Durante la Spielwarenmesse di Norimberga non manchiamo di incontrare la Sir Chester Cobblepot, che mai come in questo ultimo periodo sta ritagliandosi una posizione di riguardo all’interno del variegato mondo ludico. Ad accoglierci troviamo Giacomo Santopietro, Gabriele Mari e l’art director Alan D’Amico.
Come consuetudine ormai, prima di parlare del futuro che aspetta il vivace studio di game design, proviamo a fare una breve disamina dell’annata 2015.
L’anno trascorso può essere sicuramente reputato come soddisfacente per Sir Chester Cobblepot. In estrema trasparenza, è stato fortemente caratterizzato dall’uscita di Waterloo Enemy Mistakes, che per Sir Chester Cobblepot era di fondamentale importanza per due motivazioni: “la prima è perché era un territorio inesplorato e ci ha permesso di accumulare esperienza e sicurezza per il futuro; secondo poi perché ha sancito la collaborazione con un nuovo partner e ci ha consentito di sottolineare a tutti la totale indipendenza dell’azienda dalle altre realtà del mercato.” ci spiega Giacomo Santopietro “Il progetto era ambizioso, forse apparentemente anche al di sopra delle nostre possibilità, ma ce l’abbiamo fatta nonostante fosse una categoria di titoli che storicamente non ci apparteneva, ed è stato il principale viatico per l’annuncio che abbiamo dato a Lucca (quello sui giochi Internationa Team n.d.r.) e per capire se ripetere esperienze simili nel futuro.”
Proseguendo nell’analisi dei mesi appena passati, per Sir Chester Cobblepot, il 2015 è stato un anno di grossa crescita, all’interno del quale la casa di produzione è riuscita, per la prima volta, a presentare più di una decina di concept firmati da diversi autori a vari interlocutori.
“Anche dal punto di vista delle uscite consolidate c’è stato movimento”, spiega Santopietro: “Letters from Whitechapel è stato portato in due nuovi paesi e Kingsport Festival ha visto la capillare distribuzione di diverso materiale promozionale.”
Come sarà quindi il 2016 della casa dall’aspetto più “british” che c’è?
Secondo Giacomo si tratterà ancora di un anno di transizione dato che, nonostante non mancheranno nuovi titoli, questi sarebbero potuti uscire anche nel 2015, “ma si è preferito adoperare maggiore cautela e misurarci bene con l’ingrandimento che noi (ma in generale tutto il mercato) stiamo subendo nell’ultimo periodo”.
Per cominciare, in tarda primavera avremo Storyline, che uscirà nel mondo pienamente a brand Asmodée (quindi non più Fantasy Flight, come nell’accordo iniziale) e in Italia a marchio Pendragon.
A fare compagnia all’interessante titolo narrativo, usciranno inoltre Dear Boss (l’espansione di Letters from Whitechapel) e Whitehall, oltre che Kingsport Festival Card Game, come del resto ci ha confermato anche Giochi Uniti.
“Tutti questi titoli” ci racconta Giacomo “sono tutti a sviluppo interno, ma cominceranno a essere affiancati a realizzazioni esterne al game studio. Anche in questo caso, tendiamo comunque alla presentazione di prototipi praticamente finiti, in modo da alleggerire gli affinamenti e facilitare la calendarizzazione da parte degli editori interessati, approccio che speriamo paghi, specialmente in questo periodo di esponenziale aumento di nuove proposte e di conseguente rallentamento dei tempi di risposta degli interlocutori”.
Nel novero di questi nuovi nomi, dunque, troviamo King of Con, progetto pensato da tempo ed evoluto molto dalla sua prima concezione. Questo gioco, di Alessandro e Mauro Chiabotto, è basato sul metagame e ambientato nel mondo delle fiere con protagonisti un gruppo di nerd che si sfidano a colpi di soldi e aspetti social, per accaparrarsi i migliori gadget e accumulare la maggiore reputazione nella cornice di una tipica convention. “Il titolo”, rivela Giacomo “sembra promettente e si presterebbe a eventuali partnership con gli eventi sparsi per lo stivale. Gli autori sono esordienti, ma emergono comunque da rendez vous come IdeaG e Giocaosta il che, a livello di meccaniche, garantisce sul buon percorso di playtesting “. Il flavour finale può essere definito come un’”americanizzazione” di un titolo con spina dorsale german. Il comparto grafico è curato da Alan d’Amico, che ha pescato nell’incubatore di talenti rappresentato dai suoi corsi trovando nelle illustrazioni dell'esordiente (almeno per quanto riguarda il mondo boardgame) Simone Gubert il tratto ideale per rappresentare l'essenza del mondo nerd.
Abbiamo poi Smiles and Daggers, microgame sulla falsariga di Love Letter “…ambientato in un mondo fantasy che può essere visto come una versione francesizzata di quello di A Game of Thrones”. Il gioco, ideato da Gianluigi Giorgietti e Andrea Marchi, è costituito da 6 carte per ciascun partecipante (da 3 a 6), e basato sull’interazione tra i giocatori, con tradimenti, scommesse e deduzioni. L’aspetto grafico sarà curato da Daniele Dickman, un artista italiano con un buon background professionale, ma nuovo del mondo ludico. Nella nostra esperienza sappiamo bene che questo genere di giochi, quando ben congegnati, hanno ottime opportunità di diventare prodotti vincenti, poiché riescono ad essere accessibili per i neofiti e stimolanti anche per i giocatori più navigati.
