Tra le novità di Lucca Games 2011 probabilmente una delle più interessanti è l’annuncio della collaborazione tra Asterion Press e dvGiochi, due editori di prima grandezza del mondo ludico italiano.
In una interessante conferenza i responsabili delle due case editrici hanno raccontato un po’ i loro inizi ed hanno illustrato il come ed il perché di questa sinergia ed anche i loro piani futuri.
Gli ospiti sono Luca Cattini per la Asterion Press, e Barbara Rol e Domenico Di Giorgio per la dvGiochi.
Domenico Di Giorgio racconta gli inizi della Da Vinci: l’origine del progetto risale al 1997, nell’edizione di novembre di Lucca, edizione in cui Roberto Corbelli si presentò vestito da metallaro a risolvere l’enigma di parole proposto dalla Nexus.
In quell’edizione di Lucca furono gettate le basi per la società, che poi fu finalizzata l’8 settembre 2001, con già 4 giochi pronti (Bang, Lupus in Tabula, Viva il Re, ed Ostrakon), ed un business plan che avrebbe permesso alla società di sopravvivere per tre anni pur senza vendere un gioco. E, come sappiamo, le cose non sono andate così male, anzi.
Per quanto riguarda l’Asterion, Luca Cattini ricorda gli inizi nel 2006 con un gioco di ruolo italiano (Nefandum), e la permanenza nel settore GdR fino al 2009, anno in cui l’Asterion ha deciso di aprire alla narrativa (con due titoli) ed ai giochi da tavolo, scelta che li ha portati in questa edizione di Lucca a vincere ben due premi Best of Show (con 7 Wonders e Twilight Struggle).
Barbara Rol invece ha parlato di questa sinergia tra le due aziende, nata da pochi mesi, ma concepita circa un anno fa, che si basa sulla complementarietà tra i due partner che pure presentano tra di loro notevoli differenze. Per ora c’è collaborazione nel business, ma i futuri sviluppi sono ancora in divenire. Di certo, c’è uno scambio di conoscenze e di know-how.
Di certo il mercato ludico italiano è un settore piuttosto particolare, e quindi è interessante andare a scoprire come le due aziende vivono questa realtà. Inoltre, entrambe le aziende sono in qualche modo paladini del così detto Italian Style.
Di Giorgio fa notare che la cosa importante è rimettersi in discussione ed evolversi. La daVinci avrebbe potuto tranquillamente sopravvivere con Bang e Lupus in Tabula, ma ha preferito approcciare il problema con quella che lui chiama “Sindrome di Cyrus” (una citazione da I Guerrieri della Notte), cioè alleanze ed unione di forze per far sì che gli obiettivi non restino confinati alla pozzanghera locale, ma per conquistare spazio e mercato. Inoltre, la dvGiochi si è sempre rivolta verso quello che viene chiamato Italian Style nei GdT, cioè quel tipo di giochi che idealmente si colloca a metà tra l’eccessiva simulazione degli “American Games” e le fredde meccaniche prive di tematica dei “German Games”. Infine, Di Giorgio rimarca questa forte ancora allo sviluppo ludico italiano che è il “giardinettismo”, cioè l’idea di coltivare solo i propri prodotti a discapito di chiunque e senza assolutamente prendere in considerazione l’idea di unire le forze. Naturalmente tutto questo deve comunque poi tenere in considerazione il problema maggiore italiano, e cioè le forti lacune culturali. Infatti il gioco non è visto alla stregua di altri livelli di entertainment (come per esempio i dvd o i videogames), ed è un dato di fatto che i principali organi di stampa italiani siano del tutto privi di sezioni sul mondo ludico. Quindi anche un cambiamento culturale sarebbe auspicabile.
Cattini si è naturalmente detto d’accordo, ed ha aggiunto che il cambiamento culturale dovrebbe essere quasi necessario, ma comunque paradossalmente a suo giudizio il mercato ludico non può contrarsi più di così ed invece è destinato ad espandersi.
