domenica 24 Novembre 2024

Lucca Games 2014 – Impressioni di gioco – quarto giorno

L’ultimo giorno di Lucca Games ci ha concesso un po’ più di respiro ai tavoli, che sono comunque molto affollati ma che vedono un pubblico più orientato all’acquisto che alla prova su strada.
Questa volta abbiamo provato per voi:

Abyss
Warage Enascentia
Dungeon Bazaar
Il sesto senso
Krosmaster Junior
Dwarfest
Alchimisti

Abyss(editore: Asterion)
Impressioni di gioco di: Daniele Ministeri

Aspettative iniziali: 5 di 5 (Il gioco si presenta molto bene, con una grafica accattivante che alza decisamente le aspettative)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (vederlo steso sul tavolo conferma le prime impressioni, i disegni sono molto belli anche sulle carte e sul resto della componentistica)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (Semplice e ben spiegato, se si conoscono altri giochi con la meccanica delle aste si entra rapidamente in partita)
All'atto pratico: 3 di 5 (Viste le alte aspettative per la grafica il gioco si rivela un po’ deludente)
Retrogusto: 3 di 5 (Tutto sommato un bel gioco e la partita a Lucca è stata divertente, la sensazione però è quella di un titolo dalle buone idee e potenzialità in termini di background che però non sono state concretizzate al meglio)

Abyss mi ha attratto fin dalla prima volta che ho visto la scatola. Per chi non lo sapesse è un gioco in cui 5 razze si sfidano per contendersi il predominio degli abissi. Il gioco si presenta in 5 scatole base identiche come contenuto ma diverse per la copertina, ciascuna infatti rappresenta una delle razze coinvolte nella contesa e splendidamente disegnate.
Vederlo al tavolo ha pienamente confermato le impressioni iniziali. Le illustrazioni sul tabellone e sulle carte sono molto accattivanti lasciando presagire un ottimo background. Decisamente fa la sua bella figura all’interno della fiera, nonostante attorno vi siano altri giochi molto appariscenti come Hyperborea o Black Fleet.
La ragazza che ci spiega le regole lo fa bene e rapidamente, permettendoci in 10 minuti di iniziare a giocare ed avviandoci in un “training on the job” che, dopo il primo giro, inizia già a farci divertire.
Abyss si rivela essere un gioco di aste in cui i partecipanti si contendono le carte alleato più potenti per poter reclutare le migliori carte “nobili”. Queste ultime, oltre a dare punti vittoria, concedono abilità speciali al giocatore che se le aggiudica e lo aiutano a conquistare territori sommersi (veri e propri booster per i punti vittoria).
Nonostante la divertente partita, per cui ringrazio i ragazzi dell’Asterion, Abyss delude un po’ rispetto alle aspettative iniziali. Il gioco è decisamente ben fatto, purtroppo però l’impressione è di una meccanica non molto legata al background, che forse è la cosa ad affascinare di più vedendo la scatola. Comunque complimenti per le splendide illustrazioni e per l’interessante idea delle copertine diverse.

Warage Enascentia (editore District Games)
Impressioni di gioco di Ivano Franzini

Aspettative Iniziali 4di 5 (conoscevo poco il gioco, ma l’ambientazione mi piace)
Magnetismo del tavolo3 di 5 (bello il tabellone dedicato, mutuato dal gioco base)
Rapidità di comprensione5 di 5 (le regole sono le stesse del gioco base, poche e semplici)
All'atto pratico3 di 5 (mi sarei aspettato qualche peculiarità di meccaniche legata all’ambientazione)
Retrogusto3 di 5 (forse si poteva fare di più)