Anche Goblink è presente, in formula ancora non definitiva. “Su questo titolo”, ammette Giacomo ” le aspettative riposte sono molto alte e, dai riscontri avuti in questi giorni, sembra possa avere delle ottime probabilità di ritagliarsi un suo spazio ben definito”. Il gioco narra la nascita della critica d’arte nel mondo dei goblin. In sostanza, tutto ruota intorno a un insieme di carte tonde che raffigurano delle “macchie”. A turno, un giocatore “critico” ne riceverà un insieme da parte di un altro “artista” e, tra di esse, ne potrà segretamente guardare una sola. Il critico dovrà quindi dare un indizio a tutti gli altri e questi ultimi proveranno a indovinare a turno la carta in questione. Chi indovina prende la carta come punto vittoria, chi sbaglia consente invece al critico di prendere punti. Se nessuno indovina, l’artista ruba al critico i punti accumulati. Insomma, una nuova sfida basata sul pensiero laterale (tema già caro a Martino Chiacchiera, autore di Goblink assieme a Guido Albini) che sembra però offrire un interessante spunto di novità, grazie anche al sistema di punteggi.
Proseguiamo poi con Fast Food Fear – party game cooperativo fino a 7 giocatori – che è una vera e propria corsa contro il tempo (tra i materiali ci sarà un clessidra da 90 secondi) per la preparazione di pietanze in un fast food per mostri. Il gioco orbita sostanzialmente attorno a una meccanica di set collection dove però un solo giocatore potrà avere la combinazione vincente, mentre gli altri dovranno sfruttare gli eventi per far girare le carte e fermare la clessidra (questa sarà una versa e propria “risorsa” da gestire). Questo Fast Food Fear di Dario Dordoni sembra decisamente un gioco frenetico, un party game allegramente “chiassoso” dove non mancherè una forte componente d’ironia, complici anche le belle illustrazioni di Denis Savini.
Passiamo poi a Dungeon Chronicles, gioco di scontri con carte di Fabio Bianchetti, in cui troviamo un doppio omaggio ai vecchi giocatori della scatola rossa di D&D e agli appassionati di MMORPG, condito con diverse note umoristiche. Tutto questo però nasconde meccaniche interessanti, frutto del background di un gioco nato e sviluppato in ambiti associazionistici di veri hadcore gamer. Saranno presenti 3 mazzi di carte che permetteranno di diversificare le tattiche e le azioni per avere la meglio nei confronti con gli altri giocatori. La partita è strutturata in un insieme di incontri PvP, con l’obiettivo di ottenere sempre più punti esperienza, ma con la possibilità di vittoria istantanea se si riuscirà a collezionare tutti e tre gli oggetti del master.
In conclusione, sulla scia dei giochi di ispirazione letteraria (inaugurata da Kingsport Festival), la proposta comprende anche Orgoglio e Pregiudizio, titolo di Gianluca Santopietro, illustrato dalla stessa artista di Storyline, Sumiti Collinam che strizza l’occhio al mass market e al family game anche se presenta meccaniche di bluff e twist originali. Le illustrazioni, molto gradevoli già sul prototipo che abbiamo potuto visionare, riportano i protagonisti e anche i personaggi secondari di questa famosissima storia, ovviamente è previsto anche un sistema di legami fra di loro che influenzerà il punteggio finale.
Pur avendo concluso al carrellata di novità, Sir Chester cobblepot ha comunque un altro paio di importanti annunci da condividere.
Innanzitutto C.O.A.L.: Combat-Oriented Armored League viene ufficialmente accolta nella linea Young Cobblepot. “Per la precisione”, ci spiega Giacomo, “Sir Chester Cobblepot ha intenzione di raccogliere interamente l’eredità della Dast@work e quindi è al lavoro per la realizzazione di una seconda versione del titolo che però non avrà l’obiettivo di scalzare la prima, anzi, come Sir Chester Cobblepot abbiamo acquisito delle copie del titolo originale per rimetterle in distribuzione e preparare così il territorio per la nuova edizione.”
“Inoltre, dopo un ultimo incontro avuto con Marco Donadoni, erediteremo ufficialmente tutto il materiale dell’International Team e inizieremo a presentare le prime cose alla prossima Play. Al riguardo, ci siamo posti l’obiettivo di arrivare a Norimberga 2017 con le prime proposte ufficiali a catalogo e, coerentemente con il sondaggio lanciato tempo fa inizieremo con Zargo’s Lord”
Con queste parole finisce anche la nostra intervista a Sir Chester Cobblepot e noi, ancora storditi dalla marea di annunci appena riversatasi ai nostri microfoni, a malincuore siamo costretti a salutarli, ma con la ferma intenzione di approfondire uno o più di queste interessanti novità alla vicinissima PLAY di Modena, il prossimi 2 e 3 aprile
Intervista raccolta a Norimberga da Massimiliano Calimera