Sono passati alcuni giorni dalla fine dell’Internationale Spieltage di Essen, abbastanza per poter riordinare i pensieri e tirare le somme su questa edizione del trentennale dello SPIEL. Forse vi era sfuggito, ma quest’anno la fiera del gioco di Essen ha spento trenta candeline. Comunque poco male, non se ne sono accorti nemmeno quelli che ci sono stati!
Nonostante le premesse (e le promesse), nonostante i comunicati stampa, nonostante l’aumento del numero di espositori e di giochi, anche in occasione di questa ricorrenza lo SPIEL è rimasto sostanzialmente uguale a se stesso. Sono stati i giochi, e solo loro, a parlare e far parlare. Giochi che hanno saputo creare (e talvolta tradire) aspettative nei giocatori di tutto il mondo e che in più di un’occasione hanno offuscato anche la presenza dell’autore ai tavoli dimostrativi.
Ed è quindi di giochi che andiamo a parlare! Oltre 800 quest’anno, un risultato raggiunto nonostante il fatto che molti “titoloni” fossero già stati lanciati tra agosto e settembre. Difficilissimo orientarsi in questo enorme ventaglio di possibilità , e chi non si è preparato a sufficienza prima di partire per la fiera si è sicuramente lasciato sfuggire qualche perla. Chi ha pianificato la sua presenza alla fiera invece lo ha fatto sicuramente su internet, grazie ai mastodontici censimenti che siti come BGG o SpielBox (per i teutonici) hanno portato avanti nel corso degli ultimi mesi.
Iniziamo subito col dire che anche per questa edizione non c’è stato il “gioco della fiera”, quello che mette d’accordo tutti, come fecero al tempo Dominion o 7 Wonders (successivamente vincitori dello Spiel Des Jahres). Ci sono stati però parecchi titoli interessanti, e anche se nessuno ha spiccato per originalità si è potuto constatare un livello qualitativo delle produzioni globalmente superiore agli altri anni.
Il problema semmai è che in una tale moltitudine di giochi sviluppati in maniera soddisfacente (grazie all’esperienza dei successi già consolidati sul mercato) l’offerta forse si è un po’ appiattita. Insomma è mancato il “must have” e mai come quest’anno è stato difficile scegliere cosa mettersi in valigia. E ovviamente non usate il sold out come metro di misura, a meno che non siate assolutamente certi che l’editore si sia presentato allo stand con un numero di copie realmente significativo!
Se non c’è stato il gioco che ha spiccato tra i giocatori c’è stato sicuramente quello che ha ottenuto la maggiore visibilità grazie agli investimenti del suo editore, Escape: The Curse of the Temple. Sarà che alla Queen Games avevano voglia di festeggiare la vittoria di Kingdom Builder all’ultimo SDJ, sarà che l’averlo proposto prima su Kickstarter aveva dato al titolo un bel respiro finanziario, fatto sta che tra ingombranti scenografie , musica ad alto volume e decine di tavoli demo, per un motivo o per l’altro tutti sono entrati a far parte della sua atmosfera avventurosa. Non sapremmo dire se la combo durata breve della partita + lancio di dadi incontrollato si sia rivelata vincente (le scatole non sembravano calate significativamente l’ultimo giorno)… comunque la Queen Games sembra puntare parecchio su questo titolo. Possiamo solo dire che tra i rappresentanti della nostra redazione distaccata a Essen, Escape: The Curse of the Temple ha riscosso pareri contrastanti (se non diametralmente opposti) anche se tutti concordavano col fatto che l’esperienza di gioco offerta, per quanto gradevole, non sembrava commensurata al prezzo della scatola.
Rimanendo sui giochi accessibili a tutti (o se preferite “per famiglie”) sicuramente Riff Raff della Zoch è il nuovo titolo di riferimento per gli appassionati dei giochi di equilibrio, mentre Granna riprende la strada intrapresa dal fortunato Super Farmer con la sua nuova versione, Rancho.