Mi sono avvicinato a provare Warage Enascentia certamente non da esperto del gioco base da cui deriva questa versione e devo dire di essere stato messo di fronte a poco più che a una riambientazione. Le meccaniche di gioco sono esattamente le stesse, rapide da spiegare e semplici da mettere in pratica, ma, al netto della modalità con le quali sono stati rappresentati gli eroi (un’unica carta in luogo della coppia razza-classe del gioco base), non ho trovato innovazioni di sorta. Ognuno impersona un eroe della cosmologia di Enascentia in lotta con altri avversari (da 1 a 3) e dovrà dotarlo di equipaggiamento, incantesimi e alleati al fine essere l’ultimo a rimanere in vita. Una volta capiti gli effetti e gli scopi delle carte in possesso, si gioca abbastanza rapidamente (forse per le creature magiche occorre un po’ più di riflessione) e, in circa 10’ per giocatore, la partita si può concludere. I materiali sono comunque di tutto rispetto e la grafica riprende molto il feeling dell’ambientazione da cui trae ispirazione. In sostanza, credo che potrebbe essere più appetibile per chi già non possiede il gioco base, onde evitare di portarsi a casa un clone, seppur bene ambientato. Per dovere di cronaca devo però ammettere che i due giochi sono adatti anche a essere giocati insieme.

Dungeon Bazaar (editore: Cranio Creations)
Impressioni di gioco di: Daniele Ministeri

Aspettative iniziali: 4 di 5 (Un gioco della Cranio che porta dei mercanti in un dungeon?! Decisamente da provare!)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (Stava lì, sul tavolo, un po’ abbandonato senza nessuno attorno e con la componentistica sparsa a caso qua e là… decisamente non si presenta bene…)
Rapidità di comprensione: 1 di 5 (Di 2 dimostratori presenti allo stand ognuno ci ha dato regole diverse. Alla fine abbiamo letto il manuale…)
All'atto pratico: 2 di 5 (Il gioco in se non sembra male, peccato per la pessima dimostrazione)
Retrogusto: 2 di 5 (Difficile da giudicare vista la brutta esperienza allo stand, opportuno comunque dargli una seconda possibilità per giudicarlo)

Forse non tutti lo sanno ma in redazione ogni anno uno dei momenti critici è quando esce l’elenco dai giochi da provare per Lucca. Non appena viene pubblicata noi, redattori dal grilletto facile, ci fiondiamo per prenotare i nostri titoli più ambiti cercando di bruciare gli altri sul tempo. Dungeon Bazaar era uno di questi titoli, potete quindi immaginare la felicità quando sono riuscito ad aggiudicarmelo!
Venerdì mattina, verso le 10:00, insieme ad un paio di amici mi faccio trovare armato di ludiche intenzioni allo stand della Cranio e, altra combinazione fortunata, trovo il tavolo vuoto senza nessuno attorno. Purtroppo però mi trovo a storcere il naso quando vedo la componentistica disposta un po’ alla rinfusa…
Ci sediamo comunque ed iniziamo a chiamare un dimostratore pronti ad avventurarci in mercanteggianti avventure all’interno del dungeon. Dopo 20 minuti finalmente arriva qualcuno che, pasticciando un po’, ci mette in grado di giocare un turno per poi sparire. Fortunatamente un altro dimostratore viene in nostro soccorso al secondo intoppo nelle regole, facendoci scoprire differenze sostanziali rispetto alla prima spiegazione. Colti dai dubbi a questo punto rinunciamo all’assistenza dei dimostratori per leggerci le regole… Azzeriamo il gioco, prepariamo il set-up e ricominciamo da capo, stavolta con le regole corrette (Peccato per la gente che pressava per poterlo provare e poi andava via delusa quando spiegavamo che nessuno allo stand in quel momento era in grado di spiegarlo, c’era quindi da attendere parecchio…).
Alla fine il gioco sembra molto carino. I partecipanti sono un gruppo di mercanti che si avventura in un dungeon accompagnato dai propri servitori. Ogni turno i giocatori hanno a disposizione tre mosse da dividere tra il proprio personaggio ed i servitori per occupare le stanze del dungeon, ciascuna delle quali contiene delle carte oggetto coperte. Quando tutti i giocatori sono soddisfatti del proprio posizionamento si iniziano a scoprire gli oggetti che andranno ai mercanti in base alle maggioranze raggiunte in ogni stanza. Subito dopo si passerà a soddisfare i bisogni di equipaggiamenti degli eroi, rappresentati da carte ai margini del tabellone. Questi infatti sono disposti a ricompensare i giocatori con e sonanti monete d’oro in cambio degli oggetti ricercati.
In più di 10 anni che vengo a Lucca Games ed almeno un centinaio di dimostrazioni temo che questa rientri nella top ten delle peggiori e purtroppo non per il gioco, che risulta così interessante da meritare una seconda possibilità di approfondimento. Nota negativa quindi per i ragazzi della Cranio in attesa di poter dare una seconda possibilità a Dungeon Bazaar.

