sabato 2 Novembre 2024

Essen 2015 – Impressioni di gioco – Parte 5

Concludiamo con questa quinta parte la nostra raccolta di impressioni di gioco in quel di Essen.
E’ di oggi la notizia che lo Spiel 2015 ha ancora una volta superato il suo record di presenze e di giochi nuovi presentati per l’occasione. Oltre 1000 sono state le novità proposte, rendendo un'impresa impossibile anche il solo provare realmente tutti quelli che meritavano le nostre attenzioni. 
Ci auguriamo comunque che queste nostre prove su strada possano rivelarsi utili a  sollecitare la vostra curiosità nei confronti di alcune delle novità che presto raggiungeranno gli scaffali dei negozi di tutto il mondo.
E per offrirvi una visione particolarmente intrigante dell'offerta fieristica, abbiamo deciso di inserire nelle nostre selezioni anche titoli meno noti, ma non per questo meno interessanti di quelli di cui maggiormente si parla in questi giorni.


Ecco a voi le impressioni di gioco su:

–          …and then we held hands
–          Race to the North
–          Tesseract
–          Treasure Hunter

…and then we held hands (editore LudiCreations)
Impressioni di gioco di: Massimiliano Calimera

Aspettative iniziali: 2 di 5 (raramente questi esperimenti emozionali mi attraggono)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (fondamentalmente una griglia, ma con le carte illustrate dalla Cardouat)
Rapidità di comprensione: 3 di 5 (l’unica difficoltà è comprendere il tipo di gioco, non come si gioca)
All'atto pratico: 3 di 5 (anche se non ti lasci coinvolgere dalla presunta ambientazione, il meccanismo funziona )
Retrogusto: 4 di 5 (comprato con qualche dubbio, spero che piaccia a chi lo proporrò)

Un gioco che cerca di simulare la ricerca di equilibrio in una coppia di persone, che per farlo dovranno condividere le proprie emozioni, confrontare le prospettive e raggiungere assieme degli obiettivi. Detta cosi sembra una terapia ordinata da uno specialista, eppure questo “…and then we held hands” ha fatto parlare parecchio di sé durante la fiera di Essen, complice la vittoria del premio come miglior gioco print&play su bgg e le illustrazioni oniriche della brava Marie Cardouat. I temi originali mi incuriosiscono sempre, quindi vado a dargli un’occhiata, ma senza grandi aspettative (in generale non apprezzo i giochi da due).
Il gioco è piccolino, e costituito fondamentalmente da una plancetta con su disegnati tre percorsi circolari concentrici, lungo i quali muovere delle gemmette in vetro trasparente. La parte del leone la fanno però le bellissime carte: il tocco della Cardouat si vede lontano un miglio, colori pastello e soggetti appena accennati ma immediatamente riconoscibili che rappresentano alla perfezione emozioni come la gioia, la depressione, la rabbia , l’euforia, la rassegnazione e cosi via.
A spiegarmi il gioco ci pensa uno degli autori, Yannick Massa, maltese, voce calda, sguardo trasognante… sembra un hippie disegnato anche lui dalla Cardouat, dovrebbero venderlo assieme alla scatola. Nonostante le intenzioni, dalla spiegazione delle regole l’idea che mi sono fatto è quella di un titolo decisamente astratto in cui i due giocatori hanno lo scopo di raggiungere una serie di obiettivi comuni (punti del percorso corrispondenti alla carta obiettivo visibile) e arrivare assieme al centro dei tre percorsi, spostandosi tramite l’utilizzo delle carte emozione appartenenti a entrambi, ma facendo attenzione a quante e quali carte vengono giocate, onde evitare di essere impossibilitati a pescarne di nuove e rimanere incastrati. Nel farlo dovremo inevitabilmente pensare alle nostre mosse ma anche a quelle del partner: usare una sua emozione per raggiungere un obiettivo potrebbe  scatenare un disastro, o magari era proprio quello l’intento del compagno quando ha esposto in bella mostra la sequenza tradimento, contentezza,rabbia ? La collaborazione è compromessa dal fatto che la partita va giocata in assoluto silenzio, l’unico mezzo di comunicazione è la disposizione delle carte emozione, sperando che il compagno capisca quali sono destinate a lui e quali servono a noi. Devo dire che tutta questa grande metafora emozionale, inizialmente non mi aveva persuaso granché, poi, assistendo a una partita di una coppia a fianco a me e notando le ire di lei che criticava l’inutile spirito di sacrificio del ragazzo, non ho potuto fare a meno di sorridere e dirigermi ad acquistarlo. La prima partita però, eviterò di giocarla con mia moglie.

Race to the North Pole (editore: Playmore Games)
Impressioni di gioco di: Ivano Franzini

Aspettative iniziali: 5 di 5 (il tema del tabellone rotante e dell’app mi intrigava molto)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (materiali sgargianti e aspetto notevole)
Rapidità di comprensione: 3 di 5 (regolamento semplice ma ricco di effetti speciali)
All'atto pratico: 3 di 5 (divertente nel complesso, ma l’app non entra direttamente in gioco)
Retrogusto: 3 di 5 (un godibile gioco di corse, ma mi aspettavo di più)

Appena dopo l’annuncio di questo titolo finlandese avevo drizzato le antenne data la curiosità che provo costantemente quando vengono tirate in ballo le app all’interno dei boardgame. Il primo impatto, devo ammettere, è di tutto rispetto. Sono tanti infatti i materiali, tutti molto colorati, illustrati con un simpatico stile fumettoso. Inoltre c’è un tabellone rotante che cambia costantemente (è proprio il caso di dirlo) le carte in tavola ai giocatori. Era poi anche presente uno smartphone a fianco che però non era usato in nessuna delle partite dimostrative. La scatola, sostanzialmente racchiude un gioco di corsa verso il centro del tabellone (il polo nord) in cui le azioni dei giocatori sono dettate dall’utilizzo di carte e in cui si possono tirare diversi tiri mancini agli avversari. Quando gli scarti raggiungono una certa quantità, viene generata una tempesta che ruota il tabellone e cambia sia la disposizione del percorso, sia le carte azione disponibili. La partita è comunque divertente ma, alla richiesta di capire l’utilità dell’app, scopro che contiene alcune regole aggiuntive opzionali e che quindi, più che integrata nel gioco è solo un insieme di regole supplementari. Questa notizia, purtroppo, ha raffreddato molto il mio hype e mi ha fatto trattenere da un acquisto che pure era decisamente vantaggioso per quel che offriva, ma forse avevo esagerato con le aspettative.