Passando ai titoli per “esperti” , a giudicare dai commenti dei più accaniti spostatori di cubetti di legno il più soddisfacente sembra essere stato quel Myrmes della Ystari che ci vede alla guida di una colonia di formiche con tutte le problematiche tedesche del caso (e non credete ai 75 minuti di durata indicati sulla scatola…). A seguire due prodotti partoriti dal genio autoriale italiano che hanno raccolto veramente parecchi consensi: Al Rashid (di Pierluca Zizzi e Giorgio de Michele) edito dalla neonata Yemaia si colloca di diritto tra i più notevoli giochi di piazzamento del settore e Tzolk’in (di Simone Luciani e Daniele Tascini) pubblicato da Czech Games Edition ha saputo attrarre anche il pubblico degli ignari grazie alle originali ruote dentate, per poi rivelarsi un ottimo mix di meccaniche nel “piazzamento lavoratori”. Per Tzolk’in non disperate se lo avete perso: sarà pubblicato anche in italiano a brevissimo da Cranio Creations.
Meritevole di citazione sicuramente anche Yedo, di Thomas Vande Ginste e Wolf Plancke. Forti della vittoria di Village alla Eggertspiel puntano in alto, e questa bella scatolona offre una ottima combinazione di componentistica attraente e meccaniche ben congegnate, con un buon mix tra aste e piazzamento lavoratori.
Sul fronte del “piazzamento tessere” possiamo ben dire che Suburbia si è conquistato il cuore dei tedeschi (e non solo). Come già detto, non parliamo di una particolare innovazione nel genere, ma di un efficace sistema di regole che da realmente l’idea di star realizzando una città popolosa e piena di possibilità. Inoltre il gioco ha spiccato sui concorrenti del tema “costruzione urbana” che quest’anno contava parecchi esponenti. Anche questo in arrivo in italiano per la squadra di Uplay.
Mentre per quanto riguarda i nuovi cardgame, sarebbero veramente innumerevoli i titoli da citare. Difficilissimo definire il migliore, ma limitandoci a misurare l’affollamento dei tavoli ci sentiamo di dire che le carte più maneggiate della fiera sono state quelle di Shadows Over Camelot Cardgame e del nostrano Samurai Sword della dV Giochi!
Se dovessimo identificare il titolo più originale, ci sarebbe sicuramente da segnalare il nuovo cooperativo di Stronghold Games: Space Cadets, ovvero la simulazione di un’esperienza sul ponte di comando di un’astronave in pieno stile Star Trek. La particolarità consiste nel fatto che ogni membro dell’equipaggio per compiere il proprio dovere deve giocare sulla propria plancia a un minigioco solo per lui, che rappresenti le difficoltà legate al proprio ruolo. Anche per Space Cadets è in corso la ricerca del publisher italiano disposto a localizzarlo (e speriamo anche a venderlo a una cifra più accessibile del prezzo di lancio).
Come sempre c’è stata parecchia attenzione per i giochi di quegli editori che “si sono fatti da soli”, ovvero quegli autori che hanno dato vita a case di produzione dedicate ai loro giochi, come la Treefrog di Martin Wallace o la 2F-Spiele di Friedemann Friese. Nonostante questa volta Wallace si sia messo d’impegno per realizzare una grafica che non faccia sembrare il suo nuovo gioco un prototipo , P.I. non è esattamente quello che l’utenza si aspettava. Sicuramente è un valido esempio di titolo investigativo, ma non cosi profondo da risultare innovativo nel genere, piuttosto si tratta di un onesto family game (come peraltro dichiarato dal suo stesso autore). Oggettivamente ha ottenuto maggiori attenzioni il suo giochino di carte del Dr. Who, uscito qualche mese fa.
L’autore dalla verde chioma invece ha sfornato Copycat (o Fremde Federn, titolo dell’edizione originale) che senza alcun pudore dichiara di offrire un insieme di meccaniche parecchio note (e prese dai giochi più famosi degli ultimi anni). Si susseguono fasi di deck-building, card-draft, worker-placement e via dicendo, tutte dedicate a reperire soldi e influenza per la corsa alla presidenza. Non sapremmo dire quanto questa idea sia stata premiata. Friese vanta una folta schiera di fan che compra letteralmente a occhi chiusi (requisito indispensabile per evitare di soffermarsi sulla discutibile immagine di copertina) , ma considerando che già altri quattro editori se lo sono opzionato, questo gioco potrebbe risultare piacevole anche per il resto della popolazione ludica internazionale.