Il Sesto Senso (editore: Uplay)
Impressioni di gioco di: Lorenzo Calvi

Aspettative iniziali: 3 di 5 (un amico me ne aveva parlato bene)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (sfere di cristallo, carte che sembrano dipinti e bei tasselli)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (concetto base molto semplice)
All'atto pratico: 3 di 5 (l’idea è bella, ma ha alcuni difetti basilari)
Retrogusto: 2 di 5 (può essere interessante, ma dipende troppo dai giocatori)

Avvicinatomi al Sesto Senso grazie al consiglio di un amico devo dire che sono rimasto subito intrigato dall’ambientazione. Un fantasma, che non trova pace, cerca di mostrare a dei sensitivi il luogo, l’arma e il suo assassino. Per farlo gli manda delle visioni sottoforma di sogni, che i sensitivi devono interpretare. Nel gioco questo si traduce con una parata di carte splendidamente illustrate stese sul tavolo, che rappresentano, appunto, i possibili colpevoli con luoghi e armi. Un giocatore, che fa il fantasma, deve creare un set per ogni giocatore e poi scegliere, da un mazzo di carte simile a quello di Dixit, delle carte da dare a ogni giocatore per fargli capire quali sono gli elementi che compongono il suo set. I giocatori hanno sette notti per capire come sono composti tutti i set, quindi c’è un’ultima scelta di carte che dovrebbe far capire qual’è il set corretto. A parte una perplessità d’ambientazione (perché il fantasma dovrebbe inviare sogni diversi ai vari sensitivi?) quello che mi ha colpito negativamente è la presenza di forti tempi di attesa. Il fantasma deve scegliere le carte da dare a ogni sensitivo, e questi non possono fare nulla. Quindi i sensitivi devono cercare di decifrare gli indizi, anche e sopratutto assieme, e il fantasma non può fare nulla. Più aumentano i giocatori più i tempi si allungano. E non dimentichiamo che i sensitivi vincono tutti assieme, quindi se uno si blocca peggio per tutti. Probabilmente in tre, massimo quattro giocatori il gioco non soffre troppo, ma per un gioco che promette di gestirne fino a sette mi sembra un brutto limite.

Krosmater Junior(editore: Ghenos Games)
Impressioni di gioco di: Daniele Ministeri

Aspettative iniziali: 3 di 5 (Da appassionato del mondo di Krosmaster era decisamente un gioco da provare, certo quel Junior lascia pensare a qualcosa di un po’ troppo semplice, vale comunque la pena lanciarci qualche dado)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (Krosmaster si presenta sempre bene grazie alle miniature accattivanti e alla bella grafica che caratterizzano il prodotto)
Rapidità di comprensione: 5 di 5 (Ottima dimostrazione molto chiara, il gioco inoltre ha un percorso graduale di comprensione in stile “tutorial” che permette di iniziare da subito la partita)
All'atto pratico: 3 di 5 (Come previsto centra in pieno l’obiettivo di essere una versione “junior” di Krosmaster. Un po’ troppo semplice per i miei gusti, ideale però per un ragazzino che vuole avvicinarsi a questo mondo)
Retrogusto: 2 di 5 (Col senno di poi si evidenzia da subito un limite di questa versione: la rigiocabilità. Inoltre le avventure presentate sembrano una riproposizione più elaborata del tutorial del gioco base)

