domenica 24 Novembre 2024

Lucca Games 2014 – A scuola di mastering con Frank Mentzer

Tra i vari ospiti di questa Lucca Games 2014 spiccava sicuramente il nome di Frank Mentzer. Autore fantasy, game designer, noto soprattutto per essere stato il numero due creativo della TSR degli anni d’oro, complementando Gygax e regalando alle stampe la terza edizione di D&D basico, quella che da noi è conosciuta come “la scatola rossa”.
Quello che forse è ignorato dai più è che Mentzer, pur con questo background da giocatore di ruolo della prima ora, è sempre stato una teorizzatore delle buone tecniche di mastering (o arbitraggio, o conduzione, se avete paura che l’Accademia della Crusca vi buchi le ruote della macchina). Tant’è che dopo essersi portato a casa il titolo al primo DM Invitational, un evento messo su dalla TSR nel 1980 come concorso per il migliore Master, gli fu chiesto di formare un fan club ufficiale di D&D. Mentzer accettò con l’accordo che l’associazione risultante avrebbe anche promosso la qualità nel giocar di ruolo. Trovava che il sistema di D&D dell’epoca premiasse i giocatori silenti a scapito di quelli interpretativi e ideò un sistema col quale alla fine della sessione Master e giocatori, tramite una serie di punteggi, decidevano chi avesse giocato meglio. Così nacque quella che ancor oggi è la RPGA.

A Lucca di quest’anno, dove si celebrava anche il quarantennale di D&D, Mentzer presentava due seminari che prendevano spunto da questa sua decennale esperienza: uno su come creare la perfetta avventura da torneo, l’altra attività che la RPGA si occupava di organizzare, e quello a cui ho partecipato sulle tecniche di mastering.
Credevo innocentemente di dover assistere ad una tranquilla lezione, attraverso la quale, quello che è un nume tutelare dell’ambiente, ci avrebbe elargito consigli e trucchi su come esprimersi al meglio nella nobile arte del mastering. Invece, con mia grande sorpresa, Mentzer, usando proprio questo incontro di Lucca, intendeva sperimentare una pratica mutuata dal campo del canzone lirica . Sì, avete letto bene: canzone lirica. Come ci ha tenuto a spiegarci lui stesso, la sorella è cantante d’opera, e nel suo campo una masterclass consiste in questo: un esperto della materia assiste all’esecuzione di un suo allievo di fronte a tutti gli altri e poi lo corregge, rivelandogli pregi e difetti della propria esecuzione (se volete farvi una cultura, qui c’è la sorella, Susanne Mentzer, nel masterclass di Pavarotti). A prima vista, potrebbe sembrare la nostrana “interrogazione scolastica”, ma la propensione è più d’indirizzo che valutativa.
Quindi ad ognuno di noi sarebbe stata sottoposta una situazione tipo da sessione di gioco e avremmo dovuto tentare di svilupparla e gestirla al meglio delle nostre possibilità. Inoltre, tutti gli altri partecipanti avevano il compito di fare i giocatori esprimendosi al loro peggio, per mettere in difficoltà il master del momento.


Foto è tratta dalla galleria fotografica ufficiale di Lucca Comics & Games

Per esempio, il primo scenario poneva il gruppo semplicemente davanti ad un bosco e a delle caverne dopo alcuni giorni di viaggio, un altro vedeva i personaggi in una taverna di città e nessuno si conosceva, in un altro ancora erano tutti personaggi leggendari con tanto di esercito al seguito in marcia verso caverne in cui alberga il grande male della regione, e così via. Non era richiesta nessuna attinenza a regole o sistemi vari, ma, neanche a dirlo, data la presenza di questo particolare “professore”, si è naturalmente scivolato verso il fantasy D&Desco.
Ognuno dei partecipanti, compreso il sottoscritto, nervoso che manco alla maturità, ha avuto perciò modo di mostrare il proprio personale stile di mastering e raccogliere i rilievi del maestro. Nel mio caso la situazione che mi è stata presentata è stata quella del gruppo, appena reduce da una cruenta battaglia, in profondità nel classico dungeon. I personaggi erano tutti lievemente feriti, tranne un loro compagno in fin di vita. Da lì è toccato a me prendere le redini del gioco. Avendo solo questi pochi elementi, dopo una breve introduzione, ho giocato la carta del coinvolgimento dei giocatori, mettendoli di fronte ad una scelta morale: il loro amico si poteva curare solo al vicino villaggio; se avessero proseguito probabilmente non sarebbe sopravvissuto, ma se fossero tornati indietro, avrebbero permesso al nemico che li attendeva più avanti di fuggire. I giocatori hanno interpretato un po’ seguendo questo filo finché qualcuno non ha chiesto se avessero oggetti magici che potessero servire (era stato premesso che fosse un gruppo di buon livello con parecchi oggetti). Al che ho reagito inventando una Sfera di Stasi che gli avrebbe permesso di proseguire, mettendo il loro compagno in pericolo di vita in una sorta di sospensione animata, dalla quale però non avevano certezza fossero in grado di farlo uscire successivamente.

Dopo un buon quarto d’ora di gioco, e di azione e reazione tra me e il pubblico giocante, il maestro ha posto termine all’azione e giudicato il mio operato. Frank Mentzer anche in questa occasione, come con gli altri partecipanti, è stato estremamente affabile, con commenti puntuali ed equilibrati a mettere in luce i lati migliori del proprio stile e gli angoli dove bisognerebbe limare qualcosa. Per esempio, dalla mia “esecuzione”, a fronte di un riconoscimento per la velocità di elaborazione, mi ha indicato di prestare più attenzione ai giocatori più timidi – in quanto compito di un buon master è cercare di coinvolgere tutti il più possibile per un maggior divertimento collettivo – e di dosare meglio l’umorismo – un mio viziaccio! – per evitare che contamini anche le scene drammatiche.
Dopo circa due ore, l’esperimento, per stessa ammissione del suo ispiratore, è stato dichiarato completamente riuscito al termine del seminario. Chissà, magari siamo stati i pionieri di un nuovo metodo.

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