Per quanto riguarda i “giganti” invece, Days of Wonder ha puntato tutto sui suoi brand più fortunati: Ticket to Ride e Shadows over Camelot, nella già citata nuova versione di carte, che ovviamente ha spopolato specialmente tra i fan del gioco originale. Asmodee ha praticamente celebrato i titoli più rilevanti pubblicati nelle ultime settimane (Seasons e Libertalia) e lo stesso ha fatto Kosmos con Legends of Andor e le nuove versioni di Catan.
La francese Iello ha allargato il suo stand per contenere le diverse novità di quest’anno: Uchronia, il nuovo e titolo di Carl Chudyk, l’interessante wargame fantasy Mytic Battles e l’espansione King of Tokyo: Power Up! supportata dalla presenza di Richard Garfield, che a mano scriveva sulla carta promo Garfield’s Gift un potere inedito a chiunque si mettesse in fila per ottenerla!
E gli autori sulla cresta dell’onda tedesca (ovvero quelli che si sono portati a casa i più recenti Spiel de Jahres )? Vaccarino è stato impegnato con l’ennesima espansione di Dominion, mentre come inedito esseniano possiamo riportare solo Gauntlet of Fools, un giochino simpatico ma che risente dei limiti produttivi più comuni dei progetti crowdfunding. Anche Bauza è stato impegnato con il ciclo editoriale di 7 Wonders, ma in questa occasione ha sfornato l’attesissimo Tokaido (dopo Takenoko,altro gioco ambientato in Giappone) che ha riscosso parecchio successo anche grazie all’impegnativa attività promozionale in fiera dell’autore e del suo disegnatore Naïade. La coppia Inka e Markus Brand ha realizzato un piccolo gestionale cittadino basato su dadi speciali, dalla scarsa interazione ma dall’elevata giocabilità, Saint Malo , dove colpisce la presenza delle plance di gioco su cui anziché piazzare i nostri edifici, li dovremo disegnare con apposito pennarello cancellabile.
Andando su fronti meno europei, gli editori statunitensi che hanno attraversato l’oceano per raggiungere Essen sono stati accolti con risultati altalenanti. La Mayfair era palesemente li per fare affari con il suo partnter Kosmos più che per vender giochi. AEG ha tentato di farsi accogliere dal pubblico con la triade dei titoli Tempest, appositamente pensati con un look&feel europeo sia nelle meccaniche e nello stile grafico, ma per quanto apprezzati (specialmente Dominare, il più impegnativo dei tre) non possiamo parlare di successi stratosferico, anche guardando agli sconti degli ultimi giorni di fiera (ma va precisato che questa è una tipica politica dei prezzi fiera AEG e, più in generale, degli statunitensi). Interessante si è rivelato il “gioco sorpresa” che AEG ha tirato fuori il sabato: Guildhall è un gioco di carte immediato e con parecchia interattività che impegna in una sfida tra le gilde cittadine in epoca medievale. Anche se non ci sono stati annunci ufficiali, le possibilità di vedere i titoli AEG in italiano ci sono ma si dovrà aspettare che almeno uno dei tentativi di partnership con i nostri editori (ne abbiamo visti diversi girare tra i tavoli) si realizzi.
La Z-Man è più che benvoluta in Germania, è cosi è stato per il suo Clash of Cultures, un “giocone” di civilizzazione di quelli stracarichi di miniature in plastica e con le plancie componibili a rappresentare le terre che devono essere esplorate dalle civiltà in competizione. Per quanto il genere sia più che mai inflazionato, il titolo è sembrato molto convincente e la durata dichiarata di quattro ore non ha spaventato gli acquirenti, anzi. Anche Clash of Cultures avrà sicuramente la sua edizione italiana, ma aspettiamo annunci ufficiali da chi di dovere prima di azzardare date. Altrettanto curato ma forse meno fortunato Ginkgopolis di Xavier “Troyes” Georges, bella l’idea che fa da pretesto al gioco (nel futuro non si ammettono sprechi, le città si devono pensare perché siano equilibrate e autosostenibili) e bello anche lo stile grafico ma, come abbiamo già detto, sembra che ci sia la guerra dei citybuilding quest’anno.