E’ un po’ di tempo che sono stato coinvolto dal fenomeno Krosmaster. Anche se inizio ad essere vecchio per i giochi “entry level” mi sono comunque detto: “E’pur sempre un Krosmaster, diamogli un’occhiata…”
Il gioco si presenta molto bene, grazia alle caratteristiche miniature dell’universo dei Krosmoz, il bel tabellone ben disegnato e, novità di questa edizione, i manuali specifici per ogni personaggio, illustrati e contenenti 7 avventure ciascuno. Una soluzione che guida passo passo i giocatori inesperti nel diventare in breve tempo dei professionisti del mondo di Krosmaster.
Grazie alla disponibilità dei ragazzi della Ghenos ci siamo seduti subito al tavolo partendo da un’avventura avanzata, vista la mia pregressa esperienza con Krosmaster. Per iniziare abbiamo giocato esattamente come avrebbe fatto un appassionato che apre la scatola per la prima volta: scelto la missione dal libretto dei personaggi e letto il tutorial. In 5 minuti i nostri famigli si stavano già scontrando per aggiudicarsi la vittoria sul tabellone.
Il gioco è esattamente quello che ci sia aspetta, mantenendo le promesse del titolo e della scatola: una versione semplice e per bambini di Krosmaster. Difficoltà graduale delle missioni, tutorial delle regole e semplicità di set-up ne fanno un prodotto ideale per chi vuole far avvicinare i più piccini a questo mondo. Non mancano tuttavia le carte dei 4 personaggi per utilizzarli anche con il più complesso gioco base o con l’atteso Krosmaster Quest.
Dopo la partita sono rimaste tuttavia un po’ di perplessità… Ok la bellezza e la semplicità, ma dopo le 7 avventure (che comunque durano 10/15 minuti l’una), che si fa? La rigiocabilità sembra essere il tallone di Achille di Krosmaster Junior.

Dwarfest (editore: Raven -Barone Games)
Impressioni di gioco di: Lorenzo Calvi

Aspettative iniziali: 2 di 5 (Non lo conoscevo, ma il tema mi intrigava)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (tanti tasselli ben colorati, carte e gemme)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (regole non banali ma intuitive, ben spiegato)
All'atto pratico: 4 di 5 (gioco gradevole, idee simpatiche e attinente all’ambientazione)
Retrogusto: 3 di 5 (è sembrato piuttosto dipendente dalla fortuna, è sicuramente da rivedere)

Di giochi in cui nani bevono birre ce ne sono tanti, ma devo dire che questo Dwarfest mi ha colpito positivamente. Il Dwarfest del titolo è il festival della birra dei nani, i giocatori hanno avuto la brillante idea di aprire una birreria per l’occasione. Con un sacchetto di gemme in tasca ogni aspirante birraio deve costruire la sua attività commerciale comprando tavoli, barili di birra, oggetti d’arredo, ingaggiando cameriere, baristi, buttafuori… dopo il rifornimento arrivano i nani che vogliono bere, si girano carte che rappresentano le comitive. La quantità di avventori dipende dalla fama del locale: tanta fama, tante carte. Una volta visti quanti nani sono iniziano le domande: riesci a farli sedere tutti o li manderai via? Ovviamente mandare via clienti è una cosa brutta, e i nani sono famosi per portare rancore… ma farli sedere è solo la prima parte, hai abbastanza birra per tutti? Inoltre una volta aperta una botte la devi finire, sprecherai della buona birra o lascerai dei clienti a gola secca? Ricordate inoltre che i nani sono litigiosi, a far scoppiare una rissa basta poco, e durante le risse sappiamo bene i tavoli che fine fanno… Oltre a questo bisogna stare attenti agli altri giocatori, che potrebbero metterti topi morti nel locale, annacquarti la birra (SACRILEGIO!) o mandarti clienti scomodi come Elfi od Orchi. Una nota simpatica: puoi servire dei nani che non hanno un tavolo, tirando la birra sul bancone, ovvero dando una schicchera a una gemma e facendola arrivare in un punto preciso sulla tua plancia. Se riesci ti pagano la birra e parleranno bene di te, se fallisci i nani, giustamente, si arrabbiano! Alla fine sono rimasto indeciso, ho avuto la sensazione che la fortuna abbia una parte più importante di quanto apprezzo, e che un giocatore che rimane indietro, specialmente a causa di una rissa, abbia grosse difficoltà a riprendersi, ma il gioco è stato comunque divertente e la componentistica merita. Si deciderà a fine fiera… 