Tesseract (editore: Giochi Uniti)
Impressioni di gioco di: Marco Signore

Aspettative iniziali: 1 di 5 (sapevo qualcosa della sua esistenza ma non sospettavo fosse presente a Essen)
Magnetismo del tavolo: 2 di 5 (mappa un tantino anonima)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (regole semplici da comprendere)
All'atto pratico: 4 di 5 (non è il mio genere preferito ma non male)
Retrogusto: 3 di 5 (interessante per chi ama i puzzle game)

Ho saputo della presenza di questo Tesseract a Essen passando allo stand Giochi Uniti, dove il gioco era allestito su un tavolo demo; il gioco peraltro non è ancora in vendita e probabilmente non sarà pronto nemmeno per Lucca 2015, ma quello a cui ho giocato è comunque il mockup finale. Il gioco è semplice: si tratta di realizzare combinazioni di colori e posizioni su una griglia di nove caselle cercando di realizzare i propri obiettivi, definiti da carte specifiche: le combinazioni, tuttavia, cambiano a seconda del proprio punto di vista (cioè in base a dove si sta seduti rispetto al tabellone). Le combinazioni sono sempre costituite da tre colori diversi. I giocatori possono giocare carte che, oltre a definire il colore della casella su cui vengono giocate, hanno anche abilità speciali (pescare altre carte, prendere un altro obiettivo, spostare una riga intera, etc.). Quando i segnalini punti vittoria terminano, o uno dei due mazzi di carte (colori o obiettivi) termina, la partita finisce, e vince chi fa più punti. Ogni combinazione realizzata vale tre punti, ogni punto vittoria uno. Per quanto Tesseract sia sostanzialmente un puzzle game, l’ho trovato interessante per il cambiamento di prospettiva e l’uso di alcune carte. L’aspetto grafico è ben realizzato in termini di illustrazioni (con alcuni Dei presi da diversi Pantheon), ma il gioco è assolutamente astratto. Di certo non è il mio genere, ma riconosco che è divertente da giocare, soprattutto in quattro.

Treasure Hunter(editore Queen Games)
Impressioni di gioco di: Massimiliano Calimera

Aspettative iniziali: 4 di 5 (le ultime produzioni di Garfield non legate a Magic mi son piaciute)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (componenti ben illustrati, anche se non me li aspettavo cosi grandi)
Rapidità di comprensione: 5 di 5 (a parte il draft, basta capire le carte speciali)
All'atto pratico: 3 di 5 (è “solo” un ottimo gioco basato sul draft)
Retrogusto: 3 di 5 (non riesco a non pensare che poteva stare in una scatola grande un terzo)

Treasure Hunter, il nuovo gioco del signor Magic the Gathering, come posso non provarlo?
La Queen lo ha spinto come titolo di punta qui a Essen, c’erano diverse aree demo nei padiglioni dove sedersi e provarlo, insomma non ho dovuto fare lunghissime file e comunque una partita non dura più di mezz’ora.
Da quel che sapevo Treasure Hunter è un gioco basato principlamente sul draft, quella meccanica che richiede di scegliere una carta da una selezione e passare le altre a sinistra a desta, continuando cosi fino a quando non ho composto la mia mano di carte. Osservando l’ingombro della componentistica sul tavolo, mi aspettavo che il sistema di gioco offrisse anche anche qualcos’altro… ma mi sbagliavo.
L’invadente tabellone si compone di due parti, quello dove vivremo le “avventure” e quello dove affronteremo i goblin. La mano di 9 carte che dovremo comporre con il suddetto draft ci servirà per affrontare entrambe le plance: su quella avventurosa ci sono tre coppie di tesori, una coppia per ogni colore, mentre sulla plancia dei goblin ci sono per l’appunto tre tasselli goblin con diversi livelli di minaccia.
Prima si giocano le carte numerate per ciascun colore, per determinare chi ha il valore massimo e chi il  minimo, che corrispondono ai due tesori (non sempre positivi) di ogni area. Poi si affrontano i goblin giocando le eventuali carte cane , fedeli compagni che ci difenderanno dalla minaccia verde, pena la perdita di monete. Cinque round e finisce la partita. A rendere tutto più frizzante, una serie di carte che modificano istantaneamente i valori numerici nella sfida per i tesori e alcune tessere tesoro che moltiplicano le nostre possibilità di fare punti a fine partita.
La mia prima prova ha girato benissimo, regole imparate in 5 minuti e sfida accesa fino all’ultima carta. Apparentemente il signor Garfield ha svolto un ottimo lavoro di bilanciamento tra le strategie di punteggio perseguibili. Ma la prima sensazione che  ho avuto è che tutto quel materiale lo rende fin troppo lussuoso, al punto da costare eccessivamente. Guardando le numerose offerte di Queen Games sugli altri suoi giochi confido che anche questo si abbassi di prezzo, perché il gioco, per quanto semplice, merita sicuramente un po’ di partite.

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