (frenetico e divertente)
Retrogusto: 5 di 5 (allieterà diverse serate)
Non conoscevo questo simpatico titolo della Fun Forge, ma quando me ne hanno parlato, ho voluto volentieri dargli una possibilità.
Seduto al tavolo mi sono trovato di fronte a delle deliziose miniature di cavalcature fantastiche in procinto di gareggiare in una sorta di rally attraverso un percorso accidentato, gestito su una piccola mappa a puntini. La sfida si sviluppa attraverso l’utilizzo di dadi, poteri unici per ogni personaggio e oggetti dalle speciali abilità, il tutto viene arricchito di una notevole frenesia grazie alle combo potenzialmente generabili dall’utilizzo in sequenza di alcuni di questi.
Nonostante il movimento modulare sulla mappa, che necessita un attimo per essere capito, la partita parte subito col botto (grazie alle manate di dadi tirate a ogni turno e alla costante alta dose di interazione) e prosegue sempre sullo stesso livello, senza perdere mai in dinamicità. Dunque Titan Race, seppur nella sua estrema semplicità, riesce a donare una mezz’ora di adrenalina e divertimento. Per quanto mi riguarda titolo promosso e acquistato, dato anche il prezzo decisamente competitivo a cui era presentato.
WWE Superstar Showdown (editore: Gale Force 9)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
Aspettative iniziali: 4 di 5 (è un gioco sul wrestling con miniature, tanto basta a farmelo desiderare)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (bell'effetto anche grazie alle plance in plastica GF9)
Rapidità di comprensione: 5 di 5 (meccaniche facilissime e riportate sul tabellone)
All'atto pratico: 5 di 5 (wrestling spettacolo!)
Retrogusto: 5 di 5 (acquisto quasi compulsivo)
Su licenza della WWE Inc., la Gale Force 9 ha prodotto questo WWE Superstar Showdown, un gioco di carte con miniature che simula incontri uno contro uno e tag team. Il gioco si presenta in maniera notevole, con sei miniature (una per ogni wrestler), sei mazzi di carte (uno per ogni wrestler con le proprie tecniche e mosse “signature”) e diverse altre carte per i tornei, più un tabellone in cartone ben illustrato e con diverse tabelle utili – va menzionato che qui ad Essen la GF9 ha portato tabelloni in plastica appositamente stampati che aggiungevano il loro fascino al già ben apparecchiato gioco. Ogni giocatore ha un suo lottatore (tra cui Big Show e John Cena), ed ogni lottatore ha un set di carte, divise in quattro tipi di mosse (movimento, prese, colpi e slam), che funzionano tra di loro con un meccanismo simile alla morra cinese. Il mazzo di carte funziona anche da punti ferita per il lottatore, che si indebolisce sia combattendo sia subendo danni. In ogni turno si scelgono tre carte, si piazzano coperte e poi se ne scopre una alla volta e la si confronta con la relativa dell'avversario. Chi vince fa danni e ottiene altri effetti che simulano perfettamente un incontro di wrestling, incluso lo schienamento classico e persino buttare fuori dal ring l'avversario. Il gioco è rapido e intenso ed una partita non dura molto. WWE Superstar Showdown mi è piaciuto molto, sia per la facilità di gioco sia per l'ottima restituzione dell'atmosfera di un incontro; l'unica “pecca” è che conosco solo tre lottatori sui sei inclusi (con relative miniature), ma sono previste numerose espansioni, e magari arriveranno pure i nomi che qualche anno fa hanno fatto la storia del wrestling. Quanto ci ha detto uno degli espositori della GF9 a questo proposito alimenta le mie speranze, ma nel frattempo ho acquistato il gioco subito dopo il primo incontro!