Bruges (editore: DV Giochi)
Impressioni di gioco di: Pier Luigi Ambrosini

Aspettative iniziali: 3 di 5 ( sapevo dell’uscita della versione italiana del gioco )
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 ( l’allestimento del gioco attira i giocatori )
Rapidità di comprensione: 2 di 5 ( inizialmente sembra un gioco complesso… )
All'atto pratico: 4 di 5 ( … ma si lascia giocare in modo fluido e semplice )
Retrogusto: 4 di 5 ( ottimo gioco, lo consiglio anche per i neofiti )

Sapendo dell’uscita della versione italiana di Bruges mi sono seduto al primo tavolo libero, attratto anche dall’ottimo tabellone e dalla componentistica.
Durante la spiegazione l’impressione che si può avere è che il gioco sia molto complesso e di difficile comprensione, ma una volta prese in mano le carte e inizata la partita, siamo entrati subito nelle meccaniche e, complice anche l’esperienza mia e dell’altro giocatore, abbiamo finito la partita in 45 minuti circa. Durante il gioco si potranno costruire delle case che utilizzeremo per posizionare i personaggi che ingaggiamo, ogni personaggio ha ovviamente la sua peculiarità, ma una volta piazzato non potrà essere rimosso a meno di eventi particolari.
Uno degli elementi del gioco che mi ha colpito è la modalità con cui termina, infatti ad inizio partita si preparano due mazzi di carte ( le cui dimensioni dipendono dal numero di giocatori ) e si mettono in due comodi porta carte, non appena uno dei due mazzi termina la partita sarà nella fase finale.
In conclusione Bruges è un titolo che mi sento di consigliare a tutti, anche come introduttivo per chi non è propriamente esperto di boardgame.

Alchimisti (editore Cranio Creations)
Impressioni di gioco di Ivano Franzini

Aspettative Iniziali 5di 5 (attualmente è sulla bocca di tutti)
Magnetismo del tavolo5 di 5 (ricco di oggetti e dal setup veramente d’impatto)
Rapidità di comprensione2 di 5 (le regole sono complesse e vanno assimilate)
All'atto pratico4 di 5 (non certo agevole da giocare ma appagante)
Retrogusto5 di 5 (merita la visibilità che sta avendo)

Alchimisti non è il gioco che si prova per caso. Già la preparazione è lunga e impegnativa e ho dovuto seguire la spiegazione con estrema attenzione, visto che gli elementi presenti al tavolo sono tanti e tutti ugualmente importanti per impostare correttamente la partita. Ogni giocatore impersona un alchimista in competizione per essere acclamato come il più famoso ed eminente. Per fare questo dovrà divenire il maggior conoscitore della composizione chimica dei vari ingredienti, ma al contempo cercare di finanziarsi per gli studi e, soprattutto, provare ad approfittarsi il più possibile del lavoro degli altri. Per verificare che i propri esperimenti siano riusciti e accumulare conoscenza, è necessaria un app (che gira su diversi sistemi operativi) che cambia le regole dell’alchimia per ogni partita. Devo dire che, superato lo scoglio iniziale, il gioco dona un’esperienza veramente ricca e appagante. Tante sono le meccaniche in gioco (quella delle pozioni l’ho trovata geniale), una quantità talmente elevata di elementi che, forse, sarebbero potuti anche essere in quantità inferiore senza per questo compromettere il risultato finale. Nota finale sull’app, che sicuramente aggiunge gusto alla già ricca “pietanza”, ma che mi porta a pensare che siamo solo agli inizi di un processo di integrazione con la tecnologia che potrebbe stupirci nei prossimi anni.

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