A questo punto la domanda d’obbligo riguarda il marketing, cioè come fare a raggiungere un pubblico più vasto? Secondo Barbara Rol la strategia dovrebbe essere quella di essere consumer oriented, cioè non basarsi tanto su quello che piace agli appassionati ma tenere un occhio (se non entrambi) ai gusti del pubblico. Insomma, una strategia di marketing basata sui clienti e non sui gusti personali degli editori, che invece costituiscono un rischio in aziende editoriali ludiche che sono coinvolte “in prima persona” dato che il livello di passione per ciò che si produce è molto elevato.
Quali sono dunque gli sviluppi futuri per Asterion e dvGiochi?
La Asterion torna all’editoria ed ha puntato ancora una volta su due giochi italiani, cioè Damascus di Mori (acquistato dalla Asmodée), che è più orientato alle famiglie (complessità stile 7 Wonders o Dixit), e Hyperborea della coppia Chiarvesio-Zizzi che invece sarà più per gli hardcore gamers. In più, notizia che può far gola a molti, è prevista la localizzazione in italiano di A Few Acres of Snow, vincitore tra l’altro dell’International Gamers Award.
Dal canto della dvGiochi, ci sarà l’edizione del decennale di Bang, un altro prodotto della linea Wolf Party, ed altri prodotti non ancora provvisti di un titolo, ma comunque di produzione italiana.
È stato infine possibile per il pubblico porre alcune domande. La prima riguardava il “futuro” dei giochi di fronte allo sviluppo vertiginoso della digitalizzazione, ma secondo Cattini il gioco da tavolo non è rimpiazzabile. Il gioco di ruolo ha sofferto molto l’avvento massiccio dei videogames, ma la causa sarebbe da ricercare nella mancanza cronica di tempo della società moderna, e quindi nella difficoltà estrema di reperire un gruppo e mantenere una campagna come nello standard dei GdR, mentre un gioco da tavolo lo metti appunto in tavola ed in due ore è finito. In più il GdT ha una fisicità che non può essere intaccata dalla digitalizzazione. Il gioco da tavolo può essere anzi uno strumento per le famiglie per comunicare coi figli, un modo per socializzare in un mondo in cui la socializzazione diventa sempre meno facile. Di Giorgio aggiunge che i mercati probabilmente non sono mutualmente esclusivi, cioè che i videogames non sono in grado al momento di “divorare” il mercato dei giochi da tavolo, ma sono in grado di coesistere parallelamente.
Per quanto riguarda appunto lo sviluppo del settore giochi di ruolo, Cattini ha confermato che la linea Sine Requie va benissimo, è arrivata alla quarta ristampa e non c’è alcun pericolo di chiusura, anzi è in pieno sviluppo; ma che la maggior parte delle risorse della Asterion è allocata ai giochi da tavolo.
Una domanda interessante è stata quella riguardo ai rapporti delle due case coi nuovi autori, cioè cosa guardano gli editori quando un nuovo autore vuol proporre un gioco.
Domenico Di Giorgio ha esplicitato che la professionalità è il requisito più importante. Non si può proporre per esempio ad una casa come la dvGiochi un gioco di ruolo o un wargame simulativo; nel caso in cui il gioco sia invece più simile alla linea editoriale, allora viene valutata l’originalità delle meccaniche. In più l’etica commerciale della dvGiochi e della Asterion impone un rigoroso controllo del gioco che deve uscire con i loro marchi. Per esempio nel caso di Fauna quando ci si è resi conto che i testi erano stati praticamente fatti usando Wikipedia tedesca, i testi italiani sono stati completamente riscritti. Professionalità innanzi tutto è quindi il loro motto.
La domanda finale torna al tema principale dell’incontro: cioè come si svilupperà questa collaborazione tra le due case. Luca Cattini ha chiarito che per ora la collaborazione è commerciale e non ci sono state idee di sovrapposizione o collaborazione tra prodotti delle due case, e che questa sinergia funziona proprio perché si basa sull’etica commerciale condivisa da entrambe le case.
Insomma, con tali basi questo sodalizio promette bene al mercato ludico italiano, e possiamo solo augurare il meglio a questa neonata collaborazione che certamente è un ulteriore fiore all’occhiello del panorama ludico italiano.