Un altro “invasore” d’oltreoceano, ma neozelandese, che si è accaparrato parecchio spazio è senz’altro Gale Force 9 col suo Spartacus, gioco tratto dall’omonimo serie TV che riproduce lo scontro tra i gladiatori nell’arena senza dimenticare la parte gestionale e di intrigo tra famiglie nobiliari romane. Bei tavoli, bella presenza e onestamente anche bel gioco, che per quanto sia stato tradotto completamente in italiano dall’editore è ancora alla ricerca di un partner per la pubblicazione e distribuzione nel bel paese. Nello stesso enorme stand, la Battlefront (casa madre della Gale Force 9) ostentava l’intera serie di novità della serie Flames of War, tra cui spiccava la più interessante, l’introduttiva scatola Open Fire che contiene tutto, ma proprio tutto, per simulare scontri nella Seconda Guerra Mondiale tra truppe e corazzati tedeschi e alleati. Anche questo gioco è già tradotto e verrà distribuito in Italia probabilmente nel primo quarto del 2013.
Wizkids si è riservato un discreto spazio promozionale (ma purtroppo niente vendite) dedicandolo ai suoi giochi di dadi (Quarriors! e il nuovo e ancora in preproduzione Lord of The Rings Dice Building Game), affiancati dal nuovo titolo di Paolo Mori, che ci vede nei panni dei cattivi di Batman, e alla prima espansione di Mage Knight
Ma ottocento giochi non si raggiungono solo con i soliti nomi! Ci sarebbe un’altra Essen da scoprire, quella della moltitudine di piccoli produttori (indipendenti o meno), quella dei nuovi mercati, anche molto, ma molto, lontani e per questo potenzialmente innovativi. Questa però è anche la parte più incerta, poiché spesso “indipendenza” è sinonimo di scarso giudizio e si rischia di perdere parecchio tempo a provare idealmente giochi vecchi di vent’anni. Per contro, a volte è in questi piccoli stand che si trova il gioco assolutamente da mettere in valigia, come è capitato a tutti gli acquirenti di Spellbound, il cooperativo della Fragor Games che al posto delle normali pedine usa pregevoli statuine fantasy di Paolo Chiari, che hanno reso il gioco la scatola più ingombrante della fiera… e forse anche la più costosa.
E sempre in questi spazi c’è il rischio di vedere i prototipi dei tanti progetti già in corso sui siti di crowdfunding (Kickstarter su tutti), come ad esempio Twin Tin Bots della Flatlined Games che ci è sembrato essere un ottimo successore dello storico Roborally di Garfield, ma con molti meno tempi morti e la garanzia di non durare più di un’ora.
E gli italiani? Ormai sono anni che lo diciamo ma ci fa piacere ribadirlo: la presenza dell’editoria e degli autori italiani è massiccia e assolutamente al livello degli altri operatori internazionali. Winter Tales, Like the Social Game, The Doge Ship, Swordfish, Bookmaker, Al Rashid, Fuori di Rotella, Asgard, Samurai Sword, Aztlan, Jungle Brunch, Fairy land, Ark & Noah, 1969, Gladiatori e tanti altri ancora sono stati i giochi che hanno rappresentato la creatività ludica nostrana. Li stiamo per vedere anche sui nostri tavoli a partire dall’imminente Lucca Games, dove avremo di sicuro maggiori occasioni di approfondimento anche con gli autori.
Il nostro reportage si esaurisce qui, ci sarebbe piaciuto raccontarvi qualcosa in più questa volta, qualcosa che andasse oltre la solita analisi dei giochi, magari una mostra fotografica commemorativa, o un momento di riflessione nostalgica con l’organizzazione ripensando a questi ultimi 30 anni di costante crescita della fiera e di tutto il settore. Ma gli organizzatori erano fin troppo impegnati a far si che tutto procedesse senza intoppi per potersi concedere del tempo per festeggiare… e forse è questo il segreto del successo dello SPIEL di Essen. Aspetteremo altri 10 anni per scoprire se l’evento ludico principe della Germania avrà tempo e voglia di festeggiare, a noi desso tocca concentrarci su un altro appuntamento fondamentale di tutto il panorama europeo… Lucca Games stiamo arrivando!
Trovate tutte le foto dell'articolo più tante altre nella galleria dedicata all'edizione 2012 di Essen.